di Armando torno
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In città o in luoghi dove la natura è rimasta signora, non ci accorgiamo quasi mai di quel che s'incontra, delle testimonianze lasciate o di storie che in quegli spazi si svolsero nei tempi passati.
I Paesi del mondo sono pieni di ricordi, le strade che percorriamo sovente non sono da meno. Occorre soltanto dedicare attenzione e un po' di tempo per ritrovare vicende o presenze perdute.
Chi si recasse a Camaldoli, non lontano da Arezzo e Firenze, per esempio, nel monastero troverà un piccolo salone con un camino: lì mezzo millennio e qualche anno fa il priore, gli umanisti Marsilio Ficino e Cristoforo Landino, il signore e letterato Lorenzo de' Medici e altri si ritrovavano per parlare dell'immortalità dell'anima. Passavano intere giornate.
Pensate cosa dovette essere l'attuale Place de la Concorde (allora era dedicata alla Rivoluzione) a Parigi il 21 gennaio 1793, quando fu ghigliottinato Luigi XVI. Oggi passeggiamo in quello spazio e non possiamo immaginare le urla, le voci, i suoni di quel giorno. O provate a raggiungere Mosca, arrivare alla Piazza Rossa: lì si celebravano le parate militari, si notavano i capi comunisti schierati sul mausoleo di Lenin, si osservavano le armate che sfilavano. Dove sono finiti i momenti di Camaldoli, Parigi o Mosca? Cosa potremmo aggiungere di New York o Londra, di Pechino o Istanbul, di Berlino o della Transiberiana?
Com'è possibile rispondere? C'è un libro, appena uscito che potrebbe farvi da guida. Si legge più facilmente di un romanzo e appassiona il lettore per gli argomenti scelti e per il coinvolgimento che sa offrire.
E' di Alessandro Vanoli, si intitola “Strade perdute” (Feltrinelli, pp. 208, euro 16). Il sottotitolo rivela gli argomenti trattati: “Viaggio sentimentale sulle vie che hanno fatto la storia”.
A essere precisi, Vanoli invita il lettore a percorrere “l'antica via del Nilo, le rotte del Mediterraneo, le grandi strade di Roma antica, la Via della seta, le strade dei pellegrini islamici e cristiani, le rotte dell'Atlantico e le grandi vie dell'India e dell'Asia centrale; e poi più avanti, sino ai tempi più moderni, quelli delle ferrovie e dell'asfalto”.
Non ci sono le città con i grandi fatti storici, ma è inevitabile incontrarle. Il prologo dedicato alla preistoria riesce a evocare l'uomo da cui discendiamo ma che non è facile riconoscere. L'autore lo cerca nei disegni stilizzati, tra resti non facili da interrogare. Insomma, segnala la casa dei Neanderthal, che quegli ominidi abitarono per decine di migliaia di anni. E poi Vanoli giunge al Nilo o nel Mediterraneo quando gli dei erano i signori del mondo.
Qui arrivati la storia non si può raccontare tutta. Percorrere, vedere, cogliere un particolare, un suono, dei sapori: è tutto quello che si può tentare. Senza mai smarrirsi né dimenticando la nostra natura, osservando vite e storie e tutto quello che ripete (o riassume) la nostra leggenda.
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