di Vito Lops
Giuseppe Lauria
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«La Cina sta guardando più lungo di tutti. I segnali arrivano non solo da specifici dati macro ma anche dal mercato delle materie prime, spesso prezioso anticipatore dei nuovi trend che si andranno a formare sui mercati finanziari». Secondo Giuseppe Lauria, 40 anni, trader professionista a tempo pieno sul mercato delle commodities, la forte domanda di soia, mais, rame e petrolio arrivata dalla Cina negli ultimi mesi non è solo collegata all'adempimento degli accordi commerciali con gli Usa relativi alla “Fase 1” ma ha a che fare con qualcosa di più profondo. «Pechino si sta preparando a giocare d'anticipo lo scenario di reflazione che potrebbe seguire al post-Covid».
Il mercato delle materie prime segue logiche specifiche, spesso molto diverse rispetto a quello di azioni e bond. Come mai ha scelto questo percorso nella strada che lo ha portato a diventare un trader?
Vengo dalla Basilicata, considerata il Texas d'Italia, dove si trova il più grande giacimento su terraferma d'Europa, con tutte le speranze e le aspettative di crescita. Una regione stupenda, unica, che ti toglie il fiato ma allo stesso tempo povera e di immigrazione. Ho letto tantissimo sul petrolio che, a mio avviso, dovrebbe essere considerato per la mia terra una opportunità nel pieno rispetto dell'ambiente. Forse anche per questo è un mercato che mi ha sempre affascinato prima ancora lasciassi il mio impiego a tempo indeterminato per diventare trader professionista. È affascinante perché più di tutti mette in relazione finanza e geopolitica. Non si può operare in materie prime senza attenzionare le strategie di politica internazionale. Le faccio un esempio: la Libia si sta adesso preparando ad aumentare la produzione del petrolio, dopo la chiusura di quei pozzi controllati dalle forze fedeli al generale Haftar, ricordo la reazione della National Oil Corporation che condannò aspramente tale decisione. A ciò aggiungiamo che con un'eventuale vittoria del democratico Biden le sanzioni Usa contro l'Iran potrebbero essere diluite. Due indizi che, uniti alla decisione dell'Opec Plus di ridurre dal 2021 il taglio alla produzione a 5,5 milioni di barili al giorno, possono fornire a un trader il segnale che il petrolio nei prossimi mesi potrebbe avere un'intonazione ribassista, uscendo dall'estenuante trading range 36-43 dollari in cui veleggia da tempo. Senza dimenticare altri aspetti legati allo shale oil degli Stati Uniti e nel futuro quello che potrà accadere al comparto petrolifero rispetto alla decarbonizzazione ed alle fonti di energia rinnovabile».
La conoscenza approfondita delle commodities le permette oggi di “vivere di trading”?
Vivo di trading ma vorrei far passare questo concetto a chi crede che sia facile: è una professione gratificante ma molto impegnativa. Richiede studio, conoscenza e applicazione costanti. Nel caso delle materie prime poi, oltre a conoscere molto bene l'analisi tecnica, bisogna imparare a leggere ad esempio report settoriali come il Wasde, l'Acreage e il Grain stock report per ciò che riguarda ad esempio le materie prime agricole. Stesso discorso per metalli preziosi e industriali, la ricerca e lo studio sono infiniti, sino alla lettura degli approfondimenti del World Gold Council. Sul petrolio bisogna necessariamente monitorare i dati sulle scorte oppure il rapporto sugli impianti di trivellazione USA Baker Hughes, COT report, geopolitica, vedi spesso le scintille e le tensioni lungo lo stretto di Hormuz, e non solo. Sul rame, ad esempio, vado anche a leggere quello che accade nelle miniere, soprattutto quelle ubicate lungo la Cordigliera delle Ande, in Cile. Così come chi vuole operare sul cacao deve ad esempio tener presente delle particolari scelte politiche di Ghana e Costa d'Avorio. Se invece si sta tradando lo zucchero è necessaria un'accurata analisi anche del real brasiliano. Senza dimenticare che lo studio del dollaro è elemento imprescindibile dato che la maggior parte delle materie prime sono prezzate in biglietto verde. Potrei continuare all'infinito. Ma la sostanza è che fare trading di materie prime è un po’ come fare l’archeologo o l’investigatore.
Come è riuscito a cambiare stile di vita?
Se la psicanalisi, come sostiene Jacques Lacan, rappresenta la possibilità che diamo a noi stessi di ripartire, bisogna prendere atto e avere il coraggio di farlo. Un po' come mi sono trovato io quando ho preso la decisione di diventare operatore di Borsa professionista. Per questo il mestiere del trader professionista è meraviglioso, perché ti porta inevitabilmente a conoscere te stesso in profondità.
Quale strategia utilizza?
Opero prevalentemente intraday, soprattutto su future e mini-future, opero anche attraverso il mercato Lmax, tenendo aperte al massimo 4 o 5 operazioni contemporaneamente. Prima di entrare a mercato seguo una strategia chiara, individuando supporti e resistenze, così come tanti altri aspetti. Conosco già la mia massima perdita attraverso gli stop-loss. Consiglio di operare con size basse e mai, nell'ottica di un buon money management, di utilizzare un capitale elevato su una singola operazione.
Perché la maggior parte dei trader perde soldi?
Perché molti si affacciano con l'idea che Borsa sia un gioco. Tutt'altro. I mercati rischiano di schiaffeggiarti se non si è per davvero professionisti. Quante esclamazioni ho ascoltato sul fatto che “i mercati che ti vanno contro”. Non è esatto. Piuttosto non sopportiamo l'idea che spesso siamo noi ad andare contro noi stessi. Un operatore di Borsa non può indossare i panni di Vladimiro ed Estragone della celebre opera di Samuel Beckett “Aspettando Godot”. Non si può aspettare passivamente che qualcosa si palesi. Il mercato è azione e disciplina. Altrimenti non perdona.
Vito Lops
social media editor e redattore finanza
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