di Clare Coulson
Il Shrub Rose Garden del Garden Rosemoor, nel Devon.
8' di lettura
Quando a Londra nel 1673 – all'interno di circa un ettaro e mezzo di un terreno cintato vicino al Tamigi – fu creato il Chelsea Physic Garden dalla Worshipful Society of Apothecaries, le proprietà curative delle piante non soltanto erano note e riconosciute, ma parte integrante della vita. La botanica era alleata della medicina e i giardini erano comunemente visti come spazi rigenerativi e contemplativi. Questo modo di rapportarsi con la natura era già presente nell'antica Grecia, ma è come se negli ultimi cinquant'anni, vivendo in ambienti sempre più intensamente urbanizzati, ce ne fossimo allontanati. Di pari passo, è cresciuto il numero di persone con problemi di salute mentale. Secondo Mental Health First Aid England (MHFA), nel 2019 sono stati 792 milioni a soffrirne.
Il giardino progettato da Isabel e Julian Bannerman a Trematon Castle, in Cornovaglia.
Nelle città l'incidenza dei disturbi psicologici è maggiore rispetto alle aree rurali, il rischio di depressione è più alto di circa il 40 per cento, le sindromi legate all'ansia sono oltre il 20 per cento in più ed è doppio il rischio di schizofrenia, oltre a solitudine, sensazione di isolamento e stress. Queste condizioni sono aumentate e si sono significativamente acutizzate durante la pandemia, ed è per cercare di contrastarle che il potere rigenerante degli spazi verdi è diventato un importante fattore terapeutico.
Isabel Bannerman – che insieme al marito Julian ha creato giardini ricchi d'atmosfera per il Principe di Galles a Highgrove, per Lord Cholmondeley a Houghton Hall, e per le proprie residenze, Hanham Court e Trematon Castle – è una appassionata sostenitrice del giardinaggio come cura. «Le piante sono portatrici di calma e stabilità. Non puoi lasciarle morire, devi continuare a occupartene. È come avere figli, ma con molte meno esigenze», dice. E aggiunge, i giardini sono anche più tolleranti e indulgenti. «C'è sempre un altro anno, un'altra stagione da aspettare, per riprovare. Portano così tanta bellezza e piacere per i sensi da essere nutrimento per l'anima e per la mente».
Secondo Bannerman il fattore chiave di spazi verdi emozionanti ed energizzanti è il profumo. In effetti, sostanze stimolanti naturali, compreso l'indolo, sono presenti nelle fragranze di lillà e gelsomino, mentre l'effetto calmante della lavanda è dovuto al linalolo. Bannerman usa queste proprietà per avvolgere di benessere la casa. «Ho piantato pelargonium (piante della famiglia dei gerani) e violaciocca vicino alle finestre o nei vasi dei davanzali», dice. «E nei giorni d'inverno il profumo della sarcococca è come un grande abbraccio dal calore speziato».
Il giardino di Sarah Ryan a Yetholme, nel Nuovo Galles del Sud, in Australia.
Lavorare in giardino obbliga anche a rallentare e fare bilanci. «Chi si dedica a piante e fiori è preparato all'impegno, sa che un terreno va nutrito con tempo e pazienza», dice la garden designer Jo Thompson che, mescolando piante con texture diverse e palette di colori delicati e femminili, crea paesaggi con effetti calmanti. Secondo Thompson uno spazio outdoor, per essere rilassante, dovrebbe avere un giardino recintato (il classico hortus conclusus). «È davvero importante avere un luogo dove potersi prendere una pausa o andare a rifugiarsi», dice. «Sono aree magiche, che ispirano. Sei immerso nella natura, c'è vita, c'è movimento, ma ti senti comunque al sicuro». Gli alberi con i rami intrecciati sono insuperabili per creare sottili recinzioni. Thompson suggerisce di usarli per dar vita a una sorta di chiostro in fondo a un lungo giardino di città o di piantarli a distanza regolare e formare così lo sfondo per alberi più ariosi e leggeri. Il trucco, dice, è «procedere con interventi delicati, invece di dare subito un'impronta forte al progetto».
La vista di un giardino privato nell'Hampshire, progettato da Marcus Barnett Studio.
È esattamente quello che l'architetto paesaggista Marcus Barnett ha fatto in una villa privata nell'Hampshire, dove ha creato un giardino recintato che racchiude una zona living e un ruscello, circondato da alberi dal tronco ramificato. A Yetholme, in Australia, l'esperta di piante Sarah Ryan ha messo in pratica la stessa idea, anche se il suo giardino, chiamato Hillandale, prevede due aree distinte: una esposta al sole, che consente la fioritura delle piante perenni, l'altra ombreggiata da alberi alti, con un laghetto circondato dalle felci.
È un concetto molto presente anche nel lavoro del designer Matt Keightley, che suggerisce che le siepi, oltre a creare privacy, aiutino a combattere l'inquinamento e a filtrare i rumori. Le piante assorbono naturalmente l'anidride carbonica, e alberi e cespugli possono creare un'efficiente barriera anti-rumore: sempreverdi come la fotinia, l'alloro portoghese, l'agrifoglio e il cipresso mediterraneo sono tra i migliori fonoassorbenti e rendono piacevole e pacifico anche un giardino in un'area trafficata. Keightley consiglia poi di coltivare piante con proprietà medicinali e utilizzarle per tisane e infusi: dalla camomilla (che facilita il sonno) e dalla melissa (allevia ansia e stress) alla menta piperita (aiuta la digestione).
Rosemoor, un giardino espositivo della Royal Horticultural Society nel North Devon, vale una visita se si è alla ricerca di un progetto a cui ispirarsi: in mezzo ai frutteti, agli orti e a un profumato roseto, zone riparate e discrete (compreso un gazebo con tetto in paglia) offrono spazi tranquilli per sostare.
Il Barn Garden dell'architetto Tom Stuart-Smith a Serge Hill, nell'Hertfordshire.
Se è più raro, oggi, curarsi con i rimedi delle piante, si può comunque trarre beneficio anche solo dalla loro presenza, passando qualche pomeriggio in giardino. La luce del sole abbassa la pressione del sangue e aumenta la produzione di vitamina D, il verde aiuta a ridurre stress, ansia e depressione. In più, curare il giardino è anche un ottimo esercizio fisico. Nessuna grande novità, sappiamo intuitivamente che stare all'aperto fa bene. Ma la scienza lo conferma. Secondo la giornalista e scrittrice americana Florence Williams, l'essere umano è stato programmato per stare a contatto con la natura. «Il nostro cervello si rilassa perché siamo fatti per guardarla, ascoltarla e sentirne i profumi», spiega. «Il lobo frontale – la parte del nostro cervello che è super stimolata nella vita moderna – si disattiva un po' quando stiamo all'aperto, mentre si rafforzano le onde alpha, che indicano uno stato di vigile calma».
Ci sono prove che perfino guardare immagini di giardini faccia bene; alcuni ricercatori coreani hanno scoperto che le foto di paesaggi stimolano le funzioni cerebrali della corteccia cingolata anteriore e della corteccia insulare, aree legate all'empatia e all'altruismo. Questo spiegherebbe la sensazione di euforia che si prova nel contemplare giardini gioiello come La Louve nel Luberon, in Francia, creato nei suoi ultimi anni di vita da Nicole de Vésian, ex stilista di Hermès.
I giapponesi conoscono da molto tempo gli effetti benefici delle piante su corpo e mente. La pratica dello shinrin-yoku, o bagno nella foresta, insegna che stare in mezzo alla natura per un determinato numero di ore riduce la pressione del sangue, abbassa i livelli di cortisolo (l'ormone dello stress) e migliora la concentrazione e la creatività. Si è anche scoperto che i fitoncidi (i composti di sostanze aromatiche rilasciate da alberi come il cedro, la quercia e il pino, e noti come aroma della foresta) incrementano in modo significativo le difese immunitarie e aiutano a rilassarsi. Le prove sono così inconfutabili che l'anno scorso il Woodland Trust del Regno Unito ha suggerito che i bagni nella foresta vengano prescritti dai medici di base.
L'Horatio's Garden Scotland del centro per lesioni spinali del Servizio Sanitario Nazionale a Glasgow, progettato da James Alexander-Sinclair.
Il migliore esempio di come la natura abbia il potere di sollevare lo spirito è il diffondersi dei giardini terapeutici negli ospedali, nei reparti e negli hospices di tutto il mondo.
Per esempio, Horatio's Garden è un'associazione che crea e cura spazi verdi nei centri per lesioni spinali del Servizio Nazionale Sanitario britannico, per migliorare la salute mentale dei pazienti che trascorrono mesi in ospedale. Anche in Italia, nel 2018, è stato inaugurato il primo giardino pensile terapeutico, messo a servizio delle pazienti oncologiche, presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs di Roma e altri progetti simili sono in cantiere. I giardini sono anche uno degli elementi fondamentali dei Maggie's Centres, nel Regno Unito, che offrono sostegno pratico e psicologico a chi convive con il cancro.
