di Mattia Losi
(Fotolia)
3' di lettura
Uno Stato deve spendere denaro (spesa pubblica) per garantire servizi ai propri cittadini, oppure per sostenere la propria crescita economica e i propri investimenti, così come per finanziare il proprio deficit (che si genera se le uscite superano le entrate). Quando questo denaro viene chiesto in prestito lo Stato contrae un debito: chiamato, appunto, debito pubblico. In termini più tecnici il debito pubblico può essere definito come l'ammontare complessivo del debito che uno Stato contrae e ha contratto nel passato per far fronte al proprio fabbisogno.
Il debito viene contratto con soggetti pubblici e privati, nazionali o esteri: si va, in pratica, dal singolo risparmiatore alle imprese, alle banche, agli Stati. Lo strumento finanziario più utilizzato per raccogliere il denaro (e quindi contrarre il debito) è l’emissione di obbligazioni a breve, media e lunga scadenza: i Titoli di Stato.
Per quanto riguarda l’Italia i Titoli di Stato vengono emessi dal Ministero del Tesoro.
• Con scadenza a breve (dai 3 ai 12 mesi) vengono utilizzati i BoT (Buoni ordinari del Tesoro) oppure i CTz (Certificati del Tesoro zero coupon) che hanno però scadenza a 24 mesi.
• Con scadenza a medio e lungo termine vengono invece emessi i BTp (in genere tra i 3 e i 30 anni, ma ci sono anche scadenze superiori) oppure i CcT.
Tutti gli Stati utilizzano strumenti finanziari analoghi: il più noto al grande pubblico è probabilmente il Bund tedesco, che per caratteristiche generali corrisponde al nostro BTp.
La differenza tra debito pubblico e deficit pubblico
Abbiamo visto che uno Stato contrae debito anche per finanziare il proprio deficit: ossia il disavanzo che si genera, nell’arco di un singolo esercizio finanziario (ossia di un anno), quando le uscite superano le entrate.
Per calcolare le uscite di uno Stato si considera, oltre alla spesa pubblica, anche l’interesse sul debito: ovvero l’importo totale che lo Stato deve corrispondere a titolo di interesse, nell'arco di un singolo esercizio finanziario, ai soggetti con cui ha contratto il debito.
Nel caso dell’Italia a sbilanciare i conti verso il segno negativo è proprio l’ammontare dell’interesse sul debito: considerando solo la spesa pubblica, messa a confronto con il totale delle entrate, il bilancio dello Stato sarebbe infatti in attivo. Questa particolare condizione si chiama avanzo primario.
Rapporto debito/Pil
Uno dei parametri più utilizzati per valutare lo stato di salute di un Paese è il rapporto debito/Pil. Ossia il rapporto tra l’ammontare del debito pubblico e il Prodotto interno lordo (Pil). In termini semplici e comprensibili possiamo definire il Pil come il valore totale dell’attività produttiva di un Paese (considerando beni e servizi) nell’arco di un anno.
La definizione di “interno” comporta che, per esempio nel calcolo del Pil italiano, vengano esclusi beni e servizi prodotti all’estero da soggetti nazionali, mentre vengono inclusi beni e servizi prodotti in Italia da soggetti esteri.
A quanto ammonta il debito pubblico italiano
Secondo le rilevazioni della Banca d’Italia al 30 settembre 2019 il debito pubblico italiano ammontava a 2.439 miliardi di euro.
Andamento del debit o pubblico italiano
Tralasciando un’analisi storica del debito pubblico italiano, e quindi senza considerare i tre picchi (poi riassorbiti) che si sono verificati durante la crisi economica di fine ’800 e negli anni subito dopo le due guerre mondiali, il vero problema che non siamo ancora riusciti a risolvere risale al periodo compreso tra la metà degli Anni 70 e la metà degli Anni 90.
In estrema sintesi, per una lunga serie di motivi che meritano una trattazione a parte, l’Italia abbandona una normale disciplina di bilancio alimentando senza controllo la spesa pubblica. Il rapporto debito/Pil, che a inizio Anni 80 era intorno al 60%, esplode in soli dieci anni fino ad arrivare al 100% nonostante una buona crescita economica del Paese. Nel 1994 il debito pubblico italiano raggiunge il 124% del Pil, mentre a fine 2018, secondo Eurostat era pari al 134,8% del Pil.
Il rapporto debito/Pil dei Paesi europei
Nell’Eurozona solo la Grecia, con il 181,2% a fine 2018, ha un rapporto debito/Pil superiore a quello italiano. Sopra quota 100% troviamo Portogallo, Belgio e Cipro. Tra il 60 e il 100% troviamo Francia, Spagna, Austria, Slovenia, Irlanda e Germania. Tutti gli altri restano al di sotto del 60 per cento.
Mattia Losi
Segretario di Redazione
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy