di Giovanna Mancini
Giorgio Saccoccia, l’ingegnere e manager che guida l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi)
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I dati provenienti dall’osservazione satellitare della Terra sono una miniera inesauribile: «Una vera commodity per chi è in grado di analizzarli e utilizzarli. E le applicazioni in servizi per l’industria o per i cittadini sono infinite», spiega Giorgio Saccoccia, l’ingegnere e manager che da maggio scorso guida l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Soprattutto in un settore come l’agricoltura.
Può farci qualche esempio di come si possono usare questi dati?
Sono fondamentali per tutte le attività legate al monitoraggio del territorio, dallo studio dell’ambiente e del suo degrado, per programmare azioni di prevenzione dei rischi oppure di intervento in caso di emergenze. Ma anche per la pianificazione urbana e la cartografia, per sicurezza e ovviamente per la gestione delle risorse agricole e forestali. Tutte attività che hanno ritorni immediati per i cittadini e che inoltre generano valore: attorno ai dati provenienti dall’osservazione della Terra si è sviluppata una importante industria, fatta anche di piccole aziende e start up, che elaborano le app e i dispositivi destinati agli utenti.
L’Italia come si sta muovendo per cogliere questa opportunità?
Il nostro Paese, attraverso l’Asi, ha investito da tempo nello sviluppo di satelliti in grado di generare questi dati, che poi possono essere usati per interesse nazionale, oppure venduti ad altri Paesi, e inoltre rappresentano un importante strumento di diplomazia, attraverso accordi internazionali siglati dal governo.
In che modo l’osservazione della Terra può contribuire allo sviluppo dell’industria agricola?
I dati satellitari sono utili soprattutto nell’agricoltura di precisione, ad esempio per ottimizzare l’uso di risorse essenziali come l’acqua, o per ridurre il ricorso a prodotti, come i fertilizzanti, che utilizzati in eccesso o nella maniera sbagliata potrebbero risultare dannosi. Un occhio dal cielo fornisce informazioni su quanto un terreno, rispetto a un altro, abbia bisogno di acqua o di determinati interventi. Spesso, per queste analisi, si usano sistemi di “data fusion”, ovvero la fusione di informazioni provenienti da satelliti differenti e anche da sensori collocati a terra.
Quali satelliti italiani forniscono dati utili all’agricoltura?
Attualmente in orbita è operativa Cosmo-Skymed, una costellazione duale, che ha applicazioni sia civili, sia di sicurezza militare. È un asset strategico, sviluppato più di dieci anni fa, costituito da quattro satelliti di prima generazione e dal primo satellite di seconda generazione, lanciato lo scorso dicembre, che rafforzerà la capacita del sistema. Lavorano tutti assieme, in modo da poter coprire tutta la superficie terrestre e avere una immagine della Terra il più possibile aggiornata. Questa costellazione si basa su tecnologia Radar, attraverso cui si ottengono immagini contenenti informazioni che, opportunamente processate, forniscono informazioni utilizzabili per molte applicazioni. Inoltre riescono a operare in qualunque condizione, 24 ore su 24: la costellazione originaria forniva 1.800 immagini circa al giorno e questa capacità andrà aumentando grazie al nuovo satellite e ai nuovi che lanceremo. Il prossimo è previsto nel 2021.
Sono in corso altri programmi con applicazioni in agricoltura?
Nel 2019 abbiamo lanciato Prisma, un satellite che opera con sensore iperspettrale, molto innovativo, utile all’agricoltura perché dà informazioni sulla composizione chimica del terreno in un determinato momento, favorendo l’agricoltura selettiva, perché consente di scegliere quali colture avviare, oppure dove e come intervenire per migliorare lo stato del terreno.
Come vi muovete in Europa?
L’Italia è il secondo finanziatore, dopo la Germania, del programma Copernicus dell’Esa per l’osservazione della Terra e lavoriamo anche per altri satelliti sperimentali.
Giovanna Mancini
Redattore ordinario
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