di Maria Teresa Manuelli
I fratelli Dovo a Shanghai
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Con i suoi 468 metri di altezza e le sue cinque sfere l’Oriental Pearl Tower di Shanghai è la quarta più alta torre delle telecomunicazioni al mondo. La sua forma è basata sull’evocativo suono prodotto dal liuto, tratto da un poema della dinastia Tang. All’interno si trovano ristoranti, spazi espositivi, centri commerciali e un albergo.
La fornitura di gelati e sorbetti in tutta la struttura da maggio è affidata a un produttore italiano, la genovese Premiata Gelateria Tonitto, guidata dai fratelli Dovo. «Essere presenti in uno dei luoghi simbolo della Cina è per noi il segnale che anche una piccola-media impresa, con la giusta cultura del lavoro, può crescere e arrivare in alto», afferma Luca Dovo, amministratore delegato dell’azienda.
Il percorso di Tonitto da Genova alla Cina è iniziato nel 2017 dopo circa un anno e mezzo di lavoro sulla ricettazione dei prodotti, affinché fossero coerenti con i gusti e con le richieste della legislazione cinese. «Collaboriamo con un nostro partner cinese a Shanghai che ha avviato una startup proprio per portare nel suo Paese la cultura del gelato italiano di qualità». Nella torre sono presenti tutti i gusti dell’assortimento dei “mantecati”, che vengono offerti ai clienti dell’hotel e dei ristoranti e animano i diversi piani dell’edificio con carretti itineranti.
Il mercato cinese del gelato è il secondo più ampio al mondo, con un giro d’affari globale di circa 9 miliardi di euro. «Ma è ancora un mercato in evidente crescita, potenzialmente da sviluppare, visti i numeri della popolazione – spiega Dovo –. Per questo siamo molto eccitati all’idea che i nostri prodotti possano essere apprezzati in un ambiente così esclusivo e unico al mondo. È una vetrina eccezionale e ci aspettiamo che questo importante traguardo possa aprire anche nuove vie».
Luca Dovo, nato e cresciuto «respirando l’aria dell’azienda di famiglia», è ufficialmente entrato a far parte dell’organizzazione negli anni Novanta. Racconta che “Tonitto” era il soprannome del nonno, Antonio, che nel 1939 decise di aprire una gelateria a Genova. Dato il grande successo dell’attività, una volta subentrato al nonno, il padre Alfredo ampliò il lavoro trasformando la gelateria in un laboratorio di gelati, prima artigianale e poi industriale. Oggi il brand è presente nella grande distribuzione italiana ed estera, ma in questo passaggio l’impegno dell’azienda è stato quello di rimanere fedele alle “ricette casalinghe”, per garantire la massima genuinità dei prodotti.
«I consumatori cinesi amano molto l’Italia e i prodotti alimentari italiani. Accanto alle nostre ricette classiche, come cioccolato, crema, pistacchio, desiderano ritrovare gusti locali, sesamo nero, tè matcha, e formulazioni più leggere, magari vegan o free-from, in linea con i trend internazionali in tutte le categorie».
L’export ha un peso importante per l’azienda. In Italia il marchio genovese è presente in circa 15mila punti vendita della Gdo e viene distribuito nel mondo in più di 20 Paesi, dall’Europa fino appunto all’Oriente. «Possiamo dire che la Cina e i mercati asiatici rappresentano sicuramente uno dei pilastri del nostro futuro. L’export in generale, non solo in Asia, è per noi il motore principale della crescita. Le torri ci piacciono, anche quelle in altri Paesi. Ma andremo per gradi, consapevoli dei nostri limiti e delle difficoltà. Però, da buoni liguri, siamo tenaci, a volte testardi e amiamo allargare lo sguardo lontano».
Nonostante un rallentamento delle vendite dovuto all’emergenza sanitaria, l’azienda nel 2020 prevede di raggiungere un fatturato di 10 milioni di euro, in crescita del 20% rispetto all’anno precedente.
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