di Gerardo Pelosi
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È un documento dettagliato in più punti sulle priorità che dovrebbe contenere il Piano italiano di Ripresa e Resilienza da presentare a Bruxelles quello che la Camera di commercio italo tedesca (AHK Italien) ha inviato la settimana scorsa al presidente del Consiglio Mario Draghi e ai ministri dell'Economia Daniele Franco, dell'Istruzione Patrizio Bianchi, dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e della transizione ecologica Roberto Cingolani. Un invito ad accogliere la sfida del futuro come Paese che avrà a disposizione la maggiore fetta dei fondi per la ripresa europea (191,5 miliardi di euro) e soprattutto «un'occasione per rilanciare il sistema Italia e affrontare problemi strutturali che da tempo le limitano il potenziale».
Ahk Italien si offre di «essere parte di questo processo» anche perché con 700 soci dà da sempre voce alle esigenze di 2000 aziende tedesche che operano nel nostro Paese a cominciare da colossi come Allianz, Basf, Bayer, Continental, Deutsche Bank, Rheinmetall Defence, Infineon. Aziende che impiegano quasi 170mila dipendenti e sviluppano un fatturato che supera i 72 miliardi di euro. In altre parole uno dei principali driver di flussi di interscambio con la Germania che con 130 miliardi di euro rappresenta il valore più alto di scambi dell'Italia con un altro Paese. E, soprattutto, testimonianza di quanto conti e sia solida quella “supply chain” che lega i due Paesi nei processi produttivi a più alto valore aggiunto. La Ahk Italien scrive a Draghi per sollecitare «piani di ripresa nazionali ambiziosi e particolarmente ben strutturati che non si limitino a singoli interventi a breve termine». Si chiede in particolare una «road map dettagliata di vera e propria gestione del progetto con tempistiche e obiettivi definiti e misurabili anche attraverso la collaborazione tra pubblico e privato».
La nostra prima priorità, spiega Alessandro Ercolani, ad della tedesca Rheinmetall (azienda nel settore difesa con 2000 addetti solo in Italia) è che «una ripartenza economica ha bisogno di maggiore competenza e un livello di istruzione adeguato sul modello tedesco di formazione e alternanza scuola—lavoro». Solo così, secondo Ercolani, si può ridurre lo skills mismatch in particolar modo nelle discipline tecnico-scientifiche. Dal 2012 una dichiarazione congiunta dei ministri dell'Istruzione e del Lavoro di Roma e Berlino definisce la cooperazione tra Italia e Germania su istruzione e formazione professionale e Ahk è partner attivo di questa cooperazione.
La seconda priorità segnalata a Draghi e ai suoi ministri dalle aziende tedesche riguarda un rilancio della politica industriale selezionando aree e strategie d'intervento guardando sia alle eccellenze italiane sia ai settori destinati a diventare centrali. Secondo Ahk Italien occorre «un quadro di regole snello e chiaro che attragga e favorisca investimenti riformando anche il quadro di incentivi e prevedendone di nuovi». Più in particolare, segnala sempre Ercolani «occorre favorire livelli di aggregazione per filiere produttive affidando la governance al Mise».
La parte che riguarda la transizione ecologica nel Recovery Plan secondo la Camera di commercio italo-tedesca deve tenere conto di dati scientifici «senza condannare materiali o processi per pressioni di altra natura». Ma una vera transizione non ci può essere, osserva sempre l'ad di Rheinmetall senza un accordo pubblico-privato che trasformi i costi attuali in investimenti di lunga durata. Per favorire la green economy in linea con le eccellenze italo-tedesche gran parte della strategia ambientale dovrà essere dedicata a lavorare sulle rinnovabili (fotovoltaico, biomasse, eolico) e sull'efficientamento degli edifici (soprattutto pubblici o destinati ai servizi) così come sullo sviluppo e incentivo della mobilità sostenibile. Italia e Germania possono, sotto questo profilo, scrive Ahk a Draghi «diventare un modello in Europa e favorire il diffondersi di approcci e buone pratiche se il Recovery verrò sfruttato adeguatamente».
Gerardo Pelosi
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