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Ue, Salvini lancia l’asse sovranista con Orbán e Morawiecki

di Alberto Magnani

Salvini vede Orban e Morawiecki: "Più Europa su difesa confini"

Il leader della Lega a Budapest per la nuova intesa con Fidesz e i polacchi di Diritto e Giustizia

1 aprile 2021
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3' di lettura

«Oggi siamo in tre, ma vogliamo diventare i primi in Europa». Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha riassunto così l’esito del vertice del primo aprile con il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il suo omologo polacco Mateusz Morawiecki. Salvini ha parlato da Budapest, la capitale ungherese che ha tenuto a battesimo quella che sembra una nuova alleanza in vista del voto alle europee del 2024.
I tre hanno lanciato il progetto di un «rinascimento europeo», un asse fra forze sovraniste per una «visione alternativa a quella di una Unione Europea burocratica e lontana dai cittadini».
L’obiettivo è di allargare il raggio d’azione «altri partiti e di altri governi, oltre a esponenti della società civile a partire da imprenditori e intellettuali». Nella Ue, ha detto Salvini, «c’è un predominio culturale ed ideologico di sinistra. Vogliamo essere alternativi». Il patrimonio ideologico dell’intesa ricalca quello delle principali forze euroscettiche dell’emiciclo di Bruxelles, dalla «difesa dei confini e delle vite» agli attacchi contro la sinistra che «mette in discussioni valori come la famiglia», oltre ad affondi che lasciano intendere un certo scetticismo alle politiche fiscali ed economiche della Ue: «Noi sogniamo un'Europa che fa poche cose in comune ma bene e un'Europa che non usa l'arma del ricatto».

L’ipotesi di un’unica famiglia dei sovranisti a Bruxelles

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L’incontro, annunciato da giorni, salda una convergenza fra le forze di destra rappresentate a Bruxelles, scavalcando gli steccati fra i gruppi esistenti oggi nel Parlamento Ue. La Lega è la principale forza di Identità e democrazia, la sigla di partiti nazionalisti che include il Rassemblement National di Marine Le Pen e i tedeschi di Alternative für Deutschland. Fidesz, il partito presieduto da Orbán, è in cerca di una nuova dimora dopo la rottura con il centrodestra Partito popolare europeo. Diritto e giustizia, la famiglia di Morawiecki, è uno degli assi portanti dei Conservatori e riformisti, l’alleanza di sigle euroscettiche guidata dall’italiana Giorgia Meloni.

Lo sbocco naturale dell’intesa sembrerebbe quello di un gruppo unico per le forze nazionaliste in vista del voto del 2024, con la fusione fra le famiglie di Identità e Democrazia (75 seggi, 28 della Lega) e quella dei Conservatori e riformisti (62 seggi).
Le affinità ideologiche fra i due gruppi sono evidenti, dall’ostilità a una maggiore integrazione economica delle Ue alla spinta per riforme restrittive dell’immigrazione e «difesa delle frontiere». Fonti vicine alla Lega avevano anticipato al Sole 24 Ore che l’obiettivo dell’intesa di oggi non sarebbe stato il lancio di un nuovo gruppo parlamentare, ma l’ipotesi di una sinergia fra le due principali sigle euroscettiche è in cantiere da tempo.
Il matrimonio fra i due darebbe vita a una forza da 137 seggi nell’Eurocamera, un drappello sufficiente a insidiare da destra la cosiddetta «maggioranza Ursula» imbastita dalle famiglie europeiste di Popolari, Socialisti&Democratici e i liberali di Renew Europe, con l’appoggio esterno dei Verdi.

Zanni: occupiamo lo spazio abbandonato dai Popolari

Salvini è stato accompagnato a Budapest dall’ex ministro Lorenzo Fontana, attuale responsabile Esteri della Lega, e Marco Zanni, l’europarlamentare leghista che presiede il gruppo di Identità e Democrazia. Zanni ribadisce che la riunione di Budapest non ha sancito la nascita di un nuovo gruppo alla destra dei Popolari. Ma non nega che un’alleanza fra le forze più «identitarie» possa essere uno sviluppo sul medio termine, anche in vista del ritorno alle urne del 2024. «Non è un gruppo ma portiamo avanti un progetto comune per creare una piattaforma in parallelo - dice Zanni - poi vedremo quello che nascerà». La collocazione, in compenso, non sembra in discussione. Zanni spiega che il «progetto» annunciato oggi da Salvini guardi soprattutto all’elettorato di destra o centrodestra deluso dalla «deriva» del Ppe a Bruxelles, accusato di essere Un argomento ancora più sensibile, dopo lo strappo che si è consumato proprio fra la principale forza dell’Eurocamera e Fidesz, il partito di Orban. «Vista la deriva del Ppe, con l’abbandono delle battaglie per l’identità europea c'è uno spazio politico aperto. È chiaro che questo può essere un obiettivo» dice Zanni.

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