di Marta Casadei
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La notizia è puramente finanziaria: StockX, piattaforma web di rivendita di sneaker, ha chiuso ieri un round (il terzo) di finanziamenti da 110 milioni di dollari, da parte delle società di investimento DST Global, General Atlantic e GGV Capital, con la partecipazione di GV (l’ex Google Venture) e Battery Ventures.
StockX, che è stata fondata solo tre anni fa a Detroit da Josh Luber, oggi vale un miliardo di dollari: nel 2015 - e quindi solo quattro anni fa - il Financial Times individuava in questa cifra il valore dell’intero mercato mondiale del reselling di sneakers.
Il finanziamento ha portato con sé un cambio di management: le redini dell’azienda sono state affidate a Scott Cutler, ex senior vice presiden Americas di Ebay e, precedentemente, presidente del più grande sito di rivendita di biglietti al mondo StubHub. L’iniezione di fondi dovrebbe dare a StockX - che ha 8 milioni di utenti nel mondo e registra circa 2 milioni di dollari di ricavi al giorno - l’opportunità di rafforzare il proprio business sui mercati europei (in Italia è arrivato a inizio anno) e asiatici.
Il caso è interessante perché testimonia l’interesse degli investitori verso il canale di rivendita online di sneaker (principalmente, ma anche di altri prodotti streetwear) che sta registrando un vero e proprio boom.
Che cos’è il reselling
Per reselling si intende la rivendita di modelli, soprattutto rari e prodotti in serie limitata, di sneaker e streetwear mai utilizzati. Il business è partito dagli Stati Uniti indicativamente alla metà degli anni Duemila quando i brand di sporstwear hanno cominciato a lanciare prodotti cool e in serie limitata.
Questa strategia è sempre più in voga, tanto che il camp-out - ovvero l’accamparsi fuori dai negozi, mettendosi in fila già tempo prima dell’apertura e del lancio del prodotto sul mercato - è popolare anche in Italia. A comprare ( in gergo «coppare») le sneaker sono pochi: i pazienti oppure i fortunati, nel caso in cui, per poter acquistare si debba partecipare addirittura a una lotteria online.
Chi si aggiudica il paio fresco di lancio, in alcuni casi lo rivende immediatamente fuori dal negozio, con un incremento di prezzo di 50-70 euro (che ha fatto nascere un business parallelo ai reseller, quello dei “campeggiatori”), altri aspettano e scelgono di rivenderle online. Oppure via eBay o via social, attraverso gruppi Facebook dedicati.
Le piattaforme digitali e i prodotti più ambiti
I siti che si occupano del reselling sono cresciuti a dismisura, in termini di offerta (perché sempre più utenti li utilizzano) e, ovviamente di ricavi. Ognuno funziona in base a un meccanismo diverso e , spesso, sono proprio le peculiarità a rendere la piattaforma particolarmente utilizzata. StockX, per esempio, emula il mercato azionario mostrando la quotazione del prodotto in tempo reale e permettendo all’utente di acquistarlo ( o venderlo) nel momento più favorevole. I prezzi dei prodotti variano, ovviamente, a seconda della domanda: l’offerta minima per le rarissime Nike Dunk Sb Low Staple Nyc Pigeon è di 16mila dollari, mentre per la Jordan 1 High retro Phantom bastano 111 dollari.
Il sito Fightclub.com, invece è nato molto prima di StockX, e ha una formula basata sul conto vendita: accetta il vendita il prodotto e, se questo viene venduto, trattiene una percentuale del 20% circa sul prezzo finale. Qui tra i pezzi più venduti ci sono le Yeezy ( nate dalla collaborazione tra Adidas e Kanye West) e le Air Jordan, che possono arrivare a oltre 2.500 dollari nelle collaborazioni con Off-White, oppure le Air Max, cui è stata dedicata di recente, proprio da StockX, una mostra a Londra .
Tra le mete preferite dai cultori - i cosiddetti sneakerheads - c’è anche Stadium Goods: il sito è la trasposizione web (decisamente ingrandita) di un negozio fisico che si trova al 47 di Howard Street a New York e alla fine dello scorso anno è entrato nell’orbita di Farfetch (piattaforma digitale che vende prodotti moda, con boutique “fisiche” come partner, e membro della Libra Alliance). Anche questa acquisizione ha fatto parlare di sé: il valore dell’operazione, infatti, ha toccato i 250 milioni di dollari (circa 220 milioni di euro).
Esclusività e guadagno: cosa alimenta il business
Da un lato c’è la voglia di possedere pezzi unici e rari, che muove i collezionisti (i quali, come tali, non indossano nemmeno il prodotto). Pezzi storici, ma anche collaborazioni, come le Nike x Stranger Things Blazer Mid Hawkins High (prodotte in occasione del lancio della terza stagione della serie Tv prodotta da Netflix, nella foto) , in vendita proprio da oggi.
La spinta arriva, ad ogni modo, dalle possibilità di guadagno che, in alcuni casi e per alcune sneaker ( o altri prodotti, come per esempio quelli della collezione Supreme Louis Vuitton, venduti a migliaia di euro) possono arrivare anche a cifre a tre zeri. Tanto che su Youtube è pieno di tutorial che spiegano come la scarpa da acquistare e come, dove e quando rivenderla con la massima profittabilità.
Marta Casadei
redattore
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