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Dalle corsie ultraveloci per la banda larga a tempi certi per le autorizzazioni ambientali, ecco il Dl semplificazioni

di Giorgio Santilli

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(foto Agf)

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Per Via e Sovrintendenze decisione entro termini fissati o si passa al Consiglio dei ministri

29 giugno 2020
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3' di lettura

Il testo base del decreto legge semplificazioni è pronto: cinquanta articoli messi a punto da Palazzo Chigi (con il coordinamento del segretario generale Roberto Chieppa) e divisi in sette capitoli, che andranno al vaglio di un vertice politico di maggioranza martedì 30 giugno e, se non ci saranno intoppi, in Cdm alla fine della settimana. ILo ha confermato sabato lo stesso premier, Giuseppe Conte, parlando di una «bozza» da portare in Cdm per favorire il confronto nella maggioranza.

Il testo prevede riforme importanti (a partire dall’abuso di ufficio e dalla responsabilità erariale limitata al dolo) e accelerazioni delle procedure per le opere pubbliche ma senza la mitragliata di supercommissari «modello Genova». Il modello che sceglie Palazzo Chigi è piuttosto di affidare direttamente alle amministrazioni committenti (senza commissari) poteri straordinari in deroga alle procedure ordinarie. La chiave per farlo è un ricorso ampio all’articolo 63 del codice appalti, che già consente procedure veloci in casi eccezionali: nel decreto legge sarà inserita una norma che generalizzi l’accesso a questa corsia veloce per le stazioni appaltanti allargando il perimetro di emergenza da sanitaria a economica. Per le opere fino a 5 milioni di euro, inoltre, facendo riferimento alle direttive Ue, si consente l’affidamento senza gara.

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In questo modo Palazzo Chigi conta di tenere insieme la maggioranza e di far partire davvero i cantieri, superando la spaccatura plateale fra fautori dei commissari (M5s e Iv) e contrari (Pd) e proponendo un modello “turbo senza strappi”, velocizzazioni ma senza smantellare (o congelare) il codice appalti. Inoltre, il codice viene modificato in alcuni punti e poi completato con il regolamento attuativo. Ci sarà un numero limitato di commissari (modello sblocca-cantieri) proposti dalla ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli.

La novità più consistente delle ultime ore rispetto all’impianto già anticipato dal Sole 24 Ore (si veda il giornale del 23 giugno), ma anche il nodo politico più complicato da districare definitivamente, riguarda la Valutazione di impatto ambientale (Via) e i pareri delle Sovrintendenze, da venti anni i due poteri di veto più forti (anche perché tutelati da Costituzione e direttive Ue) sulla via crucis delle autorizzazioni per un’opera pubblica. In entrambi i casi la parola chiave della proposta di Palazzo Chigi è «devolvere». Le autorità competenti per la Via e per i pareri paesaggistici avranno per pronunciarsi un termine, passato il quale l’amministrazione proponente dell’opera potrà chiedere che la questione sia devoluta al Consiglio dei ministri per una decisione che superi lo stallo.

Compare, per altro, una corsia preferenziale sulle autorizzazioni per green e digitalizzazione. Ma i capitoli in cui è suddiviso il Dl danno spazio a un ventaglio articolato di interventi:

La bozza del decreto semplificazioniVisualizza

1) contratti pubblici: sono introdotte alcune norme temporanee come l’affidamento senza gara di opere di importo fino a 5 milioni, la possibilità per le stazioni appaltanti di ricorrere all’articolo 63 del codice degli appalti, criteri meno rigidi per accedere alle procedure negoziate e una riforma mirata del codice degli appalti su temi chirurgici come il subappalto;

2) edilizia privata e rigenerazione urbana: facilitare gli investimenti con la semplificazione dei procedimenti autorizzativi e l’allargamento della possibilità di ricorso alla demolizione e ricostruzione;

3) responsabilità dei funzionari Pa con la riforma del danno erariale limitato al solo dolo e una definizione più circoscritta dell’abuso d’ufficio;

4) semplificazione più generale del procedimento amministrativo, con un intervento sulla legge 241;

5) corsia preferenziale per gli interventi green (cioè inseriti nel Piano nazionale integrato energia clima, Pniec) con una procedura semplificata e una commissione Via ad hoc;

6) corsia veloce per interventi di digitalizzazione e banda larga;

7) semplificazioni per l’attività di impresa, per esempio la semplificazione della certificazione antimafia grazie a specifici protocolli anche sull’utilizzo delle banche dati nella Pa.

Una classificazione strutturata serve anche a tenere fuori le oltre 400 proposte di norme piovute dai ministeri per l’occasione: Palazzo Chigi vuole evitare di trasformare questo decreto nell’ennesimo provvedimento monstre, diluendolo in mille rivoli, e vuole invece tenere dentro riforme potenti, a regime o transitorie, che definiscano comunque una sorta di anno «bianco» antiburocrazia, al termine del quale si potrà valutare se abbiano funzionato o meno.

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