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La nuova cybertruffa in auge è il vishing

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(alexandro900 - stock.adobe.com)

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Nell’ultimo periodo, sono in aumento le denunce da parte di cittadini di addebiti non autorizzati sulle proprie carte di credito

30 maggio 2020
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2' di lettura

La nuova cybertruffa in auge? É il vishing. La Polizia Postale ha reso noto che, nell’ultimo periodo, sono in aumento le denunce da parte di cittadini di addebiti non autorizzati sulle proprie carte di credito. Sono la conseguenza di raggiri telefonici. In una parola frutto di “vishing” (dall’inglese voice-phishing o phishing vocale). Una truffa arrivata in Italia qualche anno fa dall’America e ora in netto aumento.

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La strategia dei truffatori
La vittima - spiega la Polizia postale - viene contattata telefonicamente da finti operatori bancari o di società emittenti carte di credito, che, riferendo di presunte “anomalie” nella gestione della carta di credito o del conto corrente, avvisano la persona che, nel suo stesso interesse, è necessario attivare fantomatiche “procedure di sicurezza”. I truffatori chiedono alla vittima di leggere a voce alta il “codice di conferma” che, proprio in quel momento, appare via messaggio sul display del telefono. Codice che autorizza una transazione che in quel momento i truffatori stanno tentando di effettuare via web ai danni dell'ignara vittima.

La vittima si accorge solo dopo del denato sottratto
I cyber-criminali - spiega la Polizia postale - entrati precedentemente in possesso dei dati della carta di credito (numero di carta, data di scadenza e Cvv), hanno necessità di conoscere il codice di sicurezza per completare la transazione in corso, e sottrarre così il denaro della vittima. La vittima si accorge solo successivamente (spesso, al momento della ricezione dell’estratto-conto) dei movimenti in uscita non autorizzati, pari anche a diverse migliaia di euro, per l’acquisto di beni e servizi mai richiesti su piattaforme online.

La parola d’ordine è: diffidare sempre
La Polizia postale ricorda a tutti l’importanza di non rivelare mai a nessuno, via telefono, via social o via email, i nostri dati più sensibili, le nostre password dispositive, i Pin o i nostri codici di accesso. È opportuno diffidare sempre di fronte a soggetti che richiedono questi dati, presentandosi come operatori di istituzioni pubbliche, importanti aziende o istituti bancari. Indispensabile compiere semplici e attente verifiche, contattando l’ente coinvolto che potrà confermare i nostri sospetti. L’invito in caso di bisogno è quello di rivolgersi alla Polizia postale .

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