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Banda ultralarga, due anni per triplicare la copertura di rete ultraveloce

di Andrea Biondi

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(AdobeStock)

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La consultazione Infratel sulle aree meglio infrastrutturate fotografa un’Italia con solo il 23% dei civici coperti con rete ultraveloce Vhch (il benchmark Ue). La percentuale salirà al 77% nel 2022. Le elaborazioni I-Com, comprese le aree bianche, hanno dati simili. Tutto discende dalle previsioni di investimento degli operatori. Il vero ago della bilancia

31 ottobre 2020
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5' di lettura

L’Italia Paese della banda ultralarga sarà quella del 2022, non certo quella di adesso. E il tutto con una preventivata progressione dei numeri onestamente non usuale. La tabella di marcia per come è stata messa nero su bianco da operatori e istituzioni è impegnativa e da rispettare. Altrimenti il rischio di perdere tempo e terreno prezioso è altissimo per un Paese che da tempo ormai è in attesa di poter fare il salto di qualità per dotarsi di infrastrutture a banda ultralarga degne di questo nome e necessarie per sostenere quei servizi per i quali reti ultrabroadband diffuse ed efficaci rappresentano condizione imprescindibile.

L’obiettivo

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Da qui al 2022, insomma, ci sono due anni in cui dovrà cambiare il volto dell’Italia, avvitata da sempre nel suo scontento digitale che ha portato il Paese (non solo per le infrastrutture, visto il vulnus sulle competenze) a rimanere impantanato nelle secche delle ultime posizioni del ranking europeo: 25esimo su 28 (Regno Unito compreso). Attenzione però. È chiaro che la sfida porta con sé un altro rovescio della medaglia. Se quei programmi di investimento indicati dagli operatori per un motivo o per un altro dovessero rallentare, ritardare o venire meno, quelle percentuali sarebbero inferiori. E per l’Italia si tratterebbe, ancora, di una svolta mancata. Facile conclusione: o tutti rispettano patti e cronoprogrammi, o l’impalcatura finirà inevitabilmente per venire giù.

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I numeri

Andiamo con ordine. Innanzitutto i numeri. Dal 23,1% dei civici coperti nelle aree nere e grigie (quelle meglio infrastrutturate) del 2019 si passerà al 77,3% del 2022. Sono dati ufficiali Infratel (la società in house del Ministero dello Sviluppo), messi nero su bianco dopo aver verificato situazione attuale e previsioni future di investimento degli operatori nelle reti cosiddette “Vhcn”: quelle ad altissima velocità e capacità considerate come obiettivo dalla Ue. A livello regionale primeggia l'Umbria con l'80,8% dei civici coperti, staccando nettamente Marche (51%) e doppiando la Liguria, terza classificata (38,6%). Sopra il 30% di civici coperti ci sono anche Piemonte (34,4%), Lazio (34,2%) e Veneto (30,8%). L’istituto I-Com si è spinto in un’elaborazione ulteriore comprendendo nel novero anche le aree bianche, quelle più svantaggiate su cui c’è Open Fiber che sta lavorando, in ossequio a tre bandi pubblici vinti per la realizzazione di una rete pubblica che sarà data in concessione ventennale, appunto, alla controllata di Enel e Cdp. Il risultato generale non cambia: dal 18,4% dei civici coperti si salirà al 74,4 per cento.

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La consultazione di mercato

Infratel ha condotto una consultazione ad hoc fra gli operatori fra il 24 giugno e il 31 luglio 2020, con risultati pubblicati poi il 9 settembre. Alla mappatura hanno partecipato 44 operatori, fornendo indicazioni rispetto alla copertura di circa 20,8 milioni di effettuata fino a dicembre 2019, e ai propri piani di copertura fino a dicembre 2022. Si tratta di un monitoraggio importante perché coperture raggiunte e prospettive di crescita nei successivi anni sono le informazioni su cui si basa la previsione di ulteriori bandi di copertura per particolari aree o l’aggiornamento di quelli esistenti.

I risultati nelle aree grigie e nere

La sua consultazione Infratel l’ha fatta relativamente alle aree nere e grigie: zone del Paese con un livello di concorrenza buono (sono presenti o ci saranno almeno due reti ad alta velocità) o parziale (una rete). Stando a quanto si legge nel report dell’istituto I-Com presentato nei giorni scorsi, da questa consultazione Infratel sarebbe emerso che la copertura sopra i 30 megabit al secondo in download (il parametro che definisce ciò che inizia a essere banda ultralarga) ha raggiunto l’82,3% dei civici a dicembre 2019, in crescita di 5 punti rispetto al 78% degli indirizzi coperti a fine 2018. Tutte le regioni sono abbondantemente sopra il 60% dei civici coperti, a partire dal Piemonte (95,2%), seguito dall’Umbria (93,8%) e dalla Liguria (91,9%).

