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Nuovo studio: 0,6% la letalità di Covid-19 sul totale dei contagiati. La necessità di ricovero cresce con l’età

di Roberta Miraglia

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I sistemi sanitari anche più avanzati rischiano di essere travolti dalla quota di pazienti bisognosa di cure ospedaliere, date le previsioni di diffusione del virus

6 aprile 2020
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4' di lettura

Da un nuovo studio emerge che le percentuali di morte e di ospedalizzazione crescono con l’età nei contagiati da Covid-19. Guardando all’esperienza e ai dati cinesi, lo studio stima la percentuale di morti sui casi accertati all’1,38 e la letalità rispetto ai contagiati, compresi quelli che sviluppano sintomi molto lievi, allo 0,65 per cento, e valori in aumento con l’età. Anche le possibili percentuali di ospedalizzazione variano con l’età, andando dallo 0,04% tra 10 e 19 anni e l’1,04 dei ventenni fino al 18,4% sopra gli 80 anni, passando per l’8,1 dei cinquantenni (50-59); l’11,8% dei sessantenni (60-69) e il 16,6% dei settantenni (70-79).

Lo studio è stato messo a punto da ricercatori di Imperial College, Oxford e Queen Mary University di Londra e pubblicato su The Lancet Infectious Diseases il 30 marzo. L’articolo, intitolato «Estimates of the severity of coronavirus disease 2019: a model-based analysis», si basa sullo studio di casi raccolti nella prima fase dell’epidemia dalle autorità sanitarie dell’Hubei e di altri 37 Paesi, su quelli degli expat rimpatriati dalla Cina e incrocia i risultati con i casi a bordo di Diamond Princess, la nave da crociera trasformatasi in un “laboratorio” di ricerca su Covid-19.

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Il bisogno di cure ospedaliere
Il valore aggiunto dello studio, evidenziano gli autori, sta nel fatto che nessuno dei precedenti aveva prodotto aggiustamenti sul denominatore (le popolazioni) per ottenere stime applicabili a tutte le popolazioni né aveva stimato la proporzione di contagiati che avrà bisogno di ospedalizzazione. I l lavoro dei ricercatori britannici per la prima volta stima la percentuale di contagiati che potrebbe avere bisogno di ospedalizzazione in base all’età. Lo studio ricorda che da un report redatto da Oms e Cina risulta che su 55.924 pazienti con diagnosi confermata in laboratorio al 20 febbraio scorso, l’80% aveva sviluppato una malattia lieve o modesta, includendo casi senza polmonite e con polmonite; il 13,8% aveva avuto una forma grave e il 6,1% si era trovato in condizioni molto gravi da richiedere cure intensive.

Ricoveri per fasce di età
Va sottolineato che i ricercatori si sono mossi sul presupposto che il tasso di contagio non dipenda dall’età e sia ugauale nei diversi gruppi demografici. Un’ipotesi che, secondo gli autori stessi, avrà bisogno di ulteriori approfondimenti con indagini sierologiche. L’ipotesi è che senza misure di contenimento verrebbe contagiato tra il 50 e l’80% della popolazione. Lo studio, usando i dati cinesi e “aggiustandoli” per vari fattori, arriva alle seguenti ipotesi sulla proporzione di persone che probabilmente dovranno essere ospedalizzate rispetto ai contagiati: 0% tra 0 e 9 anni; 0,04% tra 10 e 19; 1,04% tra 20 e 29; 3,43% tra 30 e 39; 4,25% tra 40 e 49; 8,16% tra 50 e 59; 11,8% tra 60 e 69; 16,6% tra 70 e 79; 18,4% sopra gli 80 anni.

Sistemi sanitari travolti
L’articolo osserva che «con il rapido diffondersi geografico osservato finora, Covid-19 rappresenta dunque una grave minaccia sanitaria globale. «La nostra stima sulla proporzione di persone contagiate che potrebbero richiedere cure in ospedale, quando combinata con i probabili tassi di contagio (tra il 50 e l’80 per cento), mostra la probabilità che vengano travolti anche i sistemi sanitari più avanzati. Si tratta pertanto di stime cruciali per permettere ai Paesi di prepararsi al meglio mentre la pandemia si sviluppa».

Il rischio di morte aumenta con l’età dei pazienti.
Il modello dello studio dice che il tasso di mortalità per casi confermati (persone con sintomi importanti o diagnosi di Covid-19) è dell’1,38% mentre la percentuale di decessi sui contagiati (incluso chi ha solo sintomi lievi) sarebbe più bassa, ipotizzata nello 0,6 per cento. Entrambi i tassi aumentano con l’età. Il secondo, quello calcolato sui contagi (infection fatality ratio) viene così stimato dalla nuova ricerca per fasce di età: 0,001% per 0-9 anni; 0,007% per 10-19; 0,03% per 20-29; 0,08% per 30-39; 0,16% per 40-49; 0,6% per 50-59; 1,93% per 60-69; 4,28% per 70-79; 7,8% sopra 80 anni. Il tasso di mortalità sui casi accertati, più alto, è stimato come segue: 1,25% tra 50-59; 3,99% tra 60-69; 8,61% tra 70-79; 13,4% sopra 80 anni.

Potrebbe andare meglio
La mortalità sui casi accertati tende ad essere fortemente influenzata, ovviamente, dall’accesso alle cure. Inoltre la conoscenza clinica e il modo di curare i pazienti, porterà a un miglioramento nei risultati.

Il caso dei giovani sotto i vent’anni: meno suscettibili? 
È chiaro, si legge nell’articolo, che dai dati emersi in Cina (oggetto dello studio) il tasso di fatalità aumenta sostanzialmente con l’età. I risultati suggeriscono un tasso molto basso sotto i vent’anni (0,04%). «Poiché sono stati registrati pochissimi casi in questa fascia d’età, non è ancora chiaro se ciò rifletta un basso rischio di mortalità oppure una differenza nella suscettibilità, sebbene alcuni primi studi indichino che i giovani non presentano un rischio minore di contagio rispetto agli adulti. Test sierologici in questo gruppo di età saranno cruciali nelle prossime settimane per comprendere il peso degli under 20 nella diffusione del contagio tra la popolazione».

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