di Angelo Curtolo
(ANSA)
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Su 347.262 spettatori in 2.782 spettacoli monitorati dall'Associazione Generale Italiana dello Spettacolo tra lirica, prosa, danza e concerti, con una media di 130 presenze per ciascun evento, nel periodo che va dal 15 giugno (giorno della riapertura dopo l'isolamento) ad inizio ottobre, si è registrato un solo caso di contagio da Covid 19, sulla base delle segnalazioni pervenute dalle ASL territoriali.
Una percentuale, questa, pari allo zero e assolutamente irrilevante, che testimonia quanto i luoghi che continuano ad ospitare lo spettacolo siano assolutamente sicuri.
Quando si entra in un teatro, per prima cosa ci viene misurata la temperatura: se è superiore a 37,5° non si entra. Dobbiamo aver indossato la mascherina, che bisogna tenere sempre (alla Mostra del Cinema di Venezia, ad esempio, il personale di sala controllava se, anche durante la proiezione, coprisse bene pure il naso). Ci laviamo le mani alle colonnine degli igienizzanti, che troviamo subito nel foyer. Accediamo alla sala con percorsi ben definiti, diversi da quelli che useremo per uscire. Una volta seduti, ci accorgeremo che siamo ad almeno 1 mt. di distanza da altri spettatori. Noteremo anche che siamo in pochissimi, visti i limiti alle capienze disposti dalla normativa anti-pandemica.
Niente intervallo – così evitiamo di avvicinarci ad altre persone.Certo, per recarsi alla sala ci può essere la necessità di usare il trasporto pubblico – e questo è attualmente un comportamento da disincentivare.Per le organizzazioni questa improvvisa chiusura genera numerose criticità. Con fatica – dopo gli sconquassi legati alla chiusura della scorsa primavera - la Stagione era appena iniziata, si vendono gli abbonamenti, la piantina sta germogliando – e questa è una gelata. Si diventa super esperti nel gestire l'incertezza – dal momento che non si sa se la chiusura continuerà in dicembre (e oltre). Alcune organizzazioni già reagiscono: trasmetteranno i concerti in streaming (il Dpcm ha sospeso gli spettacoli in presenza di pubblico).Ma, come sappiamo e ampiamente dibattuto in primavera, lo streaming è altra cosa dal partecipare come comunità a uno spettacolo dal vivo.Le disposizioni governative portano a riflettere sul tema più ampio, ed è chiedersi quale sia la rilevanza e come venga percepito lo spettacolo dal vivo dalla nostra società. Estremizzando, è intrattenimento o è cultura?
Per Giorgio Strehler e Paolo Grassi era da considerarsi alla stregua di un Servizio Pubblico.Le arti performative, dopo aver proceduto per secoli di dominio incontrastato, hanno conosciuto nel Novecento due formidabili concorrenti: il cinema e la tv. Confronto sostenuto con l'onore delle armi: il pubblico c'è, l'osmosi produttiva tra spettacolo, tv e cinema è prassi. Adesso ecco temibile new entrant: siamo nel turbine della rivoluzione digitale.
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