di Nicoletta Picchio
Sandro Chia, Figura Galante, 1982 Olio su tela. Opera della collezione d'arte della Fondazione San Patrignano esposta al Part di Rimini.
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Se non ci fosse stato il Covid, l’obiettivo sarebbe stato centrato già da questa stagione: far arrivare a Rimini 500mila visitatori internazionali all’anno. La strada comunque è tracciata e Andrea Gnassi, sindaco della città, è convinto che il risultato sarà raggiunto: nei numeri, con più crescita e più lavoro, e come racconto del territorio.
Rimini non più solo ombrellone e mare, ma Rimini città d'arte. «Dall’inizio ho puntato ad un cambiamento radicale, basato su ambiente e cultura», dice Gnassi, arrivato all’ultimo anno dei suoi due mandati.
A fine settembre questo percorso si è arricchito di un altro tassello: è stato inaugurato il Part, il museo di arte contemporanea, riportando a nuova vita due palazzi medievali della piazza centrale cittadina, Palazzo del Podestà e Palazzo dell’Arengo, rispettivamente del 1300 e 1200 (sei mesi di slittamento a causa del Covid). Un esempio positivo di collaborazione pubblico-privato: le opere esposte arrivano dalla collezione della Fondazione San Patrignano. Una raccolta di opere iniziata nel 2017 da Gianmarco e Letizia Moratti, per dotare la Comunità, impegnata nel recupero da dipendenze, di un patrimonio per affrontare spese straordinarie. «È un modello che promuoverà cultura, occupazione, sviluppo economico, riqualificazione urbana in nome dell'innovazione e della responsabilità sociale» ha detto Letizia Moratti, co-fondatrice della Fondazione San Patrignano, durante la cerimonia del taglio del nastro, il 24 settembre, accanto al sindaco e al presidente della Regione, Stefano Bonaccini. Tutte le opere, ha spiegato Moratti, sono frutto di donazioni e affrontano temi chiave per San Patrignano, come l’emarginazione, il disagio sociale, l’accoglienza, la rinascita. Ora hanno trovato una collocazione nel Part.
Una soluzione che può essere da esempio: «avevo l’idea di restaurare i due palazzi e di creare un museo, ma non avevo a disposizione pe risorse per acquistare le opere. Con San Patrignano il dialogo è aperto da anni su tanti aspetti. Abbiamo unito due esigenze», spiega Gnassi. Il restauro dei palazzi è durato tre anni, erano in condizioni di semi abbandono, ed è costato 5 milioni di euro «siamo rimasti sotto il budget». Nel 2018 era stato inaugurato il nuovo teatro Galli, restaurato, che è sulla stessa piazza: 40 milioni di lavori, di cui 4,7 fondi europei. Un teatro inaugurato nel 1857 da Giuseppe Verdi con l’Aroldo, bombardato nel 1943, per un lungo periodo utilizzato come palestra. «Ha nove sale, e non vive solo con gli spettacoli e i biglietti, ma è sede di eventi». Come quello che un mese fa ha unito lo chef di fama internazionale, Massimo Bottura, con i contadini della zona per un evento di cibo in piazza. La realizzazione dei progetti continua: sono già avanti i lavori di una grande arena esterna che collega il Castello con il cinema Fulgor, che ha avuto bisogno di cinque anni di ristrutturazioni, il cinema di Federico Fellini. «L’idea è di grande circo Amarcord, per ridare a Rimini quello spirito che ha ispirato il grande regista». Il centro e il lungomare: ci si arriva in bicicletta, spiega Gnassi, attraverso il ponte di Tiberio, passando per il porto antico romano. Le opere idriche sotterranee sono state ultimate, il lungomare sarà pronto definitivamente nei prossimi mesi. «Tutto si tiene – dice il sindaco- in un progetto di riqualificazione urbana, unito alla cultura e all'arte. Che sta portando crescita e lavoro».
Nicoletta Picchio
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