di Giancarlo Mazzuca
Draghi: Recovery prova fiducia straordinaria, Ue più solidale
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Anni fa continuavamo a parlare della Grecia di Draghi. Sembrerà strano, ma ora la Grecia di «Supermario» è diventata la nostra Italia. Salito a Palazzo Chigi, l’allievo di Franco Modigliani dovrà, infatti, procedere sulla stessa rotta di quasi due lustri fa, quando era appena diventato presidente della Bce, per salvare i cugini ellenici dalla bancarotta. Un’azione coraggiosa, la sua, anche se, nelle ultime settimane, abbiamo invece letto un paio di commenti critici su quegli interventi dell’allora numero uno di Francoforte. Oggi speriamo tanto che il nuovo premier faccia il bis con l’Italia, pur sapendo che gli scenari sono molto cambiati, a cominciare da quell’Europa che, ai tempi del pianto greco, era divisa tra serie A e serie B mentre adesso la Comunità appare sempre più a girone unico. Non solo: a differenza di quegli anni, anche la Germania della Merkel non si comporta più come la grande avversaria dei Paesi mediterranei e, anzi, è diventata una grande alleata soprattutto con l’Italia, così come l’Unione di Bruxelles che, guidata da Ursula von der Layen, è riuscita a stanziarci 209 miliardi con il Recovery Fund.
È vero, nell’anno di grazia 2021 la situazione economica di tutto il Vecchio Continente appare ancora più difficile per i tanti contraccolpi del Covid ma, sull’altro piatto della bilancia, l’Italia può oggi contare anche su Draghi abituato da sempre alle imprese impossibili. Come fu quella condotta da Francoforte in aiuto della Grecia. Mettendo in pratica la sua storica frase - whatever it takes, qualsiasi cosa per salvare l’euro - «Supermario» si gettò anima e corpo nel salvataggio degli «euzones» sull’orlo del baratro. Dopo una lunga gestazione, sei anni fa la crisi greca raggiunse l’apice e i giornali parlarono di «Grexit», ritenendo imminente anche l’uscita greca dall’euro. Ma proprio gli interventi massicci della Bce sul mercato obbligazionario (e non solo) impedirono il «forfait» e servirono a ridare fiato ad Atene. E un paio di anni dopo, nei primi due trimestri del 2017, il Pil ellenico tornò a crescere, un +0,6% da molti considerato un miracolo.
E, in effetti, l’azione di Francoforte fu, sotto diversi punti di vista, taumaturgica tanto che qualcuno considerò colui che sarebbe diventato il nostro premier alla stregua di un santo: San Mario. E anche in Italia c’è ora bisogno di un cambio di marcia. A cominciare dall’emergenza-disoccupazione che si farà sentire sempre più nei prossimi mesi. Draghi ha parlato della necessità di una nuova ricostruzione del Belpaese come avvenne nel dopoguerra e il confronto non è sbagliato: dobbiamo risollevarci dalle macerie della pandemia. E come fece con la Grecia dall’Eurotower, il nuovo inquilino di Palazzo Chigi ha ora tutte le carte in regola per cercare di vincere la grande sfida anche con l’Italia.
Giancarlo Mazzuca
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