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Decine di arresti per ’Ndrangheta, indagato il leader Udc Cesa

Colpo alla 'ndrangheta: 50 arresti, indagato Lorenzo Cesa

Per l’esponente centrista l’accusa è di associazione a delinquere aggravata dalle modalità mafiose. Il segretario dell’Unione di centro si è dimesso da ogni incarico politico: “Mi ritengo totalmente estraneo ai fatti”

21 gennaio 2021
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3' di lettura

C’è anche il segretario dell’Unione di Centro (Udc), Lorenzo Cesa, tra gli indagati dell'operazione contro la ’Ndrangheta denominata “Basso profilo”, coordinata dal Procuratore Nicola Gratteri e dalla Dda di Catanzaro. Per Cesa l’accusa è di associazione a delinquere aggravata dalle modalità mafiose. In particolare l’esponente centrista, che all'epoca dei fatti, il 2017, era eurodeputato dell'Udc, d'intesa con Francesco Talarico - l'assessore regionale al Bilancio ed ex presidente del Consiglio regionale arrestato stamani nella stessa operazione e all'epoca segretario regionale dell'Udc calabrese - avrebbe aiutato due imprenditori, indagati nella stessa inchiesta e ritenuti legati a cosche di 'Ndrangheta del Crotonese e del Reggino ad ottenere appalti nel settore della fornitura di materiali per l'antiinfortunistica

L’accusa di ”intercedere” per pilotare appalti pubblici

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I due politici, scrivono i Pm nel capo di imputazione, “avrebbero assicurato di intercedere con pubblici ufficiali in servizio presso enti pubblici ovvero con amministratori di società in house a livello nazionale (i cui enti o società avrebbero bandito gare di appalto per forniture di prodotti antinfortunistici ovvero di pulizie), nonché proponendosi di corrompere altri pubblici ufficiali preposti alle stazioni appaltanti ovvero, per le società in house, ai competenti uffici appalti”. Cesa, in particolare, scrivono i Pm in un altro passaggio, “si impegnava ad appoggiare il gruppo per soddisfare le mire dei sodali nel campo degli appalti. Con le condotte in parola contribuivano a salvaguardare gli interessi delle compagini associativa di tipo 'ndranghetistico di riferimento, in particolare le cosche dell'alto Jonio catanzarese e del basso Jonio crotonese”, cui era legato un altro indagato, Antonio Gallo, “e le cosche reggine” cui era legato , Antonino Pirrello, ugualmente indagato dai magistrati.

Al centro dell’inchiesta, hanno spiegato gli inquirenti in conferenza stampa, c’è un pranzo datato 7 luglio 2017 con l'allora europarlamentare Udc Lorenzo Cesa in un ristorante romano voluto dall'imprenditore Antonio Gallo - attorno a cui ruota l'inchiesta della Dda di Catanzaro - per suggellare un patto criminale relativo alla gestione degli appalti. Nel corso dell’incontro, favorito da Franco Talarico, all'epoca segretario regionale dell'Udc calabrese, Gallo secondo l'accusa avrebbe ottenuto da Cesa l’accesso, con modalità illecite, ad appalti per la fornitura di prodotti antinfortunistici erogati dalla sua impresa e banditi da enti pubblici economici e società in house.

L’esponente Udc: ”Mi ritengo totalmente estraneo”

Appresa la notizia delle accuse a suo carico Cesa - la cui casa romana è stata perquisita questa mattina dal personale della Dia - si è dimesso da ogni incarico: “Ho ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017. Mi ritengo totalmente estraneo, chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla procura competente. Come sempre - ha dichiarato Cesa - ho piena e totale fiducia nell'operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale come effetto immediato”.

Agli arresti anche membro della Commissione Covid

Tra gli arrestati nell’ambito dell'operazione “Basso profilo” compare anche Natale Errigo, che risulta essere stato nominato nella struttura del Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica Covid-19. Tra i suoi incarichi anche quello di componente del team per la gestione della distribuzione dei prodotti (mascherine, dispositivi per la sicurezza individuale, il vaccino anti covid) nonché il contatto con i fornitori e con le strutture destinatarie. Errigo è accusato di scambio elettorale politico-mafioso in relazione alla campagna elettorale per le politiche del 2018 di Franco Talarico, all'epoca segretario regionale dell'Udc. L'uomo, imparentato con esponenti della cosca De Stefano-Tegano del quartiere Archi di Reggio Calabria, consulente aziendale e referente di imprese che intendeva favorire, per l'accusa, insieme ad altri soggetti legati alle cosche, avrebbe stipulato un “patto di scambio” con Talarico. In cambio Errigo avrebbe chiesto entrature nel settore degli appalti.

Nel corso dell’inchiesta gli inquirenti avrebbero accertato la movimentazione illecita di denaro per un valore di oltre trecento milioni di euro coordinata da esponenti di spicco di alcune cosche calabresi attive nelle provincie di Catanzaro, Vibo e Crotone come “Bonaventura” “Aracri”, “Arena” e “Grande Aracri”, nonché diversi “colletti bianchi”, imprenditori di spessore ed esponenti della Pa collusi, secondo l'accusa, con le organizzazioni criminali. Tredici persone sono state arrestate e portate in carcere e 35 ai domiciliari.

Nei confronti del notaio Rocco Guglielmo, di 58 anni, uno dei più noti ed attivi professionisti calabresi, è stata invece emessa un’interdittiva antimafia. Oltre alle misure cautelari, la Procura della Repubblica di Catanzaro ha disposto l'esecuzione di numerosi sequestri di beni costituiti da compendi aziendali, immobili, autoveicoli, conti correnti bancari e postali per un valore che è stato definito “ingente”.


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