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Alitalia, Patuanelli ottimista sul dossier. E la bad company vince causa da 681 milioni

di Gianni Dragoni

Alitalia si restringe,taglia rotte lungo raggio e aerei

Per i giudici dopo l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria il debitore non può più eseguire il pagamento in favore del creditore, il quale, da parte sua, non può iniziare «qualsivoglia azione esecutiva»

18 febbraio 2020
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4' di lettura

Se la vecchia Alitalia pubblica ha vinto una causa contro il fisco da oltre 681 milioni di euro, quella “nuova” e con un futuro incerto è appesa al giudizio Ue sul prestito ponte da parte dello Stato. E, a detta del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, «non è detto che sia un giudizio positivo».

Patuanelli: non escludo giudizio negativo Ue su prestito
Patuanelli ha partlato con i giornalisti – come riporta Radiocor – dopo gli incontri avuti martedì a Bruxelles con la reponsabile dell’Antitrust europeo Margrethe Vestager e con il commissario all’Industria Thierry Breton.

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Patuanelli ha aggiunto di credere che «la Commissione farà la sua valutazione e immagino che la discontinuità economica che daremo alla cessione dei rami d’azienda sarà tale per cui anche laddove dovessero essere valutati come aiuto di Stato i prestiti ponte che si sono succeduti, non ci sarà una ipotesi di ripetizione per la nuova compagine».

Patuanelli ottimista su esito dossier
«Con Margrethe Vestager abbiamo fatto un aggiornamento dei diversi dossier e quindi anche di Alitalia: ci sono molti punto di contatto rispetto a quanto stiamo facendo in Italia con la visione della Dg concorrenza, stiamo valutando passo passo, credo che ci sia la possibilità di una risoluzione del dossier», ha specificato il ministro.

Incerto il rimborso dei miliardi prestati alla compagnia
In ogni caso Patuanelli ha escluso che l'Italia chieda ulteriori prestiti ponte per Alitalia: «Non ce ne sarà la necessità, il dossier è in mano a un commissario capace che sta gestendo il nuovo banco che porterà a una soluzione definitiva».

Interrogato sul fatto se i miliardi prestati dallo Stato alla compagnia aerea saranno rimborsati, Patuanelli ha detto: «Vedremo ciò che accadrà con il bando, le offerte, con il prezzo che sarà un elemento del bando, e quanto resterà in cassa all'amministrazione straordinaria».
Il dossier Alitalia, ha detto ancora il ministro, «è a uno stadio avanzato come è avanzato il bando che si sta predisponendo e verrà presto pubblicato: avrà dei tempi abbastanza celeri per la presentazione delle offerte con l'obiettivo normativo di arrivare a fine maggio con una soluzione» per la compagnia aerea. Patuanelli ritiene «che la risposta che il mercato darà sarà soddisfacente».

La cartella esattoriale annullata alla bad company
La Commissione tributaria regionale del Lazio in appello ha annullato una cartella esattoriale da oltre 681 milioni milioni emessa nel 2017 dall’Agenzia delle entrate nei confronti di Alitalia Lai in amministrazione straordinaria. Il contenzioso riguarda l’Ires, l’Iva e l’Irap per gli anni 2005 e 2006, e i relativi aggi.

Per approfondire / Perché 15 anni di salvataggi Alitalia non hanno funzionato

La bad company svuotata nel 2008
La decisione non riguarda l’attuale Alitalia che è stata commissariata il 2 maggio 2017, ma la vecchia compagnia pubblica svuotata nel 2008 e messa in amministrazione straordinaria dal governo Berlusconi. Dopo la cessione delle attività ai Capitani coraggiosi o «patrioti» fu trasformata in bad company. Questa società fu affidata al commissario Augusto Fantozzi, finché nell’agosto 2011 il governo decise di allargare a tre i commissari. Fantozzi si dimise e furono nominati Stefano Ambrosini, Gianluca Brancadoro, Giovanni Fiori.

Causa persa in primo grado
La compagnia è stata assistita dallo studio legale tributario Dentons. In primo grado Alitalia aveva perso la causa. La sentenza della Commissione tributaria provinciale di Roma depositata il 31 gennaio 2017 aveva rigettato il ricorso della società contro la cartella esattoriale di pagamento di 660,27 milioni. Invece in secondo grado la Commissione tributaria regionale ha dato ragione alla bad company Alitalia e ha annullato «l’atto oggetto del ricorso in primo grado», cioè la cartella dell’Agenzia delle entrate.

L’insolvenza
Le somme rivendicate dal fisco derivavano da tre avvisi di accertamento di imposte per gli anni 2005 e 2006 contro i quali era stato presentato ricorso, «giudizi ancora pendenti», si legge nella decisione. Alitalia era stata dichiarata insolvente e successivamente ammesse alla procedura dell’amministrazione straordinaria (...). «Per effetto di tale declaratoria d’insolvenza, ai sensi della vigente normativa, il debitore _ si legge nel testo della decisione _ non poteva effettuare alcun pagamento in favore dei creditori, in relazione ai debiti insorti prima della dichiarazione d’insolvenza, ragion per cui i creditori avrebbero dovuto proporre ricorso per l’insinuazione al passivo».

La motivazione
La Commissione regionale ha osservato che «il fine precipuo, cui è tesa la cartella esattoriale, non è perseguibile nei casi in cui il debitore sia stato ammesso ad una procedura concorsuale», rilveando che il creditore non può iniziare «qualsivoglia azione esecutiva» (D. lgs. n. 270/1999). Del resto, prosegue la decisione, «al fine dell'insinuazione nel passivo, è sufficiente il ruolo», non occorrendo dunque la notifica della cartella «il cui scopo è dare inizio all'azione esecutiva».

Compenso «privo di giustificazione»
La decisione ricorda che l’emissione della cartella comporta anche l’iscrizione a ruolo del compenso spettante all’agente della riscossione, che in questo caso ammonta a una somma iperbolica, 50,45 milioni. «Compenso - secondo la commissione - del tutto privo di giustificazione».

Per approfondire:
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