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I noli record delle petroliere frenano le raffinerie Usa

di Sissi Bellomo

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18 ottobre 2019
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1' di lettura

L’attività delle raffinerie americane è crollata, molto probabilmente almeno in parte in reazione alla straordinaria impennata dei noli delle petroliere, che nel caso delle Vlcc (Very Large Crude Carriers, da 2 milioni di barili) sono addirittura decuplicati nel giro di un mese dopo le sanzioni Usa contro due controllate della cinese Cosco, superando 300mila dollari al giorno.

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Gli impianti di raffinazione hanno lavorato all’83,1% della capacità nella settimana all’11 ottobre, secondo le statistiche diffuse ieri dall’Eia: si tratta del minimo da settembre 2017, quando c’era stato l’uragano Harvey.

Sulla East Coast, l’area più dipendente dall’estero per gli approvvigionamenti, l’utilizzo della capacità è sceso addirittura al 59,8%, il minimo da 7 anni.

Negli Stati Uniti in generale le scorte di greggio sono aumentate di 9,3 milioni di barili. Quelle di carburanti sono invece diminuite (-2,6 mb le benzine, -3,8 mb i distillati), anche per via delle forti esportazioni.

Per la seconda settimana consecutiva – cosa mai accaduta in precedenza nella storia – gli Usa sono stati esportatori netti, tra greggio e prodotti, anche se di poco (31mila barili al giorno).

Le quotazioni del petrolio hanno chiuso la seduta poco mosse, con il Brent sotto 60 dollari al barile. A condizionare il mercato c’erano anche l’accordo sulla Brexit annunciato da Londra e diversi dati macroeconomici, per gli Usa in gran parte negativi.

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