di Rita Fatiguso
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La Cina procede a strappi nell'opera di riforme, seguendo un percorso che complica la vita delle aziende straniere già attive o che vogliono investire nel Paese. Un esempio lampante è la cosiddetta patente a punti per le aziende, un sistema di monitoraggio – tecnicamente: Corporate social credit system - in cantiere da tempo, considerato necessario per valutare in base a un ventaglio di parametri chi è compatibile e chi no con il sistema locale. Toccherà, peraltro, alle stesse aziende fornire il flusso costante di dati sensibili, sottoponendosi al test di compatibilità. Per Jorge Wuttke presidente della Camera di commercio europea in Cina, è un grattacapo in più da gestire, l'entrata in vigore è fissata già dal prossimo mese di gennaio.
Pechino fa saltare il tetto alle quote degli investimenti finanziari, poi però insiste sull'introduzione del Corporate Social Credit System basato sul passaggio di dati sensibili e che non piace a nessuna delle Camere presenti in Cina. Le aziende sono spiazzate, in Cina conviene andare oppure no?
Intanto aggiungerei anche, a metà strada, la negative list anch'essa in corso d'opera, ovvero , l'elenco delle attività off limits per gli investimenti. Nella lista restano in piedi ancora molti settori proibiti agli stranieri. Ma il Social Credit System non è nemmeno correlato alla negative list, perché va su un suo binario. Il risultato è che ha un potenziale negativo enorme, in grado, in ogni caso, di far allontanare gli investitori stranieri.
Le Free trade zones vengono sempre più utilizzate da Pechino come mezzo per rassicurare gli investitori, presentate come una sorta di terra promessa per la liberalizzazione degli investimenti in Cina. E così?
Quello che posso dire è che, nonostante i proclami, notiamo piccoli cambiamenti nell'ambiente normativo delle Free trade zones e nessuna eccitazione tra i nostri associati più interessati al tema e attivi in quelle aree.
I dati diffusi dall'Istituto Nazionale di Statistica sembrano confermare d'altronde che il rallentamento dell'economia sembra indipendente dalla guerra commerciale aperta tra Usa e Cina. È così?
La situazione è in evoluzione. A ridosso dell'estate, controlli e ispezioni sono stati nuovamente intensificati. Ciò sta causando un rallentamento della crescita della produzione in settori chiave come l'estrazione e la lavorazione dei metalli, l'attività mineraria in generale. Inoltre, un ampio numero di settori manifatturieri sta registrando una crescita della produzione nettamente più lenta e una contrazione degli investimenti. Quella del settore privato è rallentata all'1,1% anno su anno, la più lenta dal 2016. La crescita della produzione nel settore dei computer e dell'elettronica, che è stata a doppia cifra fino al 2016, è scesa a un anemico 4,7%, la crescita della produzione nelle industrie che si occupano di attrezzature generali e di attrezzature speciali è scesa rispettivamente allo 0% su base annua e al 3,3%, dal 7% al 10% nel 2018.
Un altro elemento nuovo segnalato sempre dai dati ufficiali è il quasi pareggio nel 2018 del livello degli investimenti cinesi all'estero e di quelli stranieri in Cina. Frena il Go Global, ma il Corporate Social Credit System non rischia di diminuire maggiormente la quota di investimenti stranieri?
Tra i problemi che abbiamo individuato nei nostri report, direi che molto dipende anche dall'implementazione del sistema creditizio, che è cruciale perché ha un potenziale al rialzo per gli investimenti. Se però è sovra “ingegnerizzato” ha un forte potenziale al ribasso.
Rita Fatiguso
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