di Giulia Crivelli
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All’inizio dell’emergenza sanitaria e poi dei vari lockdown legati, in tutto il mondo, alla pandemia, anche il mondo delle aste è rimasto spiazzato. Ma forse meno di altri settori, perché da tempo le vendite all’incanto si svolgono – almeno in parte – in modalità remota. Ancor prima della rivoluzione digitale e della diffusione di internet, molti compratori, anche per ragioni di anonimato, partecipavano alle aste via telefono. La modalità “virtuale” si è evoluta, certo, di pari passo alla tecnologia e ai tempi del Covid è stata sfruttata dalle maggiori case per gli eventi più importanti dedicati all’arte e a ogni altro tipo di oggetti di alta gamma. Non hanno fatto eccezione orologi e gioielli, come dimostrano i risultati della più importante asta dell’estate, organizzata da Christie’s dal 22 luglio al 5 agosto.
Battezzata New York’s Watches Online: The Collector’s Edition, l’asta offriva oltre 180 lotti: orologi vintage e moderni, da tasca e da tavolo. Obiettivo di Christie’s era soddisfare sia i collezionisti, abituati agli appuntamenti stagionali con eventi come quello newyorchese, sia il crescente pubblico di appassionati asiatici. Cina e Hong Kong trainano il mercato retail e wholesale degli orologi di alta gamma da molti anni e i dati più recenti sull’export dalla Svizzera – alla quale è riconducibile il 90% della produzione mondiale di medio-alta e alta gamma – sono incoraggianti. Archiviato il periodo più strettamente legato alla chiusura delle attività retail in Europa e Asia e a quelle di produzione in Svizzera, i numeri di luglio mostrano esportazioni in salita del 59,1% verso la Cina. a conferma della ripresa di Pechino e del fatto che i cinesi inevitabilmente acquistano di più in patria e meno all’estero. Oltre al dato su luglio, la Fh (Fédération horlogere) ha fornito quello sui primi sette mesi del 2020: la Cina è il mercato che ha perso di meno (- 4,2 %), mentre l’altro grande sbocco per gli orologi swiss made, gli Stati Uniti, hanno registrato un calo del 26,8%. Sono e restano americani, comunque, molti dei maggiori collezionisti al mondo.
Come sempre accade, Christie’s non comunica i dati sugli acquirenti, sono noti invece i risultati dell’asta che si è conclusa il 5 agosto e che è stata un grande successo, sia per numero di lotti venduti sia per le quotazioni raggiunte. Il valore complessivo delle vendite è stato di 2,14 milioni di dollari, le offerte sono arrivate da 40 Paesi e il 50% delle registrazioni per partecipare all’asta era di nuovi clienti. Tra i lotti aggiudicati al maggior prezzo e con le più alte differenze tra prezzo base e finale ci sono stati un F.P. Journe Platinum Octa-Auto (aggiudicato dopo 24 offerte a 162.500 dollari partendo da una base d’asta di 30mila); un Audemars Piguet in platino (aggiudicato a 100mila dollari partendo da 20mila); un raro Patek Philippe in platino (reference 3445, con diamanti in corrispondenza di ogni ora), prodotto nel 1964 e venduto a 81.250 dollari. Immancabile un raro Daytona, forse il più ambito – almeno dai collezionisti – modello di Rolex, un Big Red (reference 6263), arrivato a 75mila dollari.
Molto alta pure la quotazione finale di un Richard Mille in titanio (reference Rm010 Ag Ti /787), aggiudicato per 87.500 dollari. Ancora meglio era andata all’evento del 20 luglio di Christie’s a Ginevra, dedicato solo a orologi rari e per questo aggiudicati a valori ancora più alti: il primo in assoluto è stato un Patek Philippe in oro rosa del 1964 (reference 3974R), aggiudicato per 687mila franchi, circa 728mila dollari.
La centralità del mercato cinese è confermata dal prossimo appuntamento “reale”, l’edizione di Shanghai di Watches&Wonders, che si terrà dal 9 al 13 settembre e vedrà coinvolte le maison A. Lange & Söhne, Baume & Mercier, Cartier, IWC Schaffhausen, Jaeger-LeCoultre, Panerai, Parmigiani Fleurier, Piaget, Purnell, Roger Dubuis e Vacheron Constantin. Mentre dal 26 al 29 agosto Ginevra ospiterà i Geneva Watch Days, ai quali parteciperanno le maison Bulgari, Breitling, Ulysse Nardin, Girard-Perregaux, MB&F, H. Moser & Cie, De Bethune, Urwerk, HYT, Louis Moinet e Maurice Lacroix.
Giulia Crivelli
fashion editor
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