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La caffettiera, una piccola architettura domestica

di Stefano Salis

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Le Caffettiere dei Maestri al flagship store Lavazza di Milano

Le Caffettiere dei Maestri al flagship store Lavazza di Milano

Al Flagship store di Lavazza, in piazza San Fedele a Milano fino al 3 novembre, la mostra “Le caffettiere dei maestri. Quando l'architettura e il design incontrano la moka”

9 ottobre 2019
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3' di lettura

Dice: “Metti su la caffettiera”… “Preparo un caffè?”, “Il caffè è pronto…”. Non c'è nulla, in definitiva, più italiano, nell’essenza, nello stile, nell’abitudine, del caffè: nemmeno la pasta, forse, è così identitaria e non così quotidiana, in ogni caso. E poi: il caffè, in Italia, ognuno lo prende a suo modo. Appoggiatevi a un bancone di bar e ascoltate le ordinazioni: non una uguale all’altra.

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Ma a casa, prima dell’avvento delle capsule, ennesimo omaggio a una modernità che tutto travolge in nome del risparmio di tempo, forse rimaneva ancora il fascino, la cura, la qualità della preparazione del caffè. E in cucina , solo da far usare a mani esperte, torreggiava sempre una moka. Per farla breve: forse non c’è un oggetto così iconico come la caffettiera che segna il design italiano. E, non c'è nulla di più iconico, della caffettiera disegnata nel 1933 da Alfonso Bialetti: brevettata solo nel 1950, onusta di innumerevoli tentativi di imitazione, ora protetta da copyright, la sua inconfondibile sezione ottagonale è, anche, una prova di lavorazione materiale (e progettuale) con la quale hanno dovuto fare i conti tutti i designer e gli architetti che si sono confrontati con l’oggetto.

Le caffettiere dei maestri

38 foto

Moka Express di Alfonso Bialetti, 1933 (Credit Giulio Iacchetti)
Vesuvio, Gaetano Pesce,Zani e Zani,1992 (Credit Giulio Iacchetti)
9090,Richard Sapper,Alessi, 1979 (Credit Giulio Iacchetti)
Brew, Tom Dixon,Tom Dixon,2015 (Credit Giulio Iacchetti)
Carmencita, Marco Zanuso, Lavazza, 1979 (Credit Giulio Iacchetti)
Collar,Daniel Debiasi e Federico Sandri, Stelton, 2016 (Credit Giulio Iacchetti)
Ergonomica, Angelo Mangiarotti, Mepra,1990 (Credit Giulio Iacchetti)
Finlandia, Tapio e Sami Wirkkala, Serafino Zani, 1983 (Credit Giulio Iacchetti)
La conica, Aldo Rossi, Alessi, 1984 (Credit Giulio Iacchetti)
La cupola, Aldo Rossi, Alessi, 1988 (Credit Giulio Iacchetti)
Lady Anne, Lara Caffi, KnIndustrie,2017 (Credit Giulio Iacchetti)
La Zani e Zani, Ettore Sottsass, Zani e Zani, 1998 (Credit Giulio Iacchetti)
Lunika 360, Francesco Fusillo,Lunika, 2015 (Credit Giulio Iacchetti)
Match,Isao Hosoe, Serafino Zani,1993 (Credit Giulio Iacchetti)
Mix-Italia,King-Kong Design,Alessi,1993 (Credit Giulio Iacchetti)
Moka Alessi, Alessandro Mendini, Alessi, 2011 (Credit Giulio Iacchetti)
Moka, David Chipperfield, Alessi, 2019 (Credit Giulio Iacchetti)
Opera, Cini-Boeri,La Pavoni, 1989 (Credit Giulio Iacchetti)
Ossidiana, MarioTrimarchi, Alessi, 2014 (Credit Giulio Iacchetti)
Ottagono, Aldo Rossi, Alessi, 1993 (Credit Giulio Iacchetti)
Pelicano, Michael Graves, Alessi, 1995 (Credit Giulio Iacchetti)
Pina, Piero Lissoni, Alessi, 2006 (Credit Giulio Iacchetti)
Pulcina, Michele De Lucchi, Alessi, 2015 (Credit Giulio Iacchetti)
Top Espresso Maker, Ferdinand Porsche, Barazzoni,1989 (Credit Giulio Iacchetti)
Flagship Lavazza,Le Caffetterie dei Maestri (Credit Giulio Iacchetti)
Flagship Lavazza,Le Caffetterie dei Maestri (Credit Giulio Iacchetti)
Flagship Lavazza,Le Caffetterie dei Maestri (Credit Giulio Iacchetti)
Flagship Lavazza,Le Caffetterie dei Maestri (Credit Giulio Iacchetti)
Flagship Lavazza,Le Caffetterie dei Maestri (Credit Giulio Iacchetti)
Flagship Lavazza,Le Caffetterie dei Maestri (Credit Giulio Iacchetti)
Finlandia,di Tapio e Sami Wirkkala (Credit Giulio Iacchetti)
Pelicano di Michael Graves , al centro (Credit Giulio Iacchetti)
La conica di Aldo Rossi (Credit Giulio Iacchetti)
La cupola di Aldo Rossi (Credit Giulio Iacchetti)
Top espresso maker di Ferdinand Porsche (Credit Giulio Iacchetti)
Giulio Iacchetti (Credit Giulio Iacchetti)
Gloria Bagdadli e Giulio Iacchetti (Credit Giulio Iacchetti)
(Credit Giulio Iacchetti)

