di Biagio Simonetta
Antitrust: multa 7 mln a Facebook, continua a 'ingannare' utenti
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Non era solo una minaccia. Facebook ha deciso veramente di bloccare la condivisione di link e news per gli utenti e per le pagine in Australia. Una decisione senza precedenti, quella del social network di Mark Zuckerberg, che reagisce in modo del tutto inaspettato alla querelle in corso col governo australiano. Il motivo del contendere è chiaramente economico.
A Canberra, infatti, hanno appena approvato una modifica al Consumer Act 2010, introducendo un nuovo regolamento che impone alle piattaforme digitali di pagare per la condivisione delle news. Un disegno di legge che era in discussione ormai da qualche settimana, e per il quale Facebook (ma anche Google che però nel frattempo ha chiuso un accordo con News Corp di Rupert Murdoch e i suoi giornali in Australia e non solo) aveva minacciato azioni eclatanti, come il blocco delle condivisioni di news e articoli. Cosa che adesso è avvenuta.
«La proposta di legge australiana – è scritto in un post ufficiale nella newsroom di Facebook - fondamentalmente fraintende la relazione tra la nostra piattaforma e gli editori che la utilizzano per condividere contenuti di notizie. Ci ha lasciato di fronte a una scelta netta: tentare di rispettare una legge che ignora la realtà di questa relazione o smettere di consentire la condivisione di notizie sui nostri servizi in Australia. Con il cuore pesante, scegliamo quest’ultima strada».
Secondo l’azienda di Menlo Park, la decisione del governo australiano è del tutto unilaterale, considerato che «lo scambio di valore tra Facebook e gli editori va a favore degli editori» e solo nel 2020 «Facebook ha generato circa 5,1 miliardi di referral gratuiti a editori australiani per un valore stimato di 407 milioni di dollari australiani».
Da Menlo Park sostengono che il loro guadagno sulle notizie «è minimo». Le notizie «costituiscono meno del 4% dei contenuti che le persone vedono nel loro feed. Il giornalismo è importante per una società democratica, motivo per cui creiamo strumenti dedicati e gratuiti per supportare le testate giornalistiche di tutto il mondo nell’innovazione dei loro contenuti per il pubblico online». L’azienda di Zuckerberg ha anche ricordato che negli ultimi tre anni ha lavorato con il governo australiano per trovare una soluzione: «Abbiamo lavorato a lungo per stabilire regole che incoraggiassero l’innovazione e la collaborazione tra piattaforme digitali e testate giornalistiche. Purtroppo questa legislazione non lo fa. Invece cerca di penalizzare Facebook per i contenuti che non ha richiesto». Di recente, il social network ha lanciato Facebook News negli Stati Uniti e in altri Paesi. E presto, fanno sapere, «l’avremmo fatto anche Australia», così da «aumentare in modo significativo i nostri investimenti con gli editori locali, tuttavia, eravamo preparati a farlo solo con le giuste regole in atto. Ora daremo la priorità agli investimenti in altri Paesi, come parte dei nostri piani di investire in nuovi programmi ed esperienze sulle licenze».
Da Facebook chiudono la porta in maniera abbastanza netta: «Sebbene il governo abbia apportato alcune modifiche, – scrivono - la legge proposta fondamentalmente non riesce a capire come funzionano i nostri servizi. Sfortunatamente, questo significa che le persone e le testate giornalistiche in Australia non possono pubblicare link di notizie e condividere o visualizzare contenuti di notizie australiane e internazionali su Facebook. A livello globale, anche la pubblicazione e la condivisione di collegamenti a notizie da editori australiani è limitata. Per fare ciò, utilizziamo una combinazione di tecnologie per limitare il contenuto delle notizie e avremo processi per rivedere qualsiasi contenuto che è stato rimosso inavvertitamente».
Ma ecco che in contemporanea arriva - di tutt'altro segno - l’annuncio clamoroso di Ruperth Murdoch che ha firmato un accordo con Google. Dopo anni di durissimi scontri con gli OTT, il tycoon ha trovato un’intesa con il colosso di Mountain View per il pagamento dei contenuti giornalistici della sua News Corp a cominciare dall’Australia, dove possiede il core business del suo impero editoriale con giornali come Daily Telegraph e Herald Sun e le tv di maggior peso.
L’accordo con Google è triennale e a livello globale - quindi esteso anche a Wall Street journal e New York post negli Stati Uniti e Times e Sun in Gran Bretagna, e prevede tra l’altro lo sviluppo di una piattaforma per gli abbonamenti, la condivisione dei ricavi pubblicitari sfruttando altri servizi di Google e l’adesione al nuovo servizio Google showcase che è stato lanciato da poco.
“Stabilendo il principio che il giornalismo di qualità va premiato l’accordo avrà un impatto positivo sul giornalismo in tutto il mondo”, ha dichiarato Robert Thomson, ad di News Corp.
Biagio Simonetta
Redattore
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