di Mara Monti
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Sempre più bond, di pregio ma non solo. La paura della deflagrazione della evocata bolla finanziaria non frena gli investitori a scommettere su un mercato che giorno dopo giorno continua ad infrangere nuovi record. I rendimenti continuano a scendere costringendo gli analisti a rivedere i modelli previsionali: il Treasury americano a 30 anni ha toccato il minimo storico a 1,904% quando soltanto a novembre quotava il 3,46%; sulla stessa linea il decennale Usa all’1,5% per la prima volta dal 2016. In Europa è stato il BTp italiano ad essere protagonista, questa volta in senso positivo, segnando un nuovo minimo a 0,829% sull’avvio del nuovo governo giallorosso. Borse in rialzo a cominciare da Wall Street, ieri in pieno rally grazie al fatto che Stati Uniti e Cina riprenderanno i negoziati commerciali.
Segnali di una prossima recessione in arrivo non mancano come mostra l’inversione della curva dei rendimenti con il Treasury americano a 2 anni che rende più del titolo a 10 anni, un fenomeno che non succedeva dal 2007, prima della crisi finanziaria. Di fronte a questo scenario di incertezza e con i rendimenti ai minimi storici, le imprese preferiscono portare fieno in cascina e fare funding prima che sia troppo tardi. L’ondata di emissioni degli ultimi giorni dagli Stati Uniti all’Europa, ha fatto scattare un rally epico sul mercato obbligazionario e per chi ha saputo cogliere il rally, l’anno si annuncia stellare con performance a due cifre.
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Ondata di emissioni in Usa ...
Dall’inizio dell’anno negli Usa le nuove emissioni di bond investment grade hanno toccato 819 miliardi di dollari, ma il botto è stato fatto in questi giorni quando in una sola seduta, quella di martedì, è stata toccata la cifra di 27 miliardi di dollari a fronte di 21 emissioni. Settembre si sta mostrando un mese vivace con un trend destinato a continuare arrivando a 125 miliardi di dollari di nuovi bond. Società blasonate come Apple, Walt Disney, Coca-Cola, Caterpillar e meno conosciute si sono messe in fila per avere spazio nei portafogli degli investitori. Un caso per tutti quello di Apple, che ha collocato una obbligazione in cinque tranche da 7 miliardi di dollari nonostante abbia a disposizione liquidità per 200 miliardi di dollari. La società di Cupertino era assente da due anni dal mercato obbligazionario in quanto le nuove leggi fiscali entrate in vigore all’inizio dello scorso anno consentono alle società di rimpatriare gli utili depositati all’estero a basso costo.
... e anche in Europa
L’Europa non sta guardare e complice i tassi negativi (i titoli con segno meno hanno toccato la cifra record di 17 mila miliardi di euro) ha messo a segno da inizio anno emissioni di nuovi bond per mille miliardi di euro (vedi articolo in pagina). Le società hanno accelerato i collocamenti di nuovi bond dal momento che pesano le incertezze su Brexit, guerre commerciali e timori di una recessione. Del resto i costi di indebitamento per i bond investment grade in euro sono inferiori allo 0,3%, condizioni di mercato molto favorevoli che hanno convinto i Cfo ad accelerare le operazioni di funding già previste.
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La corsa degli high yield
La ricerca dei rendimenti spinge verso titoli con tassi più elevati, ma più rischiosi. Finora gli investitori si erano mostrati molto cauti verso questa tipologia di asset class al punto che i volumi da inizio anno sono al di sotto di oltre 23 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo del 2018. Il gap potrebbe colmarsi nei prossimi mesi data la migliorata propensione verso i titoli ad alto rendimento: secondo JP Morgan nei prossimi due mesi le emissioni potrebbero raggiungere 30 miliardi di euro. In questo scenario, il rischio maggiore è un generalizzato «sell off» che potrebbe scattare di fronte a rischio di una guerra commerciale, alle tensioni sulla Brexit e su Hong Kong oppure se le banche centrali dovessero deludere le attese. Un rischio da cui la stessa Esma, l’autorità europea delle Borse ha messo in guardia: in caso di shock di mercato, ha sottolineato l’autority in un report, alcuni fondi obbligazionari europei ad alto rendimento non avrebbero abbastanza liquidità immediatamente disponibili per soddisfare i prelievi degli investitori.
Ultime emissioni. In milioni di dollari (Fonte: Thomson Reuters)
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