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Il cittadino che svelò la corruzione nel Dopoguerra

di Cristina Battocletti

Citizen Rosi, il trailer ufficiale

Il ritratto di uno dei più grandi registi italiani attraverso gli occhi coraggiosi e amorevoli della figlia Carolina

5 settembre 2019
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2' di lettura

Carolina Rosi ha fatto con “Citizen Rosi” un lavoro di scavo sul regista- inchiestista, che ha fatto luce sul sistema clientelare e di corruttela del Novecento italiano, con pudore, rigore e dolcezza.

Il film con la regia di Didi Gnocchi e Carolina Rosi ci porta a capire non solo l’uomo, ma anche l’Italia, le sue trame e sottotrame, dal Dopoguerra in poi.

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Rosi appare davanti alla macchina da presa dialogando con la figlia, critico circa l’esito dell’operazione. «Non sarà mica un’autocelebrazione?» si chiede. E alla figlia tocca pazientemente spiegare l’intento della pellicola: raccontare l’uomo, il regista e il secolo scorso.

Omaggio a Francesco Rosi

34 foto

Francesco Rosi sul set di Cristo si è fermato a Eboli , 1979 (Afp)
Francesco Rosi sul set del film Cadaveri eccellenti, 1976 (Afp)
Francesco Rosi (Photo by GABRIEL BOUYS / AFP)
Francesco Rosi (Photo by BARBARA SAX / AFP)
Francesco Rosi (Photo by GABRIEL BOUYS / AFP)
Francesco Rosi (AFP PHOTO DDP/ MICHAEL KAPPELER)
Francesco Rosi (Photo by ANDREAS SOLARO / AFP)
Francesco Rosi (Photo by ANDREAS SOLARO / AFP)
Francesco Rosi riceve la Legione d’Onore francese (Photo by ANDREAS SOLARO / AFP)
Francesco Rosi riceve il Leone d’Oro alla Carriera da Fiuseppe Tornatore (Photo by GABRIEL BOUYS / AFP)
Francesco Rosi con il Leopard of Honour, Festival di Locarno (AP Photo/Keystone, Jean-Christophe Bott)
Francesco Rosi, Federico Fellini, Luchino Visconti (Afp)
Sophia Loren nel film C'era una volta di Francesco Rosi (Afp)
C'era una volta di Francesco Rosi (Afp)
Gian Maria Volonté ne Il Caso Mattei (1972) di Francesco Rosi (Afp)
Gian Maria Volonté in Lucky Luciano (1974) di Francesco Rosi (Afp)
Philippe Noiret, con Francesco Rosi, nel film Tre Fratelli (1981) di Francesco Rosi (Afp)
Gian Maria Volonté e Lea Massari nel film Cristo si è fermato a Eboli (1979) di Francesco Rosi (Afp)
La locandina del film Le mani sulla città (1963) di Francesco Rosi (Afp)
Ornella Muti nel film Cronaca di una morte annunciata (1987) di Francesco Rosi (Afp)
Rupert Everet nel film Cronaca di una morte annunciata (1987) di Francesco Rosi (Afp)
John Turturro nel film La Tregua (1997) di Francesco Rosi (Afp)
Scena dal documentario Citizen Rosi
Una scena dal documentario Citizen Rosi
Scena dal documentario Citizen Rosi
Una scena dal film Salvatore Giuliano (1962) di Francesco Rosi (Afp)
Scena dal documentario Citizen Rosi
Scena dal documentario Citizen Rosi
Scena dal documentario Citizen Rosi
Scena dal documentario Citizen Rosi
Scena dal documentario Citizen Rosi
Scena dal documentario Citizen Rosi
Scena dal documentario Citizen Rosi
Scena dal documentario Citizen Rosi

C’è un filmato d’archivio in cui Carolina tenta di arrampicarsi sulle ginocchia di suo padre, e lui, che deve tenere il filo di un discorso serio, si intenerisce e si spazientisce; ci sono i dolorosi ricordi dell’altra figlia di Rosi, morta in un incidente. E ci sono le voci di giornalisti e registi - tra di essi, Lirio Abbate, Roberto Andò, Vincenzo Calia, Furio Colombo,
Gherardo Colombo, Francesco La Licata, Roberto Saviano, Giuseppe Tornatore - che spiegano il valore delle opere di Rosi. “ Le mani sulla città” (1963), sugli intrighi dei palazzinari durante il boom economico; “Salvatore Giuliano”, l’esegesi del rapporto Stato- mafia attraverso la figura del bandito; “Cristo si è fermato a Eboli” (1979) dal libro di Carlo Levi sullo scandalo della povertà nel Sud Italia; “Il Caso Mattei” di Francesco Rosi (1972), sulla morte del fondatore dell’Eni.

GUARDA IL TRAILER UFFICIALE - Citizen Rosi

Emerge soprattutto l’uomo ossessionato dalla precisione e il cui lavoro sulla fiction parte sempre da materiale documentale, esaminato certosinamente.

Rosi ricorda anche i suoi esordi ne “La Terra trema” (1948) di Luchino Visconti assieme a Franco Zeffirelli, entrambi assistenti alla regia.

La figlia ha cercato di sottolineare il nuovo stile narrativo cinematografico, che prima di lui non esisteva, e il legame con il suo attore feticcio, Gian Maria Volonté, “condiviso” con Elio Petri, un altro grande attore di quegli anni.

Carolina Rosi è riuscita a raccontare l’intellettuale che ha denunciato il potere e la criminalità, restituendone anche un dolce ritratto nelle scaramucce, nelle asperità e nelle insicurezze senili.

Commovente, interessante, attualissimo.

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