di Paco Guarnaccia
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Il poco più che trentenne argentino-spagnolo Felipe Pantone è riuscito con le sue installazioni, i suoi murales, i suoi lavori di design a cogliere perfettamente lo spirito di questi tempi in continua evoluzione, in cui fisico e digitale si intrecciano sempre più frequentemente nell'arte. Colori al neon, ma anche bianco e nero, forme geometriche, giochi di luce, dinamismo e staticità e riferimenti alla pixel grafica dei computer sono la firma della sua espressione artistica. Un percorso, il suo, che dalle pareti della città lo ha poi portato a personalizzare il palazzo della manifattura di Zenith e a realizzare un orologio in collaborazione con la nota marca svizzera.
Nato nel 1986 a Buenos Aires, Felipe Pantone è cresciuto in Spagna dove all'età di 12 anni ha cominciato a fare graffiti. Poi si è laureato in Belle Arti. Oggi è uno dei più famosi street artist del mondo.
Quando hai capito che l'arte sarebbe diventata la tua professione? È stato un passaggio naturale. Ma se devo citare un momento preciso ne ricordo uno in particolare. Avevo 13 anni e stavo dipingendo con le bombolette spray una parete in strada. Un signore che stava aprendo il suo bar mi vide e mi offrì di lavorare su un muro all'interno del locale. Realizzai qualcosa che richiamava l'Egitto e, con i soldi guadagnati, mi comprai una bicicletta. Da quel momento, ho sempre fatto lavori pagati come quello per sopravvivere…
Come definiresti la tua arte? I miei lavori sono sia visuali sia esperienze materiali e riflettono quello che riesco a cogliere dai tempi che stiamo vivendo: la rivoluzione digitale, la comunicazione globale, i viaggi, la velocità e la trasformazione.
In che modo nascono le tue opere e i tuoi progetti? Può succedere che nascano da richieste specifiche o che mi vengano in mente e inizi a crearle. Lavoro alla visual art un po' come fa uno scrittore che ogni giorno scrive al computer.
Quali sono le difficoltà nel rendere forme d'arte degli elementi digitali? In un certo senso l'arte astratta fa sempre riferimento al mondo reale. Quello che faccio è individuare elementi che penso possano essere inerenti anche al digitale, astrarli e poi usarli, in modo esplicito o distorto, nelle mie composizioni.
Il Defy 21 Felipe Pantone ha cassa in ceramica nera e movimento automatico El Primero 9004. Lancette, contatori e indici sono personalizzati dall'artista. 100 esemplari. Prezzo: 18.600 euro.
In che modo i giovani si approcciano all'arte in quest'epoca di rivoluzione digitale? Sono più aperti rispetto alle generazioni passate. Io, che ho un'età che anagraficamente mi porta a tenere un piede nel mondo analogico, molte volte penso ai formati tradizionali. Ma l'arte è molto più grande e l'era digitale permette di aprire molte più porte del passato.
Come sei entrato in contatto con Zenith? Conoscevo la maison, ma non ero molto aggiornato sulle loro novità. Lo sono diventato nel 2018 grazie alla loro collaborazione con Swizz Beatz (un premiato rapper, dj e producer americano, nda.) che mi telefonò per raccontarmi di quell'incontro. In seguito, senza che Zenith sapesse della mia conversazione con Swizz, mi contattarono per offrirmi la possibilità di creare un mio orologio: un sogno che si avverava.
Perché? Cosa rappresenta per un artista come te l'orologio? L'orologeria racconta i progressi tecnologici dell'uomo che, fin da quando ha iniziato a misurare il tempo, ha lavorato per rendere perfette queste macchine e portarle al livello, altissimo, in cui sono oggi. Anche solo per questo, gli orologi sono affascinanti. Anche per il design: sono oggetti che vivono nella cultura visiva di tutti e attraverso i quali si possono esprimere molte cose.
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