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Premio Parete 2020 a Giorgio Armani per l’eccellenza nell’economia

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Giorgio Armani

Giorgio Armani

Una «personalità straordinaria che ha fissato un’inconfondibile impronta su un’epoca e che, ancora oggi, lo rende l’icona italiana per eccellenza nel mondo»

29 giugno 2020
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3' di lettura

Una «personalità straordinaria che ha fissato un’inconfondibile impronta su un’epoca e che, ancora oggi, lo rende l’icona italiana per eccellenza nel mondo»: questa la motivazione che ha fatto vincere a Giorgio Armani il Premio Parete 2020 per l’eccellenza nell’economia che sarà assegnato allo stilista e imprenditore in autunno all’università Bocconi.

Piacentino di nascita, milanese di adozione, Re Giorgio ha conquistato il mondo creando un’identità unica, simbolo dell’eleganza italiana all’estero. Giorgio Armani è fondatore dell’azienda omonima, uno dei marchi più importanti al mondo nel campo della moda. Un vero e proprio impero che vanta al suo interno linee di moda maschile e femminile, cosmesi, food, bar, ristoranti e hotel.

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Attivo nel campo della moda dal 1965, negli anni Settanta Armani diventa uno dei protagonisti del boom che quell’industria stava vivendo in quel decennio. Creatore di veri e propri capi iconici, riconoscibili in ogni parte del mondo, ha affiancato il suo nome anche a un’altra passione: lo sport. È proprietario dell’Olimpia Milano, la squadra di basket della città meneghina, riportandola al successo nel 2013-2014, con la conquista dello scudetto che mancava da diciotto anni. I suoi abiti vestono la Nazionale di calcio italiana e con la sua linea EA7 è lo sponsor tecnico della spedizione italiana alle Olimpiadi dal 2012.

Innamorato del suo Paese, non ha abbandonato l’Italia nel momento più difficile durante l’emergenza Covid-19 di pochi mesi fa, elargendo una cospicua donazione a favore di ospedali e Protezione civile, e donando camici per aiutare il personale sanitario. Armani ha anche annunciato lo spostamento della sfilata Armani Privè da Parigi a Milano, ennesimo simbolo dell’attaccamento dello stilista alla sua città.

La sua premiazione è stata decisa all’unanimità dal Comitato scientifico del Premio Parete, riunitosi quest’inverno in Bocconi. La neonata formazione, naturale prosecuzione dell’impegno del Premio oltre i consueti appuntamenti, ha permesso in vista della Giornata della Memoria 2020 di lanciare il primo progetto: il Network della memoria. Una nuova rete dedicata ai figli dei testimoni dell’Olocausto, che mira a creare una nuova connessione tra i figli dei superstiti, con l’intento di proseguire nel racconto di un periodo atroce attraverso la voce dei discendenti diretti, autentici portatori di quei valori e principi.

Il nome di Armani per il 2020 si aggiunge a quelli di Giovanni Tamburi, premiato in Bocconi nel 2019, Vittorio Colao, premiato nel 2018, e a Marco Carrai, premiato nel 2017. L’evento, andato in scena occasionalmente online a causa dell’emergenza Covid-19, ha voluto ricordare l’impegno civile e la storia del finanziere Ermando Parete, deportato sul finire della Seconda guerra mondiale nel campo di sterminio nazista di Dachau, in Germania. Liberato nel 1945, riuscendo poi a tornare in patria e al paese natio di Abbateggio (Pescara). Da allora, dopo il congedo, la forte volontà di dedicare l’esistenza al ricordo degli orrori subiti, invitato presso scuole e associazioni in tutta Italia, fino alla scomparsa nel 2016 all’età di 93 anni.

La cerimonia di premiazione di Giorgio Armani si svolgerà a ottobre alla Bocconi di Milano. All’evento si affianca una borsa di studio per supportare il percorso formativo di un allievo particolarmente meritevole dell’università. Nel 2018 la borsa è stata assegnata a Chiara D’Ignazio, ex allieva del Liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Pescara, mentre nel 2019 a Emmanuele Luca Varrati, ex allievo del Liceo Enrico Fermi di Sulmona.

Ermando Parete nasce ad Abbateggio, sulle montagne abruzzesi, il 15 febbraio 1923. A vent’anni si arruola nella Guardia di Finanza, diventando sottoufficiale. Durante la Seconda Guerra Mondiale combatte in Jugoslavia e, dopo l’Armistizio dell’8 settembre del 43, cerca di tornare in Italia con i gruppi partigiani. Catturato dalle SS a Cimadolmo (Treviso), viene incarcerato e torturato a Udine. Subito dopo verrà deportato nel campo di sterminio nazista di Dachau in Germania. Nonostante le condizioni disumane, sopravvive fino all’arrivo delle Forze Alleate Usa e alla liberazione avvenuta il 29 aprile del 1945. Scampato alla tragedia della Shoah, dagli anni Novanta e fino alla scomparsa nel 2016, Parete dedica tale parte della vita a raccontare l’orrore vissuto, come monito perché non riaccada e unendo sempre lo sprone positivo di incoraggiare le giovani generazioni, visitando le scuole italiane e le università, incontrando i ragazzi, partecipando a convegni, seminari e dibattiti.La nuova grande caserma della Guardia di Finanza di Pescara, inaugurata nel maggio 2017, è stata intitolata a lui.

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