di Riccardo Ferrazza
Chi è Mario Draghi: l’italiano che ha salvato l’Europa
2' di lettura
La maggioranza che sosteneva il secondo governo di Giuseppe Conte ha combattuto sul filo del quorum al Senato: l’ultima fiducia fu votata da 156 senatori, sotto la soglia della maggioranza assoluta che a Palazzo Madama è a 161 (315 senatori eletti e 6 a vita). Un destino molto diverso sembra attendere un futuro esecutivo a guida di Mario Draghi. Che, semmai, vista l’ampiezza della base parlamentare con la convivenza di forze eterogenee e antagoniste - dalla Lega a Leu - potrebbe avere problemi di stabilità generati da le distanze su punti notevoli del programma. Come ha fatto notare il segretario del Pd Nicola Zingaretti, a disagio per l’ormai scontata convivenza con Matteo Salvini.
I numeri in Parlamento (unica forza all’opposizione sarebbe Fratelli d’Italia) non dovrebbero però preoccupare il premier incaricato, neanche se dal Movimento 5 Stelle dovessero staccarsi quei parlamentari riluttanti che non intendono sostenere l’ex presidente della Bce, magari guidati dall’irriducibile Alessandro Di Battista.
Un futuro “governo di tutti” a guida Draghi sulla carta potrebbe battere il primato fatto segnare all’esordio dall’esecutivo guidato da Mario Monti, nato dall’«emergenza spread»: con 281 sì al Senato e 556 alla Camera il 17 e il 18 novembre del 2011 registrò il record dei consensi mai ottenuti prima da un Esecutivo.
Con l’appoggio di M5s e Lega a Montecitorio Draghi avrebbe 573 voti certi. Nel dettaglio: 191 del Movimento 5 Stelle, 131 della Lega, 93 del Pd, 91 di Forza Italia, 28 di Italia viva, 4 di Azione, 15 di Centro democratico di Bruno Tabacci, 4 del Maie, 4 delle minoranze linguistiche, 12 di Nci. Leu ancora è indecisa: i 7 di Art.1 che sembrano più favorevoli, rispetto ai 5 di Sinistra italiana. In più ci dovrebbero essere 3 o 4 voti dal gruppo Misto. Insomma la maggioranza assoluta di 316 voti verrebbe ampiamente superata anche in caso di scissione dell’ala pentastellata legata a Di Battista.
Pure a Palazzo Madama a soglia viene ampiamente superata con il sostegno di Movimento e leghisti. I voti a favore sicuri sarebbero 294: 92 del Movimento, 63 Lega, 35 di Pd, 18 di Iv, 52 di Fi, 10 Europeisti, 7 delle Autonomie, 17 su 22 del gruppo Misto (tra essi anche i senatori a vita Elena Cattaneo, Liliana Segre e Mario Monti, mentre non votano da tempo Carlo Rubbia, Renzo Piano e il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano). Anche qui nessun problema per la maggioranza se ci fossero defezioni tra i senatori a Cinque Stelle: quelli indecisi sarebbero al momento una ventina, mentre quelli orientati per il no dieci.
Riccardo Ferrazza
Vicecaposervizio
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy