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Una visione, uno scatto: “Il mondo che verrà” attraverso lo sguardo dei lettori

di S.U.

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Cannaregio, Parco Villa Groggia, 45° 26' 53.82” N, 12° 19' 39.084” E, 28 marzo 2016 (Credit Mario Peliti)

Cannaregio, Parco Villa Groggia, 45° 26' 53.82” N, 12° 19' 39.084” E, 28 marzo 2016 (Credit Mario Peliti)

Si conclude la call to action con cui “IL” e Mudec Photo vi ha chiesto di partecipare al progetto di mostra virtuale, che resta ancora visitabile e che ha registrato la partecipazione di cinquanta fotografi di fama mondiale

12 luglio 2020
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2' di lettura

In qualche caso sono le radici di un albero, in qualche altro il volto di un attivista. Può essere il profilo di una casa che si allunga sul mare alla fine di un sentiero o il muso di un gatto che si fa largo sotto un tendone appena crollato (è un circo, chissà). Ed ancora un mobile con le copertine dei libri amati, sono ricordi o progetti? Il futuro si propone con segni misteriosi nel vostro immaginario, segni personali e quindi unici, almeno stando a quello che avete voluto raccontarci con le vostre immagini.

Scatti che si sono uniti a quelli dei cinquanta fotografi che stanno animando la mostra virtuale Il Mondo che verrà, lanciata lo scorso 15 maggio e ancora visitabile all'indirizzo ilsole24ore.com/mostradigitaleil. In tanti avete risposto alla call to action lanciata da IL e da Mudec Photo. Qui i vostri scatti.

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Il tuo mondo che verrà: tutte le immagini dei nostri lettori

12 foto

(Foto di Pietro Tariciotti)
(Foto di Amanda De Luca)
(Foto di Dorina Dema)
(Foto di Elisabetta Orsi)
(Foto di Emilio Amadessi)
(Foto di Walter Giacone)
(Foto di Gregorio Bonucchi)
(Foto di Dafne Vittoria Lunati)
(Foto di Gilda Prevedini)
(Foto di Gilda Prevedini)
(Foto di @mondamaksutaj)
(Foto di Mirela Maksutaj)

Una risposta che rappresenta l'intenzione di collegarsi al percorso avviato dai cinquanta artisti, come Mario Peliti, che ha partecipato con lo scatto
Cannaregio, Parco Villa Groggia, 45° 26' 53.82” N, 12° 19' 39.084” E, 28 marzo 2016. Ed è l'immagine in alto in copertina. Scrive Peliti: «Dal 2006 fotografo Venezia sistematicamente, calle per calle, campiello per campiello, sestiere per sestiere. Sarà l'archivio dell'intera città, all'inizio del nuovo millennio. Ho già realizzato oltre diecimila immagini. Ne mancano altrettante e almeno sei, sette anni di lavoro. Fotografo all'alba, nel silenzio e nella solitudine che oggi significano contagio, ma che domani racconteranno di nuovo, tragicamente, di una Venezia abbandonata dai suoi veri abitanti. Che il mondo che verrà porti in sé quest'augurio: che i giovani tornino a vivere a Venezia».

Il video di Peliti chiude la serie di video che in queste settimane abbiamo pubblicato per accompagnare questo percorso.

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