È proprio questo, in fin dei conti, l’intento di una mostra piccola, sobria, ma allo stesso tempo raffinata e da meditare che il designer Giulio Iacchetti (già un maestro, paragonabile a quelli che lo hanno preceduto delle generazioni del boom) ha allestito al Flagship store di Lavazza, in piazza San Fedele a Milano. Una mostra svelta epperò non banale: “Le caffettiere dei maestri. Quando l'architettura e il design incontrano la moka” (fino 3 novembre, cataloghino, elegantissimo, edito da Moleskine, con le caffettiere in mostra rifatte al tratto da Iacchetti).
Il sottotitolo svela, in effetti, cosa guardare, in queste due semplici vetrine che allineano 24 caffettiere realizzate da autori come Mendini, Gaetano Pesce, Richard Sapper, Cini Boeri, Aldo Rossi, Marco Zanuso, Tapio Wirkkale e altri.

E lo conferma una frase dello stesso Mendini (ora riedita in un prezioso libretto, Elogio della caffettiera, ripubblicato qualche anno fa dalle Edizioni Henry Beyle): «La caffettiera non è solo un oggetto o una macchina, è proprio un’architettura. Ogni grande architetto ne ha tentato il progetto, ambisce a costruire una caffettiera csì come prima di morire vorrebbe fare una torre».

E cosa altro sarebbe una caffettiera, se non una torre domestica? Guardate, per esempio, le celebre Conica di Aldo Rossi (per Alessi, 1984): «una torre in scala – spiega Iacchetti –riproduzione a misura di fornello dei modelli geometrici che tanto hanno informato il modo progettuale di questo maestro». Ancora. Pensate alla Carmencita di Marco Zanuso (per Lavazza, 1979): un tronco di cono in acciaio lucido, sormontato da una cupolina con pomolo sferico in cima e, a chiudere, un manico asimmetrico che ricorda proprio quello delle cuccume napoletane, in modo da fondere tradizione e modernità.

E si può continuare a lungo, esplorando le caratteristiche progettuali e funzionali (la caffettiera deve essere la perfetta fusione di queste due cose, in ciò essendo un oggetto di design praticamente ontologico), valutando come ciascuna risponda a un'esigenza diversa. Ecco gli estremi di Gaetano Pesce (Vesuvio, 1992 per Zani & Zani), oggetto puramente metaforico, o la Pina di Piero Lissoni (Alessi, 2006): un semplice cilindro che evoca, fin dal nome, una quotidianità dichiarata, un'alleanza domestica facile e felice, senza fronzoli e molto amicale.
Il punto perfetto, forse, per farsi un caffè in casa senza tante questioni.
Ma ciascuno valuterà da sé, quale preferisce, quale funziona meglio, quale “suona” più familiare e perfetta. Quando il caffè gorgoglia e l'aroma si diffonde intorno, se la bevanda è buona mettiamo d'accordo tutti: il primo sorso può essere un capolavoro. Di design, di stile di vita, e, ovviamente, prima di tutto, di gusto.

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