di Guido Gentili
(ANSA)
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Nella stagione dirompente di Coronavirus, Draghi2 è la naturale evoluzione del Draghi1, quello dell’articolo sul Financial Times del 25 marzo.
Allora, a fronte della catastrofe appena iniziata, l’ex presidente della Bce che aveva salvato nel 2012 l’euro e l’Europa, non esitò a spingere sul pedale del debito a carico degli Stati come mossa per arginare una crisi che si prospettava come epocale. Il plauso fu generale.
Passati cinque mesi, Draghi2 guarda avanti, alla ricostruzione e alle sue basi. Lo fa, citando Alcide De Gasperi, con un intervento al Meeting ciellino di Rimini nello stesso giorno in cui la presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, ricorda il «realismo lungimirante» dello statista trentino, che guidò con mano ferma l’Italia ai tempi del “Piano Marshall”. Sullo sfondo, il messaggio al Meeting del Presidente Sergio Mattarella in cui si parla, sempre a proposito della ricostruzione, della necessità di «ampia visione e concretezza».
Il contesto istituzionale è questo. Draghi è attento al millimetro a non finire sulla giostra della politica che guarda a lui, “riserva” per eccellenza della Repubblica, con gli occhi del tatticismo strumentale, tirando il suo nome di qua e di là. Ma non per questo la sua analisi è meno puntuale e tagliente. Di più: Draghi2 suona la sveglia per tutti con un discorso che richiama ad un “impegno etico” per battere ora “insieme” l’incertezza paralizzante che assedia famiglie e imprese e corrode il tessuto della società.
Insomma, è arrivato il momento di cambiare rotta con l’obiettivo primario di consentire ai giovani, sui quali peserà l’onere di ripagare l’immenso debito contratto, di avere un futuro. Futuro che non ci sarà se non saranno dati loro gli attrezzi di base: istruzione e competenze adeguate, terreni sui quali l'Italia è già molto indietro segnando una diseguaglianza inaccettabile.
Un impegno etico di questa portata presuppone scelte chiare. Draghi usa il linguaggio della verità e già con questo migliora la qualità del dibattito pubblico. Con i sussidi (necessari per tamponare la crisi) non si va avanti. I debiti vanno ripagati. Le regole di base europee oggi sospese torneranno, anche se auspicabilmente riformate. Il debito non è tutto uguale: c’è quello «buono», per ammodernare il Paese, e quello «cattivo», per «fini improduttivi». Le politiche economiche dovranno essere «efficaci e credibili perché sostenibili nel tempo».
La strada della ricostruzione andrà cercata con il «necessario pragmatismo», ma dalla politica «ci si aspetta che non aggiunga incertezza e che non sia controllata dall’incertezza». Ed è inequivocabile il messaggio di Draghi2: l’emergenza ha permesso ai governi «maggiore discrezionalità del solito e maggiore dovrà essere la trasparenza delle loro azioni, la spiegazione della loro coerenza con il mandato che hanno ricevuto e con i principi che lo hanno ispirato». Infine: «L’inazione non esonera dalla responsabilità».
L’analisi è scomoda, vedremo quanti imboccheranno la strada indicata da Draghi2. Per ora valgono le due parole affidate a twitter del Commissario europeo Paolo Gentiloni: «Ascoltare Draghi».
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Guido Gentili
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