di Vera Viola
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Un borgo di 5mila anime, definito la “perla del Sannio”, su cui sovrasta il Castello normanno che risale all’anno mille da dove, con un solo sguardo, si abbraccia il panorama di mezza provincia di Benevento: Guardia Sanframondi è diventato un modello della rinascita dei piccoli centri.
Terra da cui i giovani emigravano, lasciando le case del centro storico ormai vuote e in grave stato di degrado. Tanto che numerosi proprietari avrebbero voluto cederle gratuitamente al Comune. Paese non dotato di nemmeno un solo ristorante e tanto meno di alberghi. Abitato da contadini che, di giorno trascorrevano la vita nei campi, e di sera rientravano in città solo per dormire. Alcuni avevano abbandonato la casa nel centro storico per trasferirisi in un’area di nuova costruzione.
La svolta comincia un po’ per caso, quando, nel 2014, il Comune riceve dalla Regione Campania un ristoro per il terremoto di un anno prima di 11 milioni. «Abbiamo fatto un programma di riqualificazione del 50% del centro storico – racconta Floriano Panza, promotore dell’iniziativa, sindaco per dieci anni fino a un mese fa –ristrutturando cinque chiese, i palazzi pubblici di maggiore valore storico, gli immobili del Comune, le strade e rinnovando l’illuminazione». L’avvio dei lavori spinge anche i privati a riattintare le facciate. Ma è il primo passo.
«Chiusi i cantieri – continua a raccontare Panza – abbiamo mostrato il nostro Borgo su un canale televisivo statunitense, House Hunter International, molto seguito all’estero. Offredo case di varia metratura a prezzi molto contenuti, ma da ristrutturare». È tutto qui il programma che il Comune denomina “Riabitare”. L’appello viene ascoltato e gli stranieri sbarcano nel Sannio: comprano le case (a 30, 40, 50mila euro), le ristrutturano, si innammorano del luogo. Molti di essi si trasferiscono e vi portano anche la propria attività lavorativa. Sono 110 gli immobili del centro storico acquistati e ristrutturati tra il 2014 e il 2019 e sono 251 gli stranieri (americani, inglesi, scozzesi e sudafricani) che hanno trasferito a Guardia anche la residenza. «Un miracolo! – commenta Panza – non avevamo incentivi da offrire, solo il wi-fi del comune gratis e il mio numero di telefono per qualunque necessità». E ancora: «È scoccata una scintilla – continua –.Via via si è messa in moto l’edilizia dei piccoli lavori con artigiani locali, sono stati aperti quattro ristoranti e inaugurati cinque B&B con 100 posti letto circa. In qualche palazzo del Comune, quelli rimessi a lucido, alcune coop di giovani hanno avviato ristorazione di qualità». Persino i figli dei contadini sono stati invogliati a rimanere e hanno aperto 20 cantine che imbottigliano la falanghina doc con marchi propri. Il vino, poi, sta diventando il driver per il riscatto dell’intera Valle Telesina e delle Colline Beneventane, specie dopo che nel 2019 la Valle ha ottenuto il riconoscimento di Città europea del vino. «Che bello – dice l’ex sindaco –vedere gli americani che sorseggiano falanghina in piazza ascoltando musica in filodiffusione e poi vengono a vendemmiare con noi» . Da un mese Panza non è più sindaco. Sulla poltrona di primo cittadino siede ora Raffaele Di Lonardo, che guida una giunta mista. I cittadini di Guardia si domadano: continuerà la rinascita del borgo? «Non c’è dubbio – dice Panza – lo vogliono i cittadini. Adesso abbiamo un modello da replicare nell’intera provincia, che corre gravi rischi di desertificazione».
Vera Viola
vice caposervizio
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