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Willy Brandt e il rapporto Nord-Sud

di David Bidussa

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Willy Brandt (Agf)

Willy Brandt (Agf)

A trenta anni dal testo che segnò la strada della distensione e la riconversione dell'industria militare

14 febbraio 2020
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2' di lettura

Il 12 febbraio 1980, Willy Brandt (1913-1992) consegna al Segretario generale dell'Onu Kurt Josef Waldheim (1918-2007) il testo del rapporto Nord-Sud, risultato del lavoro della commissione che in due anni e mezzo circa (tra secondo semestre 1977 e fine 1979) ha stilato una sorta di tavola dei valori, e possibilmente dei comportamenti per ripensare l'idea di sviluppo.

Il testo del rapporto (in italiano esce nell'autunno 1980 per Mondadori con il titolo Rapporto Brandt. Nord-sud: un programma per la sopravvivenza; significativamente non ne uscirà mai, fino ad oggi, una ristampa) è il risultato dei lavori di una commissione internazionale nominata da Robert McNamara (1916-2009), presidente della Banca Mondiale, con lo scopo, ricorderà l'ex cancelliere e promotore della Ostpolitik Willy Brandt nelle sue Memorie (Garzanti, 1989) “di dare nuovi impulsi alla discussione sulla problematica nord-sud che languiva da tempo”.

I lavori della commissione composta da 18 membri (tra cui esponenti di Cile, Mali, Colombia, Indonesia, Canada, Svezia, Francia, Algeria, Olanda, Jugoslavia, Giappone) si concludono con la pubblicazione del rapporto che individua in quattro assi le azioni da intraprendere: distensione a livello politico; riconversione dell'industria militare; aumento dell'aiuto da parte degli Stati industrialmente avanzati a quelli più deboli, maggiore equilibro nelle regole del commercio internazionale.

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L'impulso ha due precedenti.
Il primo di carattere internazionale nasce dalle osservazioni proposte dal gruppo di MIT nel 1972 al Club di Roma, diffuse nel marzo di quell'anno con un rapporto dal titolo I limiti dello sviluppo (pubblicato la prima volta da Mondadori nel 1972, l'ultima, anche questa è una data che simboleggia le nostre collettive pigrizie, nel 1983).
Il secondo ha una prima traccia nelle riflessioni che Brandt propone nel 1976 insieme ai due esponenti socialisti europei più innovativi di quegli anni, l'austriaco Bruno Kreisky (1911-1990) e lo svedese Olof Palme (1927-1986) e in cui sottolinea come tutto il modello industriale di sviluppo vada radicalmente ripensato per far fronte all'allargamento della forbice tra paesi ricchi e paesi poveri.

Mezzo secolo dopo siamo ancora lì.
Molti discutono di povertà e di futuro del pianeta e l'opinione pubblica si preoccupa nei “giorni di festa” o nelle occasioni comandate, ma poi al lunedì mattina riprendiamo a comportarci come prima, convinti che comunque qualcuno troverà una soluzione o, in subordine, che non sono problemi nostri.

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