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L’Australia brucia ma il governo nega legami con il climate change

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Il bilancio tragico: 24 persone morte, milioni di animali in cenere, e miliardi di danni

7 gennaio 2020
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2' di lettura

Il bilancio degli incendi in Australia è tragico: 24 morti, 10 milioni di ettari distrutti (un’area grande più o meno con la Corea del Sud), 1.400 abitazioni in cenere; i primi 300 milioni di dollari stanziati per far fronte alle richieste di aiuto, 4 miliardi di dollari di danni solo nel sabato nero; 183 piromani arrestati, di cui circa quaranta minorenni. Ancora: oltre un miliardo di animali, tra cui 8mila koala, vittime delle fiamme da settembre a ora, stima l’Università di Sidney: mammiferi, uccelli, rettili inceneriti nei bushfire, parola dell’inglese australiano che sta proprio ad indicare gli incendi boschivi piaga da anni in Austalia ma che quest’anno hanno raggiunto proporzioni considerevoli, il tutto aggravato da temperature record fino a 49 gradi con il Bureau of Meteorology che ha dichiarato il 2019 l’anno più caldo della storia, più caldo anche del 2013 già da record.

Il meteo
Il caldo ha concesso ora una breve tregua, e i vigili del fuoco ne stanno approfittando per ampliare le linee di contenimento intorno ai focolai. È probabile che le temperature saliranno di nuovo verso la fine della settimana, e vi è il timore che i due incendi maggiori in atto nel Nuovo Galles del Sud possano finire per confluire in un unico, gigantesco, fronte di fuoco.

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L’Australia devastata dagli incendi

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Gli incendi che bruciano in una foresta vicino al lago Eucumbene nel parco nazionale di Kosciuszko, Nuovo Galles del Sud, Australia. Satellite image ©2020 Maxar Technologies/Handout via REUTERS
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Una foto di Statellite resa disponibile da MAXAR Technologies mostra incendi a est di Orbost, Australia. EPA/SATELLITE IMAGE ©2019 MAXAR TECHNOLOGIES
Una foto di Statellite resa disponibile da MAXAR Technologies mostra incendi a Victoria e nel Nuovo Galles del Sud, Australia. EPA/SATELLITE IMAGE ©2019 MAXAR TECHNOLOGIES
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Canberra, Australia. EPA/LUKAS COCH
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Sydney Opera House a Sydney, Australia. REUTERS/John Mair/File Photo
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Il governo
L’estate degli incendi più devastanti di sempre ha causato negli australiani una crisi emotiva collettiva e ha scatenato un dibattito drammatico tra una parte dell’opinione pubblica e il governo che continua a negare legami diretti con i cambiamenti climatici in corso nel mondo.

Il primo ministro Scott Morrison e il suo ministro per la riduzione delle emissioni, Angus Taylor, ha ribadito che l’Australia non ha bisogno di tagliare le emissioni di carbone per limitare il global warming nonostante la siccità che ormai agffligge da tre anni alcune zone e gli spaventosi incendi di questi giorni.

I piromani
La polizia australiana ha arrestato oltre 180 persone sospettate di avere
appiccato incendi nel Nuovo Galles del Sud, tre solo nell'ultimo fine settimana, mentre proseguono i devastanti roghi nonostante le piogge degli ultimi giorni in alcune aree del Paese. Nella maggior parte dei casi di incendi e ettari bruciati, si è trattato di incendi provocati dall'uomo. Tra i
fermati, anche 40 minorenni, che saranno giudicati dai tribunali
nei prossimi mesi.

In tutto sono stati contestati a 183 persone 205 reati connessi agli incendi boschivi; 24 di questi sono accusati di incendio doloso e rischiano una pena massima fino a 21 anni di reclusione. Altri avrebbero provocato i roghi per incuria e disattenzione, accendendo fuochi per cucinare o
bruciare rifiuti, incappando comunque nei severissimi divieti in atto dall'inizio dell'emergenza incendi.

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