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Con la decisione del tribunale del Riesame di Taranto sull’altoforno 2 - che ha annullato l’obbligo di spegnimento - «è venuto meno il presupposto di gran parte delle argomentazioni» di ArcelorMittal per il disimpegno dall’Ilva. È quanto si legge nella memoria dei legali dei commissari dell’azienda in amministrazione straordinaria depositata nella tarda serata di lunedì 20 gennaio al tribunale civile di Milano, nell’ambito del procedimento che li vede contrapposti al colosso dell’acciaio.
ArcelorMittal, si ricorda nella memoria, infatti, aveva indicato il funzionamento dell’altoforno 2 (sotto sequestro per la morte di un operaio), insieme alla «protezione legale», come presupposti base per continuare a operare a Taranto.
I legali hanno anche scritto che «le conseguenze economiche attivate dall'inadempimento di ArcelorMittal», ossia «il fallimento del progetto di preservazione e rilancio dei rami d'azienda», porterebbero «ad un impatto economico pari ad una riduzione del Pil di 3,5 miliardi di euro, pari allo 0,2% del Pil italiano».
«Neppure oggi» ArcelorMittal «è regolarmente adempiente ai propri obblighi contrattuali» e la «gestione dei rami d'azienda» sta «continuando ad avvenire su una base nettamente depressa ed insufficiente rispetto alla capacità produttiva» si legge ancora nella memoria. In più, «la consistenza del magazzino» anziché «essere orientata all'approvvigionamento» è «fortemente sbilanciata sul prodotto finito».
ArcelorMittal ha portato avanti le «consuete logiche» di «un certo tipo di capitalismo d'assalto secondo le quali se a valle dell'affare concordato si guadagna, allora “guadagno io”, mentre, se invece si perde, allora “perdiamo insieme”». Continuano i commissari che spiegano che il gruppo «cerca oggi di imporre surrettiziamente una riduzione del personale di circa 5.000 unità», di «dimezzare l'occupazione portandola da 10.700 dipendenti a soltanto 5.700».
Magazzino vuoto e Cig per gli operai
La conferma che ArcelorMittal, pur con gli “impegni presi ha continuato a mantenere un magazzino fortemente sbilanciato sul prodotto finito da vendere anziché sull'approvvigionamento di materie prime destinate ad alimentare la futura attività” è “di poche ore fa con la “messa in cassa integrazione di 250 dei 477 dipendenti operanti sull'altoforno 1 per lo scarso approvvigionamento di materie prime”.
Per approfondire:
Ex Ilva, ArcelorMittal ferma l'acciaieria 1
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