di Celestina Dominelli
Scuola, ok a regole Iss. Cts: obiettivo riaprire e tenere aperto
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Per tornare a soddisfare la domanda di mobilità dell’era pre-Covid (l’85%), sarebbe necessario mettere su strada circa 20mila autobus e 31mila conducenti in più, vale a dire una spesa pari a 1,6 miliardi, per rispettare il distanziamento di un metro. Un «fabbisogno insostenibile» sia sotto il profilo economico che tecnico, scrive l’Asstra (l’Associazione del trasporto pubblico locale) che, in documento appena sfornato, fornisce una serie di stime, proprio mentre il governo cerca la quadra sul trasporto pubblico locale che, con la ripresa della scuola in programma il 14 settembre, sarà inevitabilmente sottoposto a una fortissima pressione dal punto di vista della domanda.
Il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, in una intervista rilasciata nelle ultime ore, ha assicurato che la soluzione per il trasporto degli studendi «è a portata di mano». Lunedì 31 agosto, il governo riceverà le osservazioni delle Regioni e, con molta probabilità, come ha ribadito anche la titolare del dicastero di Porta Pia, si partirà da una capienza dell’80%.
Una scelta diversa da quella battuta da altri Paesi, a cominciare da Francia e Germania (dove peraltro la curva dei contagi sta aumentando esponenzialmente), con autobus urbani ed extraurbani utilizzati al massimo della loro capienza.
In Italia, invece, l’asticella si fermerà più in basso con inevitabili ripercussioni sulla capacità del sistema di reggere l’urto della ripresa scolastica che scatterà nelle prossime settimane, come ha rilevato anche il presidente dell’Asstra Andrea Gibelli, interpellato dall’agenzia Ansa. «Con le regole attuali abbiamo ora saturato la capacità di carico. Immaginate il danno, di reputazione e per il disservizio fatto, che ci sarà se bisogna chiudere una stazione di una metro o se l’autobus passa ma per le regole di riempimento salta una fermata. La gente si arrabbierà».
E allora come si può risolvere il nodo in tempi compatibili con il riavvio della scuola? Nel suo documento, l’Asstra indica alcune strade all’esecutivo alle prese con il rebus Tpl. La prima va nella direzione che sta prendendo quota in queste ore, vale a dire la possibilità di alzare l’asticella garantendo alcune condizioni, come già accade per esempio per altri mezzi di trasporto.
«In presenza delle necessarie misure di sicurezza (mascherine chirurgiche, sistemi di aereazione adeguati, apertura delle porte a ogni fermata), è auspicabile che il governo - scrive l’associazione - preveda il ripristino della capienza totale del mezzo oppure l’aumenti oltre l’attuale 60%, là dove le condizioni di sicurezza oggettivamente non consentano il riempimento totale».
Altra possibile via, poi, è quella di lavorare sugli orari delle città, al fine di mitigare i picchi dei flussi nelle ore di punta. In sostanza, chiarisce il position paper dell’Asstra, «è necessario che i soggetti competenti definiscano in tempi rapidissimi gli orari sia di entrata che di uscita. Con scelte differenziate tra dimensioni della città, modalità di trasporto (ferro o gomma) e ambito di esercizio (urbano ed extraurbano).
Soluzioni alternative, dunque, ma è evidente che il tema di aumentare l’offerta di servizio non può essere totalmente ignorato. Tant’è che la stessa associazione suggerisce la possibilità di rafforzare il parco mezzi utilizzando anche strumenti come quello dei subaffidamenti, fermo restando la copertura economica. Una strada che, se opportunamente semplificata sotto il profilo delle procedure amministrative, consentirebbe di accelerare significativamente il meccanismo di approvvigionamento dei servizi.
Perché è chiaro che il fattore tempo è cruciale in questa partita, come ha ribadito lo stesso Gibelli. «Anche se arrivassero ingenti finanziamenti in questo momento, ci vorrebbero 22 mesi per realizzare un vagone ferroviario e 3-5 mesi per mettere un nuovo bus in strada. E, se la domanda cresce all’85% nell’ora di punta rispetto al pre-Covid e la capienza massima è del 50-60% potrebbe rimanere a piedi il 25-35% degli studenti. E ovviamente non sarebbero gli unici».
Celestina Dominelli
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