L’obiettivo Ue della Gigabit society

Buona situazione dunque. Ma c’è un “ma”. L’Unione europea, tramite il Berec (l’organismo europeo che raccoglie gli enti regolatori degli Stati membri), ha approvato le linee guida sulle reti Vhcn (Very High Capacity Network), ossia le reti ad altissima velocità che dovrebbero accompagnare gli Stati membri verso la copertura di tutta la popolazione a 100 Mbps, per spingersi fino a 1 Gbps in aree strategiche come scuole, stazioni, aeroporti, ospedali e lungo le grandi vie di comunicazioni. Tutto questo entro il 2025 e alzando nei fatti i target di connettività previsti nel 2010 dall’Agenda Digitale (allora si parlò di 30 Mbps per tutti e di 100 Mbps per almeno il 50% della popolazione entro il 2020).

Le reti ad alsissima velocità

L’Unione europea, quindi, per puntare alla “Gigabit society” parla non più di banda ultralarga sopra i 30 o sopra i 100 Mega (quella finora considerata ultraveloce), ma di Vhcn. E la nuova classificazione del Berec include, oltre agli accessi in fibra fino all’edificio, alla capacità di 1 Gbps e a connessioni wireless con velocità di almeno 150 Mbps in downstream, anche qualsiasi rete che fornisce una connessione wireless (Fwa) con la fibra ottica che arriva fino alla base station.

L’elaborazione su tutte le aree del Paese

Ma al di là delle zone grigie e nere, qual è la situazione nel Paese nel suo complesso? Incrociare i risultati della consultazione aree grigie e nere con gli impegni di Open Fiber nelle aree bianche rappresenta l'elaborazione originale del report I-Com il cui risultato finale, specifica lo stesso istituto, va comunque considerato approssimato per difetto. Mancano dal computo i servizi offerti nelle aree bianche dagli operatori del fixed wireless access (Fwa: con wireless nell'ultimo tratto) e mancano le attività di cablaggio di Tim che durante il lockdown ha ricevuto l'ok per attivare oltre 1.600 cabinet per coprire fino a 310 comuni nelle aree bianche non in concessione. Con questi caveat, I-Com però mette nero su bianco numeri di interesse che, peraltro, nel disegnare un’Italia più infrastrutturata al Sud vanno inevitabilmente a cozzare contro il senso comune.

Completamente scoperti 4 civici su dieci

Il risultato dice che a essere coperto in banda ultralarga – ma in questo caso I-Com si riferisce alle reti da almeno 30 megabit al secondo di velocità in download – è il 58% dei numeri civici totali. Dunque a rimanere scoperti sono quattro numeri civici su 10. E tutto questo in un'Italia “sottosopra” in cui le più collegate con questa infrastruttura ultrabroadband (Ngn), sono le regioni del Sud. In testa c'è la Calabria (71% dei civici coperti), seguita da Basilicata (67,9%), Sicilia (67%) e Puglia (66%) .

I numeri bassi delle reti Vhcn

Guardando invece solo alle reti Vhcn, tra le regioni del Meridione resiste la Sicilia (20,9% dei civici coperti), mentre appaiono molto più indietro Basilicata (12,9%) e soprattutto Puglia (5,2%) e Calabria (4,4%). La regione più coperta risulta l’Umbria (51,4%) sul cui risultato dovrebbe aver impattato positivamente la presenza di reti in Fwa. A distanza seguono Liguria (27,5%), Lazio (26,8%) e Marche (26,1%). Sopra quota 20% dei civici coperti ad alta capacità anche Veneto (22,3%), Friuli Venezia Giulia (22,0%), Lombardia (22,0%), Piemonte (20,1%). Nel complesso i civici raggiunti nelle aree nere, grigie e bianche sono il 18%. Al 2022, secondo le previsioni, I-Com segnala che dovrebbe risultare collegato, ad almeno 30 Mbps, il 90,7% di civici totali. E per le reti ultraveloci si parla del 74,4% di civici.

L’ultimo treno

Balzi insomma decisi e decisivi rispetto alla copertura del 2019. Su questi dati e propositi degli operatori Infratel ora costruirà, per esclusione e quindi per le aree rimaste fuori da coperture e progetti delle telco,i bandi per favorire l'infrastrutturazione nelle aree grigie, con una dote spalmata su tutto il territorio nazionale che, a quanto risulta al Sole 24 Ore, dovrebbe attestarsi sui 500 milioni di euro. L’ad Infratel Marco Bellezza ha posto la prima metà del 2021 come momento di arrivo di questi bandi. In vista di un 2022 che per l’Italia digitale potrebbe davvero rappresentare l’ultimo treno.

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