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Molteni&C, fermati i cloni made in Cina. Stop alla fabbrica delle 108 imitazioni

di Giovanna Mancini

La battaglia dell'imprenditrice di Napoli: salviamo Made in Italy

Dietro la contraffazione di «copie fedelissime» c’erano tre società cinesi. Riconosciuti tutti i diritti di proprietà intellettuale e il risarcimento del danno

6 aprile 2021
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3' di lettura

La segnalazione era arrivata dagli area manager del gruppo in Cina, un mercato importantissimo per Molteni&C. Era la fine del 2018 e durante una fiera del mobile di Shanghai, avevano scoperto che un’azienda cinese proponeva, con marchio Hothing, alcuni prodotti «uguali identici ai nostri. Copie fedelissime», ricorda Marco Piscitelli, managing director di Molteni Group, una delle principali realtà italiane dell’arredo-design, con sede a Giussano, in Brianza.

La reazione dell’azienda italiana è immediata: «Abbiamo coinvolto l’ambasciata a Pechino e attivato tutti i canali istituzionali – spiega Piscitelli -. Non potevamo rimanere inermi di fronte a un fatto che arrecava un grave danno economico e di immagine al nostro marchio, oltretutto su un mercato in cui stiamo investendo molto». Oggi Molteni&C (la più grande delle quattro aziende del gruppo, che raggiunge un totale di 365 milioni di fatturato consolidato nel 2019 e conta circa mille dipendenti nel mondo) è presente in Cina con otto flagship store e tre shop-in-shop, a cui presto se ne aggiungeranno altri cinque e due rispettivamente.

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L’azione giudiziaria

Le prime lettere di diffida, tuttavia, non hanno ottenuto alcun risultato. «Perciò abbiamo deciso di affidarci a un importante studio legale americano, specializzato in cause di questo genere, con lunga esperienza anche in Cina», prosegue il managing director. L’azione giudiziaria per violazione del diritto d’autore e concorrenza sleale ha avuto inizio nel dicembre 2019, presso la Corte di Nanchino, uno dei tribunali cinesi più sensibili e attenti alle questioni di questa natura. Da quel momento è partito un lungo iter che si è concluso solo alla fine dello scorso febbraio, con una negoziazione a favore dell’azienda di Giussano.

Il gruppo italiano ha scelto infatti di non intentare una causa: il risarcimento economico sarebbe stato probabilmente superiore a quello ottenuto con la transazione, ma i tempi si sarebbero allungati e nel frattempo la produzione e vendita delle imitazioni sarebbero proseguite. «Abbiamo scoperto che dietro questa vicenda c’erano tre società – precisa Piscitelli –: la Hothing che commercializzava i prodotti, controllata da un’altra società che li produceva, e anche un rivenditore finale che distribuiva i prodotti». Ben 108 pezzi a marchio Hothing che erano imitazioni di buona parte del catalogo del brand italiano. «La strada della transazione è stata la scelta migliore – aggiunge il manager –. Abbiamo ottenuto tutto quello che volevamo».

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Il risarcimento

Le tre società hanno dovuto riconoscere a Molteni&C i diritti di proprietà intellettuale, risarcendo inoltre il danno di immagine; hanno dovuto cessare immediatamente la produzione, commercializzazione e promozione dei 108 prodotti imitati; e infine hanno dovuto distruggere eventuali giacenze di magazzino. Non potranno ricostituirsi in nessuna forma, né come singolo azionista o sotto altro nome, né attraverso società riconducibili a uno dei tre soggetti.

L’azione si è articolata in quattro procedimenti: tre per la violazione del copyright di altrettanti prodotti (il tavolo Arc di Foster+Partners; la cassettiera Teorema di Ron Gilad e la poltrona D.154,4 di Gio Ponti) e uno per concorrenza sleale, relativo agli altri oggetti. «È stata dura, ma ne è valsa la pena – afferma Piscitelli – per noi come gruppo, ma anche come precedente per le tante aziende italiane che operano in Cina e che in quel Paese vedono un’opportunità: negli ultimi anni è aumentata la sensibilità su questi temi e spero che la soluzione a nostro favore possa dimostrare che si può fare business in Cina tutelando al contempo i propri diritti».

Una vittoria per Molteni&C, che si accompagna a un avvio d’anno di forte ripresa, con vendite in aumento del 30% nei primi tre mesi, rispetto allo scorso anno. Anche il 2020, alla fine, ha dato buoni risultati: «Per Molteni e Dada è stato il secondo miglior anno di sempre in termini di vendite, nonostante lo slittamento di due importanti progetti nel settore contract – aggiunge Piscitelli –. Inoltre è stato il migliore anno in assoluto per gestione operativa e indici finanziari». Buoni risultati confermati anche dall’assunzione di 24 persone (di cui il 50% donne) e da un incremento di quasi il 20% del premio di produzione per tutti i dipendenti».

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