di Marcello Frisone
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Riduzione dell’ Iva sia sull’acquisto di abbigliamento e articoli sportivi, sia sull’abbonamento per impianti e palestre, nonché l’estensione del bonus affitti alle Pmi con fatturato superiore ai 5 milioni. Sono le richieste del mondo dello sportsystem italiano che fa i conti con il post lockdown e che, senza un rilancio adeguato, rischia di bruciare 2,6 miliardi di euro e migliaia di posti di lavoro.
I numeri del settore
Dopo 3 mesi di inattività, produzione e mercato fermi hanno messo in ginocchio anche il comparto dell’attrezzo, della calzatura e dell’abbigliamento sportivi.
Il settore rappresentato da Assosport (Associazione nazionale tra i produttori di articoli sportivi che raggruppa 130 aziende e 350 brand del comparto) ha stimato nel 2020 (dati Cerved, prima dell’emergenza Covid-19 ) un fatturato aggregato di 13 miliardi di euro. Nel 2018, il fatturato era costituito per il 55% dall’abbigliamento, per il 27% dal settore articoli sportivi, e per il rimanente 18% dalle calzature.
Senza un rilancio adeguato, però, si rischia a causa della pandemia di mandare in fumo il 20% del volume d’affari e di lasciare senza lavoro migliaia di persone tra dipendenti e liberi professionisti.
Le richieste di Assosport
«Fare sport - dichiara Federico De Ponti, presidente di Assosport - non fa bene soltanto alle aziende, ma fa bene anche alle persone. Gli italiani sono stati rinchiusi in casa per 3 mesi e, lo dicono i medici, questa inattività può avere delle ripercussioni importanti sulla loro salute, con costi sanitari incalcolabili. Per un rilancio dell’attività fisica e un sostegno alle imprese - continua De Ponti - chiediamo al Governo che intervenga subito per ridurre l’Iva dal 22% al 4% sull’acquisto di abbigliamento e articoli sportivi fino al 30 luglio e poi, per un periodo più lungo, sui costi di fruizione degli impianti e delle palestre, per rilanciare immediatamente i consumi interni. Inoltre - aggiunge De Ponti -, chiediamo che venga esteso il bonus affitti alle piccole e medie imprese con fatturato superiore ai 5 milioni di euro, adesso ingiustamente escluse. Se non viene garantita la continuità aziendale a tutte quelle realtà che sono la linfa del tessuto economico del nostro Paese, il rischio è che si inneschi un effetto domino con fallimenti a catena. Siamo convinti che dallo sport possa arrivare un forte impulso alla ripartenza economica del Paese e a quella psicologica degli italiani, ma va aiutato».
Un’eccellenza a rischio
A essere in pericolo è un settore che spicca per eccellenze e prodotti di alta qualità, tra i fiori all’occhiello del nostro Paese all’estero. «Prima dell’emergenza Covid 19 – conclude De Ponti –, l’export delle nostre aziende rappresentava una quota sempre maggiore del loro fatturato, addirittura oltre l’82% nel comparto della calzatura sportiva. Abbiamo chiuso il 2019 da secondo Paese esportatore d’Europa di articoli sportivi, vendendo soprattutto negli Usa, Francia, Germania, Regno Unito e Svizzera».
Marcello Frisone
Redattore
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