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Samuele Bersani: «Ritroveremo il gusto di tornare a fare il nostro mestiere»

di Federico Bona

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Il cantautore torna dopo sette anni con un nuovo disco che ha messo fine a un periodo difficile e dice: «Non riuscivo più a scrivere canzoni, era come se il mio hard disk interno fosse troppo pieno e non funzionasse più». La soluzione, giocando un poco con la metafora, è stata «rivolgersi a un buon tecnico»

30 novembre 2020
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2' di lettura

Abbiamo dovuto aspettarlo sette anni, il nuovo disco di Samuele Bersani: Cinema Samuele è uscito a ottobre e ha messo fine a un periodo difficile, come ci ha raccontato lo stesso cantautore durante la maratona Restart: «Non riuscivo più a scrivere canzoni, era come se il mio hard disk interno fosse troppo pieno e non funzionasse più». La soluzione, giocando un poco con la metafora, è stata «rivolgersi a un buon tecnico». Ricominciare non è facile, ma è possibile, magari seguendo l'esempio del personaggio del primo singolo dell'album, Harakiri, che esce di casa «vestito di bianco» e sembra «una lucciola in mezzo a un blackout».

Risplendere in mezzo ai periodi difficili è la strada. Ce la faremo? «Siamo tutti destinati a un riavvio, a una ripartenza», risponde Bersani. «E siamo ancora in tempo per farlo diventare un evento felice. Potrebbe essere non dico un rinascimento, ma un momento bellissimo. Sembrerò ingenuo, ma mi piace fingere di avere ancora dieci anni e immaginare che il 2021 sarà un anno pazzesco per la musica, pieno di concerti. Potrebbe essere epocale, dopo l'ondata di magoni che stiamo vivendo in questi mesi».

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Una professione d'ottimismo, quella del cantautore romagnolo, che chiama a raccolta tutti noi: «Da parte nostra, ritroveremo il gusto di tornare a fare il nostro mestiere. Ma la gioia più grande – può sembrare banale e invece è centrale – è la condivisione. Il nostro è un mestiere inutile se non c'è il pubblico. Se la gente perdesse la voglia di partecipare, allora sì saremmo finiti. Ma io credo che ci sia ancora la forza e la voglia di tornare a condividere».

Tutto senza dimenticare i lavoratori che faticano dietro le quinte, quelli che rendono possibile ogni esibizione e che oggi stanno soffrendo più degli altri: «Parlo di tutti coloro che preparano il palco, le luci, i tecnici del suono, tutto ciò che ruota intorno a un evento musicale. Se ne parla troppo poco, ma sono persone che devono vivere, crescere dei figli, mangiare…». Senza di loro non si riparte, senza di loro sarebbe più difficile riempire le nostre vite di bellezza, e «quando uno smette di cercare la bellezza, diventa uno zombie», ci ricorda Bersani, il cui intervento integrale potete riascoltare in questo video.

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