di Nicola Barone
Calenda: Azione non è un'operazione personale
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Arriva prima via social e in rete il movimento di Carlo Calenda, denominato Azione, poi presentato alla sede della Stampa estera a Roma. «Azione - Per una democrazia liberal-progressista» è il titolo del manifesto del soggetto politico dell'europarlamentare, ex ministro, uscito dal Partito democratico dopo l'alleanza con i Cinque Stelle.
«Ora basta! L'Italia è un grande Paese», si legge nel testo che accompagna sul sito un video di Calenda, «nessuna maledizione ci condanna a dover scegliere tra i disastri dei populisti e quelli dei sovranisti». Il nome Azione, nelle intenzioni del suo iniziatore, sfugge alla logica del marketing richiamandosi espressamente alle radici culturali del liberalismo sociale e del popolarismo di Sturzo. «Non è un'operazione personale, ma una grande operazione di mobilitazione dell'Italia che studia lavora e produce». Un movimento, negli obiettivi, che farà però congressi come i partiti, il primo a giugno 2020. L'obiettivo cui si guarda come possibile traguardo è fissato al 10 per cento, convinti che «non serve un nuovo partitino e se sarà un partitino avrà fallito il suo obiettivo e si scioglierà senza partecipare alle elezioni».
Ammessa la doppia tessera
Azione «diventerà il pilastro di un grande Fronte repubblicano e democratico capace di ricacciare populisti e sovranisti ai margini del sistema politico - si legge nella parte finale del documento pubblicato online -. Per questo consentiremo la doppia tessera. Non vogliamo escludere ma al contrario tenere le porte ben aperte. Il nostro obiettivo non è frammentare ulteriormente il sistema politico, ma lavorare per l'unità e il rinnovamento delle forze liberaldemocratiche».
Per Calenda «l'Italia non è in sicurezza. Non lo è a causa dell'alto debito, dello sperpero di denaro pubblico, dell'incompetenza e della mancanza di consapevolezza e responsabilità. E non è solo colpa della politica. I nostri rappresentanti ce li scegliamo. Nessuno di noi assumerebbe uno degli attuali leader politici per gestire la sua attività. Eppure gli affidiamo lo Stato, perché non lo sentiamo nostro fino in fondo».
In Emilia con Bonaccini (senza il M5S)
In Emilia Romagna l'appoggio sarà al presidente ricandidato dem Stefano Bonaccini («faremo quello che coerentemente abbiamo fatto in questi cinque anni, sostenere il governo riformista di quella Regione). Sempre che non si allei con il M5S, precisa Calenda dinanzi ai giornalisti stranieri, «noi con il M5S non facciamo alleanze perché li consideriamo assieme a Salvini il male di questo Paese». Stoccate non vengono risparmiate a Italia Viva e Forza Italia. «Sono i riformisti rammolliti. Forza Italia si sottomette ai sovranisti. Renzi e il Pd ai populisti per non andare alle elezioni per paura di perderle, e così tradiscono i loro valori». Per Calenda il governo Renzi «ha espresso un pensiero e un'azione forte, ora chi ne era premier sta tradendo i suoi valori ed è un peccato. Renzi è pienamente nell'alleanza con M5S, vota i provvedimenti e poi dice che si è sbagliato».
«Sbagliato cancellare lo scudo per Ilva»
«Molte cose mi distinguono da Renzi», chiosa l'ex ministro nel lanciare la sua nuova creatura. «Mai avrei votato per l'abolizione dello scudo penale su Ilva che Renzi aveva messo, creando ora un enorme disastro. Mai avrei dato fiducia a questo governo: si sono realizzate tutte le cose peggiori che avevamo previsto, Forza Italia è andata nella coalizione nella Lega, il Pd è completamente afono su qualsiasi cosa, non riesce a tenere il punto su nulla, Renzi l'ha indebolito facendo la scissione; sullo ius culturae il Pd ha detto "non insistiamo", il che vuol dire non lo facciamo».
Nicola Barone
Redattore
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