di Gianni Rusconi
Gli alveari smart di 3Bee
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Si chiama HiveTech, consiste in una rete di sensori posizionati all'interno dell'alveare che monitorano il benessere delle api permettendo agli apicoltori di ridurre i trattamenti, diminuire le visite nell'apiario e abbassare le emissioni nocive. Un oggetto dell'Internet delle cose, in poche parole, e il fiore all'occhiello di 3Bee, startup agritech comasca fondata nel 2017 da Niccolò Calandri e Riccardo Balzaretti e capace di aumentare nell'ultimo semestre, in piena fase Covid, i propri ricavi del 375%.
Come? Grazie a una combinazione di fattori. Il primo è legato all'aumento di domanda di installazioni dell'alveare intelligente in corrispondenza dell'inizio della stagione apistica 2020, aggravata dalle restrizioni imposte dalla pandemia; molti apicoltori, costretti a casa o minacciati da un secondo lockdown, hanno infatti sentito la necessità di attrezzarsi con la tecnologia IoT di 3bee per monitorare da remoto i loro alveari e continuare a vendere il miele prodotto. “Il nostro sistema di diagnostica – ha spiegato in proposito Calandri uno dei fondatori – ha inaugurato un nuovo modo di praticare il mestiere dell'apicoltore, una forma avanzata e specifica di remote working grazie alla quale gli addetti hanno potuto prendersi cura delle proprie api. Se prima del Covid, chi ci sceglieva erano giovani tra i 18 e 35 anni, e nel 60% dei casi donne, ora l'interesse si è esteso agli over 35 fino ad arrivare a fasce di età più alte, come i sessantenni”. Il secondo fattore di crescita è il boom di richieste di adozione al progetto di biodiversità “Pollinate the Planet” dedicato a privati e imprese e nato per tutelare gli insetti impollinatori vittima dell'utilizzo intensivo di sostanze chimiche nelle coltivazioni; da 60 dei circa 2mila apicoltori in tutta Italia in cui ha installato i propri sensori, 3Bee ha “comprato” solo nell'ultimo anno circa 200mila euro di miele (120mila euro solo nel periodo di lockdown) per poi “rivenderlo” attraverso il suo canale e-commerce a chi ha adottato un alveare.
Contribuire concretamente al ripopolamento delle api e sostenere il lavoro delle realtà apistiche è di fatto la missione etica di 3Bee e le risposte dal campo dicono che l'idea ha concreto fondamento: dall'avvio del progetto sono già stati infatti protette 70 milioni di api e vi hanno partecipato in maniera attiva aziende come Ferrero e Danone e migliaia di consumatori finali. Ma non solo. “Pollinate the Planet è anche un tassello importante della strategia di internalizzazione della startup, in considerazione del fatto che da settembre verrà offerta anche ad utenti oltre confine l'opportunità di adottare un alveare e ricevere miele artigianale 100% italiano scegliendolo fra 50 varietà diverse. Per vincere la scommessa del suo alveare 4.0 sui mercati esteri, inoltre, 3Bee ha in serbo di rendere sistemico il servizio di installazione dei sistemi HiveTech su scala internazionale, forte anche dell'esperienza di successo registrata con apicoltori provenienti da Francia, Svizzera, Austria, Australia, Nuova Zelanda, Mozambico, Spagna e Romania.
E nel futuro prossimo c'è, infine, la strada della Gdo da percorrere sempre e comunque all'insegna del miele totalmente made in Italy e prodotto in modo sostenibile. “Stiamo cercando di rivoluzionare il concetto stesso di miele – conclude ancora Calandri -, togliendo la semplice etichetta di dolcificante e facendolo diventare il prodotto di eccellenza delle api. In quest'ottica stiamo concludendo un accordo di collaborazione con un marchio della grande distribuzione organizzata per iniziare a proporre nei loro store l'iniziativa delle adozioni a partire da settembre, amplificando così l'attenzione per il lavoro svolto dalle realtà apistiche in tutta Italia”.
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