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Vaticano, il Papa mette tutti i soldi in un'unica cassaforte e blinda la riforma delle finanze

di Carlo Marroni

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(ANSA)

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Francesco firma il Motu Proprio che trasferisce d’ufficio tutti i fondi e gli immobili della Segreteria di Stato all’Apsa, nuova centrale finanziaria unica. Le conseguenze dello scandalo dell’immobile di Londra. I poteri all’arcivescovo Galantino e al gesuita Guerrero Alves

29 dicembre 2020
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3' di lettura

Il Papa accelera l'ultimo miglio (per ora) del lungo e problematico processo di riforma delle finanze vaticane. Con un Motu Proprio Francesco sancisce e rende operativo dal prossimo 1° gennaio il passaggio all'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) della gestione degli investimenti finanziari e dei beni immobili di proprietà della Segreteria di Stato – circa 700 milioni, stima prudenziale non ufficiale, compreso l'Obolo di San Pietro, che è di circa 50 milioni. La decisione scaturisce anche a seguito dello scandalo scoppiato attorno all'acquisto da parte della Segreteria di Stato dell'immobile di Sloane Avenue, un buco nero delle finanze vaticane, su cui sta indagando la magistratura e che ha portato a dimissioni e cambi di poltrone.

Saranno unificati tutti i “tesoretti” della Santa Sede

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La decisione di trasformare l'Apsa – storicamente il dicastero del patrimonio immobiliare, stimato in 5 miliardi – nella direzione finanziaria della Santa Sede era stata presa lo scorso maggio, ed era stata anticipata dal Sole 24 Ore. Da quel momento era iniziato un processo che si è assetato nel corso dell'autunno e perfezionato in questi giorni: l'obiettivo è blindare il processo di riforma con la centralizzare tutta la finanza vaticana nell'Apsa, compresi anche i “tesoretti” dei vari dicasteri (quindi anche Propaganda Fide, Chiese Orientali) finora gestiti in autonomia, e spesso in modo non efficiente. Ad influire su questa riforma lo scandalo scoppiato nel 2019 sull'immobile di Londra, ma anche lo scoperchiamento di un sistema finanziario opaco, che ruotava attorno alla Segreteria di Stato. Tutto questo ha portato al dimissionamento del cardinale Angelo Becciu, all'avvio dell'inchiesta che ha coinvolto i finanzieri Mincione e Torzi, il funzionario vaticano Fabrizio Tirabassi, la manager Cecilia Marogna, e ad un cambio in gran parte delle strutture di controllo.

La Segreteria di Stato non avrà più funzioni economiche

Il Papa, all'inizio del Motu Proprio, scrive che «una migliore organizzazione dell'amministrazione, dei controlli e della vigilanza sulle attività economiche e finanziarie della Santa Sede« è fondamentale nella riforma della Curia «per assicurare una gestione trasparente ed efficiente e una chiara separazione di competenze e funzioni». In base a questo principio la «Segreteria di Stato, che pure sostiene più da vicino e direttamente l'azione del Sommo Pontefice nella sua missione e rappresenta un punto di riferimento essenziale per le attività della Curia Romana, non è opportuno che compia quelle funzioni in materia economica e finanziaria già attribuite per competenza ad altri Dicasteri». In sostanza diviene una dicastero senza portafoglio.

Il trasferimento entro il 4 febbraio. Coinvolti anche i conti allo Ior

A decorrere dal 1° gennaio «la titolarità dei fondi e dei conti bancari, degli investimenti mobiliari e immobiliari, ivi incluse le partecipazioni in società e fondi di investimento, finora intestati alla Segreteria di Stato« passi all'APSA, che curerà la loro gestione e amministrazione. Saranno sottoposti a un controllo ad hoc da parte della Segreteria per l'Economia (SPE), che d'ora in avanti svolgerà anche la funzione di Segreteria Papale per le materie economiche e finanziarie.La Segreteria di Stato «trasferisce quanto prima, non oltre il 4 febbraio 2021, tutte le sue disponibilità liquide giacenti in conti correnti ad essa intestati presso lo Ior o in conti bancari esteri, all'Apsa su conto bancario da questa indicato». Nel caso non sia possibile o conveniente cambiare la titolarità dei conti, il Segretario di Stato dovrà entro il 4 febbraio fornire il Presidente dell'APSA di una procura generale, «attribuendogli in via esclusiva ogni potere di ordinaria e straordinaria amministrazione» per «la gestione dei conti correnti bancari; la gestione dei titoli e dei valori mobiliari intestati alla Segreteria di Stato; l'esercizio dei diritti derivanti dalle partecipazioni della Segreteria di Stato in società e fondi di investimento; la gestione degli immobili intestati direttamente o indirettamente alla Segreteria di Stato».

Nel processo anche il nuovo Codice degli appalti e le Materie Riservate

La decisione sull'Apsa – presieduta da Nunzio Galantino, ex segretario generale Cei – è il frutto di un percorso complesso che ha visto crescere progressivamente di peso anche la Segreteria per l'Economia, guidata da un anno dal gesuita spagnolo padre Juan Guerrero Alves, che ha preso il posto che all'inizio fu ricoperto dal cardinale George Pell, tornato da poco a Roma senza incarichi (è prossimo agli 80 anni) dopo l'assoluzione da parte della magistratura australiana dalle accuse di pedofilia. Nei mesi estivi era stato varato il nuovo codice degli appalti – su cui hanno diretta competenza sia l'Apsa che la Spe- e collegata a questa normativi nei mesi successivi il Papa ha nominato la Commissione Materie Riservate, che avrà il compito di stabilire caso per caso su quali atti di natura economica è necessario mantenere la riservatezza.


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