Vengono commissionati a paesaggisti prestigiosi – come Dan Pearson , Jinny Blom e Piet Oudolf – che lavorano in tandem con gli architetti. «Ogni volta che qualcuno arriva nei nostri centri trova un giardino e una luce leggermente diversa, e così cambia anche l'esperienza che vive», spiega Laura Lee, chief executive dell'organizzazione. «Ha effetto sul cuore, sull'anima e sullo spirito. Potrebbero sembrare affermazioni esagerate, ma sappiamo che un giardino risveglia e attiva reazioni positive».
L'anno scorso la charity ha aperto uno dei suoi centri più grandi nel Surrey, all'ospedale Royal Marsden Sutton, dove l'edificio realizzato dall'architetto Ab Rogers è circondato dal paesaggio progettato dall'olandese Piet Oudolf. «È un visionario, ma ha bisogno di spazio per creare un certo tipo di impatto», dice Lee commentando l'estetica “quattro stagioni” di Oudolf, che sceglie le piante per forma, texture e durata. Un sentiero serpeggiante si snoda sotto gli alberi attraverso un giardino boschivo punteggiato di felci. Ci sono anche aree più soleggiate, con prati di erba alta e ariosa che danno struttura e volume. Tra queste, la lucente sesleria autumnalis, la molinia caerulea “transparent”, la sporobolus heterolepis e la echinacea pallida – con i suoi petali cascanti – tra le erbacee preferite dal progettista. Tutto questo, piantato nel suo inconfondibile stile che prevede ampie fasce, aiuole e sentieri sinuosi, nutre la nostra inconscia predilezione per paesaggi spontanei e irregolari. L'opera di pionieri come Oudolf ha portato nel design un approccio progettuale più fluido.
«Credo che il concetto di un outdoor minimalista e rigido, che ci imponga di sederci su una certa panchina, camminare in linea diretta e ammirare un certo oggetto disposto ad arte, sia ormai superato», dice l'architetto paesaggista Tom Stuart-Smith . «Più l'ambiente urbano diventa opprimente e strutturato, più cresce il bisogno di spazi che le persone possano leggere ed esplorare in modo autonomo».
Le Jardin Secret a Marrakech, del paesaggista Tom Stuart—Smith.
Per Stuart-Smith è sempre più importante offrire la possibilità di scegliere, anche in contesti urbani ristretti. «Al posto di itinerari prevedibili, si cerca di creare un insieme di possibilità», racconta. Ovvero giardini che si svelano lentamente, paesaggi che sappiano riservare sorprese.
Le Jardin Secret di Stuart-Smith a Marrakech è un ottimo esempio di questo stile. Si snoda attraverso panorami e vedute incredibili tra piante dalla forte riconoscibilità. Si può dire che l'elemento fondamentale che fa di un giardino un luogo curativo sia la sua capacità di offrire un'atmosfera immersiva.
L'ultimo progetto di Stuart-Smith, l'Horatio's Garden del Royal National Orthopaedic Hospital di Londra, inaugurato a fine luglio, consente a degenti e personale di dimenticare per qualche tempo la vita in reparto e di immergersi in un ambiente positivo. Ma intende essere anche un giardino-vetrina, un esempio per il Servizio Sanitario Nazionale. Chiunque segua il profilo Instagram di questo geniale architetto paesaggista conoscerà bene i video delle sue passeggiate, spesso guidate dal terrier Rabbit, nel giardino ideato nel 2011 insieme al professore James Hitchmough. Nella luce bassa e dorata di una sera di fine estate, è di una bellezza mozzafiato.
Stuart-Smith dirà che l'effetto finale non è necessariamente opera sua – ma dell'alchimia della natura – eppure bisogna saper mixare gli ingredienti giusti fin dalla progettazione. «Quando inizio a ideare un giardino parto dal mood che mi piacerebbe evocare. Ottenerlo è il risultato di un insieme complesso di centinaia e centinaia di piccole esperienze che si armonizzano fra loro», conclude. «Voglio creare spazi in cui, passeggiando, capiti di sfiorare qualcosa, realizzare che è vivo e sentirsi immediatamente meglio e su di morale per questo. Per me scoprire un giardino ben progettato è quasi come trovare il Santo Graal».
5 foto
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy