di Mariolina Sesto
Covid, Conte: su rallentamenti vaccini ricorreremo in sede legale
4' di lettura
Dopo i ritardi di Pfizer e di AstraZeneca il governo è costretto a rimettere mano al piano vaccini e a rivedere gli obiettivi. A subire ritardi nella vaccinazione saranno i 13 milioni e 400mila italiani tra i 60 e i 79 anni, i 7 milioni e 400mila con almeno una comorbilità cronica, oltre al personale dei servizi essenziali: insegnanti e personale scolastico, forze di polizia, personale delle carceri e detenuti.
Lo stesso ministro delle Regioni Francesco Boccia deve ammettere che «slitterà di qualche settimana o mese l’immunità di gregge» ma verranno garantiti i richiami. E il vice ministro della Salute Pierpaolo Sileri quantifica i ritardi: le riduzioni di dosi comunicate da Pfizer e da AstraZeneca «faranno slittare di circa quattro settimane i tempi previsti per la vaccinazione degli over 80 e di circa 6-8 settimane per il resto della popolazione».
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Il governo, con il ministro Boccia, ha convocato le regioni assieme al ministro della Salute Speranza e al commissario Arcuri per aggiornare il piano vaccinale anti-Covid presentato dal ministro della Salute al Parlamento il 2 dicembre.
Le prime dosi di Astrazeneca, se il vaccino avrà il via libera dell'Ema la prossima settimana, arriveranno il 15 febbraio, poi ancora il 28 e il 15 marzo. In base al piano iniziale, nel primo trimestre del 2021 sarebbero dovute arrivare in Italia 28 milioni e 269mila dosi. Una quantità che, ormai è evidente a tutti, non sarà rispettata: entro la fine di marzo le dosi a disposizione saranno meno di 15 milioni, dunque circa la metà di quanto previsto.
Astrazeneca ha infatti confermato la riduzione a causa di un problema alla produzione, un taglio del 60% che, hanno spiegato sia Conte sia Arcuri, per l'Italia significherebbe passare da 8 milioni a 3,4 milioni di dosi. Alle quali si dovrebbero aggiungere gli 8,7 milioni di Pfizer (se l'azienda americana tornerà alle forniture iniziali) e il milione e 300mila di Moderna.
Si tratta dunque di rivedere gli obiettivi, come conferma il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli: «La riduzione della capacità produttiva di AstraZeneca richiederà la rimodulazione della campagna».
Si dovrebbe riuscire a centrare l'impegno prioritario, vaccinare entro marzo tutti gli operatori sanitari e sociosanitari, ospiti e personale delle Rsa, over 80 e pazienti fragili, oncologici, cardiologici e ematologici. In tutto quasi 7 milioni di italiani.
Ma non le altre categorie: i 13 milioni e 400mila italiani tra i 60 e i 79 anni, i 7 milioni e 400mila con almeno una comorbilità cronica, oltre al personale dei servizi essenziali: insegnanti e personale scolastico, forze di polizia, personale delle carceri e detenuti.
Dal 25 gennaio le dosi a disposizione saranno utilizzate - secondo quanto preannuncia il viceministro Sileri - anzitutto per effettuare il richiamo nei tempi previsti a coloro che hanno già ricevuto la prima somministrazione, cioè soprattutto per gli operatori sanitari».
C'è poi da tener conto anche di un altro elemento. Quando l'Ema darà il via libera al vaccino di AstraZeneca (tra il 27 e il 29 gennaio), bisognerà vedere che tipo di approvazione verrà data, se sarà cioè condizionata a determinati parametri di età piuttosto che di percentuale di copertura vaccinale. In sostanza se, come sembra, il vaccino verrà consigliato per la popolazione sotto i 55 anni, l’Italia dovrà individuare nuovi criteri per definire le categorie prioritarie, dando la precedenza ai più giovani.
Già lunedì 25 gennaio il governo si muoverà contro Pfizer su tre canali: una diffida per inadempimento e un esposto ai pm per potenziale danno alla salute, entrambi da presentare nel nostro paese, e una richiesta a nome del governo e delle Regioni al foro di Bruxelles per inadempimento. Lo stesso iter sarà attivato anche contro AstraZeneca.
Anche l'Ue vuole vederci chiaro sui ritardi e ha convocato l'azienda inglese lunedì, indicando due obiettivi: avere un programma chiaro che consenta di pianificare le consegne e accelerare la distribuzione.
«Dalla prossima settimana la fornitura del vaccino da parte di Pfizer tornerà a regime», ribadisce la società farmaceutica statunitense che ha anche specificato che «dall'8 al 18 gennaio sono state inviate le fiale previste dal piano di ordinazione, poi c'è stata la riduzione a causa del riadattamento del sito produttivo belga di Puurs.
Con la decisione del Governo di somministrare 6 dosi anziché 5, Pfizer ha ridotto il numero di fiale, ma non di dosi previste, che resta lo stesso. Quello che sta accadendo è frutto di un fraintendimento nel conteggio delle dosi che non è il conteggio delle fiale».
Ma il governo deve fare i conti anche con altri due problemi sul tavolo: l'allarme che arriva da diversi centri vaccinali regionali, tra cui Lombardia, Sicilia ed Emilia Romagna, sulla mancanza di siringhe di precisione, e la necessità di evitare che le varianti del Covid, da quella inglese a quella sudafricana che preoccupa molto di più, facciano esplodere i contagi anche in Italia come già avvenuto in diversi paesi europei.
Sul primo punto arriva la smentita di Arcuri: “E' falso”, sono state distribuite meno siringhe “per la banale ragione che Pfizer ci ha inviato un numero inferiore di fiale di vaccino”. Sul rischio varianti, invece, la questione è più complessa tanto che l'esecutivo, lo dice il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, sta valutando la possibilità di un “innalzamento delle misure”.
Intanto i ritardi di Pfizer e Astrazeneca potrebbero portare a valutare la possibilità di ricorrere ad altri sieri, come quello russo o quello cinese.In Italia si comincia a prendere realmente in considerazione questa strada alternativa.
Al momento però tra il gruppo che sviluppa Sputnik V (il vaccino russo) e l’Ema, l'Agenzia europea dei medicinali, per l'avvio dell'analisi scientifica dei dati ci sono stati soltanto contatti preliminari, così come quelli con l'azienda cinese Sinovac Biotech.
Per il vaccino russo i contatti riguardano al momento solo la fase di “scientific advice” e la prima rolling review (l'attività di revisione continua) potrebbe iniziare in febbraio e proseguire per diverse settimane. In febbraio inoltre dovrebbe partire anche la sperimentazione del vaccino anti Covid-19 che combina il prodotto russo Sputnik V con quello sviluppato da AstraZeneca e dall'Università di Oxford.
Mariolina Sesto
vice capo servizio
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