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Il tribunale di Torino ha assolto i 15 imputati del processo per bancarotta relativa a Seat Pagine Gialle. Gli imputati sono stati assolti con la formula «perché il fatto non sussiste». Erano imputati nel processo l'ex presidente Enrico Giliberti e l'ex amministratore delegato Luca Majocchi, oltre agli ex consiglieri di amministrazione Lino Benassi, Dario Cossutta, Guido Paolo Gamucci, Luigi Lanari, Michele Marini, Stefano Mazzotti, Marco Reboa, Alberto Tazartes, Nicola Volpi e Bruce Hardy Mclain, e i sindaci all'epoca dei fatti Enrico Cervellera, Vincenzo Ciruzzi e Andrea Vasapolli.
Il processo ruotava intorno alla distribuzione agli azionisti - decisa dall'assemblea del 15 aprile 2004 - di un dividendo pari a 3,578 miliardi di euro. L'operazione, stando alla tesi originaria dell'accusa, avrebbe contribuito a generare una «esposizione finanziaria insostenibile» della società torinese, che è stata poi ammessa al concordato preventivo nel 2013. La procura di Torino, con il pm Valerio Longi, aveva chiesto complessivamente condanne per 75 anni: 5 anni di reclusione per ciascuno dei componenti del C.d.A. e del Collegio Sindacale in carica nel 2003-2004.
L'accusa aveva contestato inoltre la legittimità di una delle più complesse ed importanti operazioni di leveraged buy-out realizzate in Italia con la formula della doppia newco e volta all'acquisizione della Seat Pagine Gialle. Nel corso del processo la difesa è riuscita a dimostrare la piena legittimità, ai sensi del diritto italiano, di tale operazione di leveraged buy-out e l'innocenza degli imputati. «Sono molto soddisfatto, per me, per l'intero Cda e per tutti coloro che in quegli anni hanno lavorato e creduto in Seat Pagine Gialle», ha commentato l’ex amministratore delegato dell'azienda Luca Majocchi. «Può sembrare che all'origine del crac ci sia stata l'operazione di leveraged buy out, pur essendo stata riconosciuta legale. Non è così. Nel 2003 il presupposto era che Seat rappresentava un'azienda molto forte nel panorama italiano grazie agli elenchi cartacei, ai servizi telefonici e a Internet. La storia poi è stata diversa dalle attese: cinque anni dopo, nel 2008, nasce il mondo del “mobile business” e un intero modello di business viene spazzato via».
«Apprendiamo con soddisfazione la decisione del tribunale, a chiusura di un dibattimento approfondito e attento, che ci ha consentito di dimostrare l'infondatezza della tesi accusatoria nei confronti degli imputati», hanno dichiarato l'avvocato Giuseppe Fornari e l’avv. Giuseppe Iannaccone con i colleghi del collegio di difesa.
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