di L.Tre.
(Bloomberg)
2' di lettura
Dopo i malfunzionamenti dei giorni scorsi ancora una tegola su Google. Questa volta però è un giudice e l’accusa è ancora quella di monopolio. Come scrive il Financial Times, il procuratore generale del Texas Ken Paxton ha aperto una fascicolo contro Google per avere collaborato con Facebook allo scopo di manipolare il mercato della pubblicità online. Va subito detto che da anni il mercato dell’advertising online è controllato dalle due piattaforme californiane. La collaborazione tra i due rafforzerebbe ancora di più quello che nei numeri è un duopolio di fatto. Secondo il giudice Google e Facebook , quest’ultimo definito un “co-cospiratore”, avrebbero danneggiato la concorrenza attraverso un accordo illegale per truccare le aste online per fissare i prezzi della pubblicità.
Secondo la denuncia, quando Facebook ha annunciato nel 2017 l'intenzione di competere con Google nello spazio pubblicitario, il gigante della ricerca avrebbe concluso un accordo per arginare la concorrenza. Nell'ambito del presunto accordo, Google concederebbe a Facebook alcuni vantaggi nelle aste che gestisce la raccolta pubblicitaria sul mercato mobile. «Qualsiasi collaborazione tra due concorrenti di tale portata avrebbe dovuto far scattare il campanello d'allarme più forte in termini di conformità antitrust”, si legge nella causa del Texas.
Facebook per ora non ha commentato la notizia mentre Google ha contestato l’accusa. «“Le affermazioni del Procuratore Generale Paxton sulle tecnologie pubblicitarie sono infondate, nonostante ciò lo stesso Procuratore ha proceduto con le accuse, ignorando i fatti. Abbiamo investito in servizi di ad tech all'avanguardia che aiutano le aziende e creano benefici per i consumatori. I prezzi degli annunci digitali sono diminuiti nell'ultimo decennio e, con loro, anche le tariffe ad tech stanno calando. Le tariffe ad tech di Google sono inferiori alla media nel settore. Questi sono i tratti distintivi di un settore altamente competitivo. Ci difenderemo con determinazione in tribunale dalle accuse infondate mosse dal Procuratore Generale». Il riferimento è nello specifico al meccanismo che in modo automatico indirizza gli spot pubblicitari sugli spazi degli editori online fissando con un meccanismo d’asta il prezzo. È progettato per aumentare il denaro che i giornali online per esempio possono ottenere per il proprio spazio pubblicitario. Più offerte arrivano e più le tariffe aumentano. «Se il mercato libero fosse una partita di baseball - ha dichiarato Paxton alle emittenti Usa - Google si posizionerebbe come lanciatore, battitore e arbitro».
Articolo aggiornato il 17 dicembre alle 15:00
Luca Tremolada
Giornalista
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy