di padre Enzo Fortunato
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Ci troviamo di fronte a una svolta epocale, di carattere antropologico, sociologico, economico e ambientale, nonché culturale e spirituale. La svolta antropologica è data dalla presa di coscienza che questa epidemia ci ha posto dinanzi, “schiaffeggiandoci” senza mezzi termini, facendoci percepire tutta la nostra finitudine e precarietà. A livello sociale, in una società tutta basata sul successo, stiamo prendendo atto che ci sono i forti che reggono l’urto della crisi.
E ci sono i fragili, che stanno rischiando il fallimento o sono già falliti. Sono imprenditori che si vergognano di parlarne, mettendo a repentaglio la stessa vita.
Papa Francesco già aveva messo in guardia, nella Laudato Si’, e confermato, nella Fratelli Tutti, che la crisi ambientale ed economica, nonché sanitaria, innescata dal Covid-19, lungi dall’essere un fallimento, potrebbe rappresentare una straordinaria opportunità di cambiamento per l’economia globale.
Una opportunità che cogliamo, attraverso l’incontro che oggi inizia in modo virtuale ad Assisi con «The Economy of Francesco». Si vive non solo un incontro: nasce di fatto un nuovo movimento, con oltre 2mila tra economisti, ricercatori, imprenditori sociali, e attivisti. Arrivano da 120 Paesi del mondo e hanno tutti e tutte meno di 35 anni. I “Villaggi” sono connotati da 12 gruppi tematici, che hanno elaborato proposte su vari temi.
Il cuore della riflessione fa emergere che il mercato funziona per i beni privati, ma non per quelli pubblici. Funziona per la vendita di scarpe e computer, e beni di consumo; ma per l’inquinamento e il buco dell’ozono, non è adeguato.
Quindi si tratta, e questi giovani lo faranno, di cambiare il mercato in un’ottica anche civile. Non ci si sofferma, ed è qui il grande come, all’idea del green o di una superficiale e vaga idea di sostenibilità. Moltissime imprese sono diventate green, ma non si occupano dei poveri e degli ultimi. Ecco perché è necessario un approccio diverso, come ci ricorda Papa Bergoglio.
Il grido della terra e il grido dei poveri non possono essere disgiunti. I giovani che si ritrovano ad Assisi da oggi a sabato, lo hanno sottolineato anche Luigino Bruni, suor Alessandra Smerilli, Stefano Zamagni e il neo cardinale padre Mauro Gambetti, e lo abbiamo visto e toccato con mano, sono giovani che hanno ben chiaro che il modello capitalistico sta uccidendo non solo oceani e foreste, ma anche l’uomo.
I giovani collegati con Assisi, questo nuovo e grande movimento, sono attenti a evitare sprechi, non usano mezzi di trasporto inquinanti e soprattutto, il loro guadagno viene reinvestito per vivere e diffondere la logica più importante che dona dignità all’uomo: l’inclusione.
Tutto questo è una sana sfida all’uomo ferito dal Covid e un appello a coloro che si collegheranno con Assisi, che nasce da modelli strutturali di economie alternative. L’economia è chiamata a rigenerarsi, come si era rigenerata nel 1200 con i Monti Frumentari e i Monti di Pietà, per arginare la piaga dell’usura, la ferita della sopraffazione, e per includere.
Il Papa interverrà sabato pomeriggio, alle 17.30, con un video messaggio, diffuso sulla piattaforma dell’evento francescoeconomy.org, partendo da un presupposto, che si spera ormai chiaro a tutti: «L’attuale sistema economico è insostenibile. Siamo di fronte all’imperativo morale, e all’urgenza pratica, di ripensare molte cose: come produciamo, come consumiamo, pensare alla nostra cultura dello spreco, la visione a breve termine, lo sfruttamento dei poveri, l’indifferenza verso di loro, l’aumento delle disuguaglianze e la dipendenza da fonti energetiche dannose. Tutte sfide. Dobbiamo pensarci».
Questa tappa può essere decisiva verso la costruzione di un nuovo modello economico, politico, sociale e culturale, ma anche per una nuova umanità.
Credo che San Francesco avrebbe ripetuto le parole di un “giullare”, Charlie Chaplin, che con Il Grande Dittatore, oltre a farci sorridere, ci fa soprattutto riflettere: «Tutti noi esseri umani dovremmo unirci, aiutarci sempre, dovremmo godere della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca e sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato. (...) Uniamoci tutti! Combattiamo tutti per un mondo nuovo, che dia a tutti un lavoro, ai giovani la speranza, ai vecchi la serenità ed alle donne la sicurezza. (...) Combattiamo per abbattere i confini e le barriere. Combattiamo per eliminare l’avidità e l’odio. Un mondo ragionevole in cui la scienza ed il progresso diano a tutti gli uomini il benessere».
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