di Sara Monaci
Coronavirus, Sala: test sierologici ai 4mila conducenti Atm
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Parte la guerra dei test sierologici per l’individuazione della positività al coronavirus. Mentre le istituzioni e le aziende ragionano sulla possibilità di utilizzarli su tutta la popolazione - in attesa del parere definitivo dell’Istituto superiore della sanità che deciderà quali sono i più affidabili - un’impresa produttrice, la TechnoGenetics di Lodi, sta affilando i coltelli contro una sua concorrente, la Diasorin (Vercelli), scelta dalla Regione Lombardia con affidamento diretto per sperimentare i test nel territorio regionale.
La TechnoGenetics ha dato mandato ai suoi legali di muoversi contro la Diasorin in più sedi: dalla Consob alla Procura della Repubblica fino all’Autorità garante della concorrenza. Gli avvocati stanno inviando anche una lettera alla Regione Lombardia e al San Matteo di Pavia, l’azienda ospedaliera in cui la Diasorin sta portando avanti il progetto di sperimentazione e da cui ha ricevuto l’autorizzazione a utilizzare i kit per i cittadini lombardi.
Fatti gli esposti, la battaglia legale si sposterà insidiosamente nel Tribunale amministrativo: la TechnoGenetics procederà a breve anche con un ricorso al Tar della Lombardia. Ricorso che potrebbe avere esiti non di poco conto se venisse accolto (la possibilità di una sospensiva modificherebbe i piani della Regione). Sul dossier sono al lavoro gli avvocati Francesco Abiosi e Ludovico Bruno.
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L’accusa di violazione della concorrenza
Il motivo che ha scatenato il contrasto è la decisione della Regione Lombardia di revocare dopo un solo giorno una manifestazione di interesse (preliminare per la gara) aperta il 6 aprile, senza valutare, sostengono i vertici della società italo-cinese con sede a Lodi, le possibili offerte di altre aziende, magari anche a prezzi più vantaggiosi.
Una decisione criticata
La Diasorin è stata quindi scelta in modo esclusivo dalla Lombardia, e sarà pronta il 21 aprile per iniziare la sperimentazione dei test da realizzare con il prelievo di sangue, processati poi in laboratorio . La certificazione è stata rilasciata dal Policlinico San Matteo di Pavia, a cui la Regione ha deciso di affidare il parere sientifico.
È stata una decisione già criticata dalle forze politiche di opposizione in Lombardia perché arrivata, dicono, più tardi rispetto a quella di altre regioni e città, che si sono già da giorni affidate ai kit rapidi .
La rabbia dei concorrenti
Ma ad arrabbiarsi sono state soprattutto le aziende concorrenti. La TechnoGenetics ricorda che il 20 marzo aveva offerto 20mila test rapidi convalidati da uno studio italiano ma che non sarebbero stati presi in considerazione in quanto il dirigente del San Matteo Fausto Baldanti, consulente di riferimento per la Regione Lombardia, sosteneva non fossero affidabili.
I legali dell’azienda lodigiana ritengono dunque l’illegittimità dell’accordo tra San Matteo, Diasorin e Regione Lombardiadel 26 marzo, peraltro per un prodotto che ancora non esiste ma che blocca le sperimentazioni alternative. La TecnoGenetics sottolinea come le ricerche del San Matteo dovrebbero essere aperte a tutte le aziende.
Intanto la Roche annuncia di aver messo a punto un suo test. La casa farmaceutica svizzera, si legge in una nota, punta a rendere il test disponibile agli «inizi di maggio» nella Ue e «sta attivamente lavorando» con la Fsa americana «per un’autorizzazione d’emergenza».
Per approfondire:
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● Veneto e Friuli Venezia Giulia divise sul test di immunità
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Sara Monaci
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