di Leopoldo Benacchio
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La prossima impronta umana sulla Luna, nel 2024, sarà di una donna che ci arriverà, assieme a un compagno astronauta come lei, grazie a un mezzo completamente nuovo che verrà realizzato da una delle tre compagnie scelte da Nasa il 30 aprile scorso, che si sono qualificate nella gara aperta dall'Agenzia americana alla fine del 2019.
In ordine di classifica troviamo Dynetics, alla guida di un gruppo di altre 25 imprese, poi Blue Origin di Jeff Bezos alla guida di un consorzio molto più ristretto e infine SpaceX di Elon Musk. L'Italiana Thales Alenia Space è in pole position nel consorzio guidato da Dynetics.
Sono 967 i milioni di dollari messi sul piatto da Nasa e 10 i mesi per dimostrare di essere i più bravi, ma soprattutto di offrire la soluzione migliore sotto tutti i punti di vista. Una gara sul filo del rasoio dato che alla fine del periodo Nasa sceglierà le due sole cordate cui affidare la realizzazione, una delle tre verrà eliminata.
Stazione spaziale lunare
Per andare sulla Luna Nasa mette sul piatto il nuovo e potente razzo Orion, nella speranza che non ritardi l'appuntamento del 2024, che
porterà il mezzo di allunaggio prescelto fino all'orbita lunare. Per la verità il programma completo prevede la costruzione di una Stazione spaziale lunare, Artemis, che si metterà in orbita stabilmente attorno al nostro satellite e sarà la vera piattaforma finale da cui partire per viaggi ricorrenti sulla Luna e a cui tornare, dopo aver finito la propria missione o turno di lavoro. Si pensa infatti, grazie alle promesse a e agli atti formali di Trump, di sfruttare le risorse minerarie. Artemis sarà anche la base da cui spiccare il volo per il grande salto a lungo sognato: Marte.
Per il momento ci si deve accontentare di far tornare sulla Luna qualcuno, visto che il nostro desolato satellite non vede l'umanità calpestarlo dal lontano 1972 alla fine del programma Apollo che, secondo i canoni attuali, peccò di maschilismo. Facendo scendere per prima una astronauta e chiamando Artemis, sorella di Apollo il programma, Nasa spera tenta ora di riabilitarsi.
La soluzione proposta da Dynetics è risultata al momento la migliore e nel suo sviluppo pesa la notevole esperienza accumulata da questa impresa, specialmente nel non facile campo delle commesse spaziali militari. Dentro al pacchetto c'è però tutta la esperienza e la voglia di fare di Thales Alenia Space, joint adventure fra Leonardo, 33%, e Thales, 67%.
Tradendo per un attimo il proverbiale understatement torinese Walter Cugno, vice presidente della esplorazione e scienze di Thales Alenia Space, esprime un contenuto orgoglio per essere parte della cordata finora migliore in una gara così difficile ed esclusiva.
La soluzione proposta da Dynetics è quella di un modulo che trasporti gli astronauti sul suolo lunare e anche che possa da lì ripartire a fine missione, mentre per esempio la soluzione di Blue Origin prevede mezzi a più componenti diverse utilizzate per allunare e poi ripartire, in pratica tre comparti diversi.
Importante quel che farà l'Italia, grazie alla eccezionale esperienza accumulata da Thales Alenia Space nella costruzione di più del 50% della superfice calpestabile della Stazione Spaziale Internazionale, Iss. Ci ricordiamo probabilmente dell'immagine degli astronauti, compresi i nostri italiani Parmitano e Cristoforetti, che si godono la vista della Terra da una specie di bowindow, la cosiddetta cupola, che è un gioiello di tecnologia e ingegneria spaziale.
Importante anche l’esperienza avuta nella costruzione dei mezzi Cygnus, grandi contenitori che sono in effetti mezzi ipertecnologici che vanno alla Iss per il rifornimento periodico.
Il contributo italiano
Il mezzo proposto da Dynetics, come illustra Cugno, avrà una cabina astronauti bassa, per facilitare la discesa, che verrà realizzata da Thales Alenia Space in alcune parti essenziali: oblò di visione, pressurizzazione, portellone di uscita.
«Oltre a questa importante realizzazione in una gara ancora tutta da decidere siamo impegnati in ambito Esa con il modulo abitativo e nella realizzazione di un cosiddetto rifugio lunare per gli astronauti, per questo direttamente noi con gli Usa», afferma Cugno.
Questa fase di partecipazione e sviluppo sarà supportata, per la impresa italiana, direttamente dall'Agenzia Spaziale Italiana fino alla qualificazione finale, che sarà invece ovviamente in carico a Nasa.
Space X, terzo concorrente, propone una soluzione completamente diversa: il suo super razzo Starship, lo stesso che dovrà portare gli astronauti di Musk anche su Marte, arriverà direttamente sul satellite e con manovre già provate sulla Terra, si poserà al suolo lunare.
Forma del vettore e modalità sono incredibilmente simili al film di fantasia del grande Fritz Lang “Una donna sulla Luna”, del 1929, perfettamente visibile sul social Youtube.
Il lavoro prosegue, sperando che la pandemia allenti perché in questo campo, forse più che in altri, è necessario lavorare in presenza. I progetti per il futuro non mancano quindi, le persone ci sono per i tanti progetti, non dimentichiamo l'impegno per le missioni marziane europee del 2022 e oltre.
«Certo speriamo di poter avere giovani cui trasferire conoscenze che abbiamo accumulato in questi anni e competenze che sono uniche nel nostro campo», conclude Cugno.
Leopoldo Benacchio
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