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Svolta dei diritti tv del calcio, chiusi 114 siti internet pirata

di Andrea Biondi

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Operazione Free Football della Guardia di Finanza contro le frodi tecnologiche. I siti offrivano contenuti sia in diretta sia in modalità streaming on demand

10 settembre 2019
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3' di lettura

Partite di calcio, ma anche altri eventi sportivi, film e serie tv. Tutto trasmesso illegalmente da siti con server all'estero, situati nei Paesi dell'Est. Si chiama “Free Football” l'operazione – sviluppata dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brescia congiuntamente al Nucleo Speciale Tutel Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma, coordinata dalla Procura della Repubblica di Brescia - che ha permesso di oscurare 114 siti internet.

Lotta dura contro la pirateria

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Un maxi-blocco, se si guarda al numero, che è però anche indicativo di un fenomeno dalle dimensioni allarmanti, contro cui, da parte loro, anche la Lega Serie A guidata dal presidente Gaetano Miccichè e dall'ad Luigi De Siervo, come i licenziatari dei diritti audiovisivi per il massimo campionato, Sky e Dazn , hanno deciso di dar battaglia senza quartiere. Del resto, il costo dei diritti (la Serie A ottiene dalla vendita dei diritti tv in Italia 973 milioni annui più bonus da Sky e Dazn per il 2018-21) unitamente a un mercato della pay tv che non cresce anche a causa della crisi economica che non molla la presa, non permette di lasciar correre un fenomeno come quello della pirateria che va a colpire in profondità il mondo dell'audiovisivo.

L’intervento della Guardia di Finanza

In questo specifico caso a intervenire è stata la Gdf con un'attività propria. Un intervento né facile, né immediato: le Fiamme Gialle sono partite la scorsa primavera, da aprile in poi. Insomma nel momento di massimo richiamo per i pirati del web, con l'entrata nel vivo delle competizioni europee. Da lì si è arrivati nel corso dei mesi all'individuazione dei siti pirata che operavano in violazione del copyright. Alcuni richiedevano il download di specifici software. E questo, per esempio, ha tecnicamente portato ad allungare i tempi, essendo necessarie attività particolari e computer senza i blocchi imposti per le dotazioni nel pubblico.
Uno dopo l'altro, però, i 114 siti sono venuti all'attenzione della Gdf che ha portato a termine l'indagine notificando a settembre agli Internet service provider (Isp) operanti in Italia un decreto di sequestro preventivo per tutti i domini coinvolti. Si tratta perlopiù di siti che guadagnavano dalla pubblicità, con spot riguardanti attività dell'Est Europa. In alcuni di questi siti l'attività si foraggiava anche con abbonamenti. «In particolare – si legge nel comunicato della Guardia di Finanza che il 9 settembre ha reso nota l'operazione – è stato accertato che venivano offerti contenuti “pirata” sia in modalità “streaming live” cioè in diretta, sia in modalità “streaming on demand”, quindi, a richiesta degli interessati». Tutti i siti, continua poi la nota della Gdf, «riportavano veri e propri palinsesti organizzati, di immediata e facile accessibilità per gli utenti, per facilitare la scelta del programma preferito».

Il «pezzotto» in mano a organizzazioni illegali

Ormai del resto si è capito che il fenomeno non è più appannaggio di sottoscalisti e pirati improvvisati. Il “pezzotto” – come in gergo si definiscono le Iptv illegali, fatte di sottoscrizioni e anche decoder o smart tv – è materia da organizzazioni illegali che fanno grandi introiti che peraltro spesso vanno a foraggiare business criminali.
Una testimonianza dell'entità del fenomeno e di quanto sia allarmante lo forniscono i dati della recente indagine di Ipsos realizzata da Fapav , la federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimedial. Il business legale falciato dalla pirateria è di 1,08 miliardi, quanto a fatturato perso da tutti i settori economici italiani. Di questo, ammonta a 600 milioni il conto presentato dalla pirateria al solo settore audiovisivo, per un colpo in grado di mettere in pericolo oltre 6mila posti di lavoro.

Pirateria in ascesa sullo sport

E proprio sullo sport il fenomeno è in ascesa: +52% gli atti fra 2017 e 2018. Sono così quasi 5 milioni gli italiani che nel corso del 2018 hanno dichiarato di aver visto illegalmente contenuti sportivi live, in streaming sui propri device (computer, tablet, smartphone, smart Tv) o presso amici e familiari. Nell'ultimo anno si stimano oltre 22 milioni di atti di pirateria sportiva, soprattutto di eventi calcistici, seguiti da Formula 1 e MotoGP , e circa 5,3 milioni di fruizioni perse.
E così sull'operazione Free Football grande soddisfazione è stata espressa dalla Lega Serie A. «Le operazioni di contrasto alla pirateria messe a segno negli ultimi mesi dalle forze dell'ordine– commenta l'ad Luigi De Siervo – raccolgono il nostro applauso e ringraziamento. È necessario che le attività di sensibilizzazione che abbiamo posto in essere e che continueremo a fare siano affiancate da questo grande lavoro di oscuramento di siti illegali svolto dalla Guardia di Finanza. Il nostro prodotto, i nostri marchi e i diritti dei tifosi vanno tutelati e protetti dalla contraffazione, che sottraendo risorse al sistema alimenta un circuito criminale a danno di migliaia di lavoratori del settore e dei tifosi perbene».

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