di Marco Ludovico
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I casi «di default economico» per la crisi da Covid-19 sono dietro l’angolo, anzi molti già concreti. Pronti a essere agguantati dai mafiosi. I tratti drammatici delle prospettive dell’economia italiana, del resto, sono stati tracciati di recente dal Centro Studi Confindustria. Così al ministero dell’Interno, guidato da Luciana Lamorgese, in particolare al Dipartimento di Ps diretto da Franco Gabrielli, l’azione di contrasto antimafia va avanti a tappe forzate.
Contatti con associazioni di categoria sul territorio
Già il 27 marzo una direttiva ai questori del Dipartimento Ps li aveva invitati a delineare mappe territoriali delle criticità economiche più soggette al pericolo di inquinamento della criminalità organizzata.
La nuova circolare, firmata il 4 aprile, dà un input ulteriore: proprio per fare la radiografia di criticità, insidie e pericoli concreti «dovranno, a tale scopo, essere intensificati - si legge nella circolare - i contatti diretti con le associazioni di categoria operanti sul territorio». Bisogna individuare con loro, scrive Francesco Messina, direttore della Dac (Direzione centrale anticrimine) «i settori particolarmente esposti o “sensibili” all’infiltrazione criminale».
Confindustria e le altre organizzazioni
La circolare raccomanda, dunque, un confronto profondo delle questure con le organizzazioni di rappresentanza delle imprese: «Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato». La mafia sul territorio ora trova «un inaspettato spazio di agibilità». L’obiettivo immediato del Dipartimento Ps è «potenziare il monitoraggio dei casi di default economico». Così in questo dialogo sul territorio tra polizia e imprese si possono «individuare aree sensibili di intervento investigativo con particolare riferimento - sottolinea la direttiva - all’impatto dell’emergenza sanitaria sulla situazione economica e finanziaria delle piccole e medie imprese».
I “reati spia” e i segnali di minaccia
Il Viminale raccomanda ai questori «attenzione a sintomatiche criticità criminali, meglio intese come “alert” situazionali, in grado di disvelare concretamente il tentativo di infiltrazione criminale, anche mafioso, tra le pieghe delle criticità economico-finanziarie». Proprio su questo il prefetto Gabrielli aveva annunciato ai vertici di Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Penitenziaria la costituzione di una cabina di regia tra le forze di polizia per mettere a fattor comune «conoscenze e consapevolezze sulle strategie di azione delle organizzazioni criminali di tipo mafioso».
Mafiosi pronti a fagocitare immobili e imprese
Lungo è l’elenco con l’emergenza Covid-19 delle situazioni di economia a rischio mafia. Si parte dalla «attività estorsiva, l’usura, nonchè le attività speculative di fagocitazione immobiliare e di imprese favorite dal bisogno impellente di denaro contante». L’usura , del resto, per i mafiosi «rappresenta sovente l’anticamera della compravendita delle attività economiche sull’orlo del fallimento». Molto probabile, secondo la Direzione anticrimine, anche la «crescita delle attività di riutilizzo delle “provviste in nero”».
Riciclaggio, truffe sui finanziamenti pubblici e appalti
I segnali possono essere anche il ricorso «alla violenza e minacce per l’illecita concorrenza» così come «le attività di riciclaggio e reimpiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita». Massima attenzione anche «alla corruzione» verso le pubbliche amministrazioni «soprattutto nelle interazioni» tra la Pa e «l’imprenditoria privata in ambito sanitario». Nel dialogo con le questure sarà intensificato lo scambio informativo e la condivisione di azioni strategiche con gli uffici centrali Dac: Sct (servizio controllo del territorio), Sco (servizio centrale operativo) e Sca (servizio centrale anticrimine).
Videosorveglianza a tutto campo
Alcuni reati, del resto, sono già in aumento, ricorda la circolare. «Le attività di spaccio di stupefacenti e le condotte predatorie a danno di esercizi commerciali e istituti bancari» ma anche «farmacie e venditori di generi alimentari». Diventa così urgente «valorizzare gli strumenti» di controllo diretto: gli allarmi antirapina, la videosorveglianza fissa «e quella mobile grazie al sistema Mercurio». E avvalersi anche del «Protocollo mille occhi sulle città» in collaborazione con «le pattuglie delle società di vigilanza privata».
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Marco Ludovico
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