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Coronavirus, ecco dove sono le 106 zone rosse d’Italia: 70 solo in Emilia Romagna

di Nicoletta Cottone

Coronavirus, ecco la trasmissibilità regione per regione

Il Covid-19 in Italia morde ancora in nove regioni. Nella Fase 2 sarà fondamentale identificare rapidamente i focolai e isolarli

24 aprile 2020
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3' di lettura

Si riducono i contagi e i pazienti critici, aumenta la quota di guariti e di sintomatici lievi, ma il coronavirus in Italia morde ancora. Tanto che sono state individuate 106 zone rosse, distribuite in nove regioni d’Italia. Piccoli e grandi centri assediati dal coronavirus. Quasi militarizzati per evitare fughe che potrebbero accentuare la diffusione del virus. Le prime due zone rosse in Italia legate ai comuni di Codogno e Vo' Euganeo. Poi la zona rossa venne estesa l’8 marzo alla Lombardia e a 14 province (Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Vercelli, Novara, Verbano Cusio Ossola, Alessandria). Tutte zone che ora non sono più “rosse”. Oggi c’è una forte reattività nel segnalare e intervenire immediatamente sui nuovi focolai. E nella Fase 2 sarà fondamentale identificare rapidamente i focolai e isolarli.

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La zona rossa è un’area ad alto rischio di diffusione del coronavirus. Viene istituita temporaneamente e viene interdetta per contenere il Covid-19

Settanta concentrate in Emilia Romagna
La maggior parte delle attuali zone rosse, secondo i dati raccolti dall’Istituto superiore di sanità, sono concentrate in Emilia Romagna: ben 70, da Agazzano a Verucchio. Ne risultano 10 in Calabria (dove ora la governatrice Jole Santelli sta allentando la morsa), 6 in Abruzzo, 5 in Molise, 4 in Basilicata, 4 in Sicilia, 3 in Campania, 3 nel Lazio, una in Umbria. In Piemonte e in Lombardia non sono state istituite zone rosse, ma sono state individuate misure di distanziamento individuale più restrittive a livello regionale.

Rispetto alla scorsa settimana, l’Iss ha reso noto che all’elenco sono stati aggiunti sei comuni abruzzesi (Castilenti, Castiglione Messer Raimondo, Bisenti, Arsita, Montefino, Ortona) e sostituito un comune della Campania (Saviano). E si tratta di una mappa in costante evoluzione, legata alle ordinanze dei governatori che allargano e restringono le zone rosse in base all’evoluzione dell’epidemia. «Le zone rosse saranno una delle misure importanti quando non ci sarà piu il lockdown del paese», ha spiegato, Gianni Rezza dell’Iss.

Le Rsa anello debole della lotta al coronavirus
In moltissimi casi l’epicentro delle zone rosse sono le Rsa, le residenze sanitarie assistenziali, dove spesso l’epidemia ha camminato indisturbata per le stanze dei degenti. Proprio le Rsa, ha sottolineato Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss, «rappresentano il punto debole rispetto all’epidemia in corso, ma questo sta accadendo in tutti i Paesi e non solo in Italia». Strutture che andavano protette, tanto che una delle misure più importanti presa ai primi di marzo, «è stato raccomandare il blocco delle visite nelle Rsa», ha spiegato Brusaferro. Proteggere i nostri anziani, ha aggiunto, «resta una priorità assoluta, anche in virtù dell’eterogeneità di queste strutture, che sono sia riabilitative sia residenziali. É il tratto debole della lotta al Covid-19». Secondo i dati dell’Iss, infatti, il 44,1% delle infezioni si è verificato in una Rsa, il 24,7% in ambito familiare, il 10,8% in ospedale o ambulatorio e il 4,2% sul luogo di lavoro.

La denuncia di Castilenti: non c’è un medico
Ha fatto più discutere la zona rossa di Castilenti, una cittadina di 1.300 anime in provincia di Teramo, dove il sindaco Alberto Giuliani, ha scritto a regione, prefettura, provincia e procura, per chiedere un presidio sanitario fisso. «Sono disperato», ha detto, evidenziando che l’emergenza sanitaria, è trattata quasi esclusivamente come problema di ordine pubblico, con posti di blocco a ogni chilometro, mentre manca un medico in loco in grado di occuparsi delle decine di pazienti in quarantena in attesa dei tamponi.

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